15/05/2014, 00.00
BANGLADESH
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La rinascita di Gisella: Non sono una donna morta, ma al servizio degli altri in Bangladesh

di Giulia Mazza
Un incidente porta via il marito, le due figlie e una nipote di Gisella Aschedamini. La vita è stravolta, ma ricomincia grazie anche ai missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) in Bangladesh, con cui inizia a collaborare. Questa missione comune oggi conta ostelli, ambulatori per la maternità, scuole, laboratori di ricamo e progetti di microcredito.

Dhaka (AsiaNews) - Un'automobile si schianta contro un camion in sosta lungo un'autostrada del nord Italia. Solo Gisella Aschedamini*, oggi 64enne, sopravvive: il marito, le due figlie e una nipote muoiono sul colpo. È il 1994: tre anni dopo, nel 1997, inizia "una vita diversa, immensamente diversa" che la porta in Bangladesh affiancata dai sacerdoti del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime). Con loro collabora attraverso la costruzione di ostelli, centri per la maternità, chiese, oltre all'allestimento di una vasta rete di adozioni a distanza. "Sarei ingrata a Dio e a tutti - spiega Gisella ad AsiaNews - se dicessi che anche in questa vita non ho delle soddisfazioni. Non sono una donna morta, esaurita, ma viva e sostenuta. Io non vivrei se non fossi sostenuta dalla certezza di andare verso il Padre, in un mondo diverso ma completamente felice, dove ritroverò i miei".

Dopo l'incidente seguono mesi difficili, durante i quali "solo una grazia mi convince a non farla finita: aver capito che questo mio gesto, il suicidio, anche se compreso, avrebbe creato dolore. E la convinzione che non era finito nulla, perché avevo ancora un cammino da percorrere verso il Padre". In quel periodo, Gisella rimette insieme i pezzi della sua vita e sul suo cammino conosce Vittorio Pellegrini, medico ginecologo, anch'egli vedovo. Si sposano il 18 ottobre 1997, e per il viaggio di nozze scelgono di andare in Bangladesh, dove dal 1981 opera p. Ezio Mascaretti, un missionario del Pime e amico di famiglia di Gisella.

Da allora ogni anno vi fanno ritorno per lunghi periodi, per portare aiuti, verificare le condizioni delle opere già realizzate e progettarne di nuove. La missione di Gisella e Vittorio si traduce nella costruzione di centri per la maternità, ambulatori medici, ostelli, laboratori di ricamo e cucito, e la promozione di programmi per il microcredito. Intanto in Italia creano una solida catena di adozioni a distanza, che al momento aiuta circa 700 bambini assicurando loro cibo, medicine e un'istruzione scolastica di base. Oggi l'adozione del bambino si trasforma spesso nell'adozione del villaggio: "Così diventiamo intermediari che forniscono beni e lasciamo che siano i missionari o le missionarie a gestirli secondo le necessità: un pozzo, una farmacia, un fondo, per dare assistenza a tutti".

Il primo centro per la maternità è aperto all'interno dell'ospedale St. Vincent di Dinajpur, a cui continuano a fornire strumentazione e materiale sanitario: ecografo, culla termica, lettini, medicinali, pannelli solari per l'elettricità e condizionatori per la sala operatoria. "In origine - spiega - la mia idea era di aprire un ospedale, ma mi sono resa conto che era impossibile per via dei costi e la reperibilità dei medici". Così, sfruttando l'esperienza di Vittorio come ginecologo, si dedicano alla creazione di tanti ambulatori - sparsi in vari villaggi - per l'assistenza delle future mamme.

In totale gli orfanotrofi costruiti da Gisella e Vittorio sono quattro, tre femminili e uno - quello di Rajapur - misto. Le piccole ospiti sono per lo più cristiane, me le scuole collegate sono frequentate da tutti: musulmani, indù e cristiani. Le strutture accolgono bambine dai 6 ai 15 anni. Un quinto ostello è in costruzione.

Tra i tanti fiori all'occhiello di Gisella c'è il sostegno a due centri di ricamo a Bonpara e Moladuli (distretto di Natore, nord del Bangladesh). "In queste strutture - spiega ad AsiaNews - lavorano circa 200 donne. Alcune sono diventate delle ottime ricamatrici, altre sono ancora alle prime armi: quindi si tratta anche di un luogo di formazione. Ciò che producono ha molto mercato in Italia e meno a livello locale, per questo negli anni si sono specializzate in ricami e disegni italiani, come fiori, farfalle e pupazzetti per i lenzuolini dei bambini. Noi forniamo il lino, mentre loro hanno un bel cotone che è originario dall'India".

Nel tempo in questi centri "abbiamo creato un asilo nido per le mamme ricamatrici, gestito dalle missionarie dell'Immacolata (istituto associato al Pime, ndr). È un modo per aiutare queste donne a lavorare e a emanciparsi".

Nel marzo 2014 Gisella Aschedamini ha vinto il Premio popolarità nella XVI edizione di "Donna dell'anno", riconoscimento internazionale promosso dal Consiglio regionale della Valle d'Aosta. Forte di un'esperienza ventennale in una Banca di Credito Cooperativo [le ex Casse rurali, ndr], Gisella decide di investire il premio in denaro, dal valore di 10mila euro, nel potenziamento di un progetto di microcredito per le donne.

"I piani di credito sono personalizzati - sottolinea -. In genere chiedono il prestito per comprare delle sementi, della legna, o dei fili da ricamo. Altre vogliono prendersi delle galline da cova o dei pulcini da crescere. Alcune purtroppo ci chiedono prestiti per sostenere delle spese mediche. Le più ambiziose vogliono acquistare una macchina da cucire, perché vorrebbero mettersi in proprio: questo atteggiamento lo favoriamo, ma cerchiamo di finanziare anche progetti più semplici".

Le donne, nota, "sono fedeli nella restituzione del denaro, e senza progetti come questo non avrebbero alcuna speranza di accedere a un credito bancario. In Bangladesh per chiederlo c'è bisogno di una garanzia che nessuna di loro ha, e poi interessi molto alti, che a volte arrivano al 15-20%. Il nostro sogno sarebbe di farlo a tasso zero".

In 17 anni di missione, confessa, "il Bangladesh è cambiato tanto, e così anche io. Lì i mezzi di comunicazione sono migliorati molto, così come alcune infrastrutture: se dai la possibilità a merce e persone di viaggiare senza perdere tempo, o senza che certi prodotti deperiscano, tutto migliora. Io cammino verso i miei cari e verso il Padre. Come tutte le persone ci sono dei momenti di dubbio, ma io non posso e non voglio averne. Non voglio che questa vita sia solo un rotolamento".

 

* La storia completa di Gisella Aschedamini sarà pubblicata nel numero di giugno del mensile cartaceo di AsiaNews.

 

 

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