25/08/2021, 12.13
CINA-USA-ASIA
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La vice-presidente Harris a Singapore e Hanoi per rafforzare l’asse anti-cinese

La numero due degli Stati Uniti nel Sud-est asiatico per contrastare l’influenza di Pechino e rilanciare la leadership globale. Nella guerra dei vaccini, Washington annuncia l’invio ad Hanoi di un milione di vaccini entro 24 ore. Ma le nazioni dell’area preferiscono una politica di equilibrio ed equidistanza fra le due potenze. 

Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Con la disfatta afghana che resta una ferita aperta e crea più di un fronte di scontro anche con gli alleati occidentali, gli Stati Uniti cercano di rilanciare la leadership globale attraverso la missione della vice-presidente Kamala Harris nel sud-est asiatico. Prima tappa a Singapore, poi il trasferimento non privo di complicazioni in Vietnam con l’obiettivo di attirare a sé le nazioni dell’area in chiave anti-cinese. In realtà, i vertici della città-Stato e Hanoi mantengono saldo il legame con Pechino - fondamentale in chiave economica - e solo Manila sembrerebbe in questa fase cedere alle sirene di Washington, con la conferma di un accordo militare di primo piano fra le due nazioni voluto dal presidente Rodrigo Duterte. 

La missione nel cuore del mar Cinese meridionale voluta dall’amministrazione del presidente Joe Biden sembra riportare le lancette dell’orologio ai tempi di Barack Obama, che dell’area aveva fatto uno dei punti strategici della politica estera a stelle e strisce. Tuttavia gli interessi divergenti nel quadriennio Trump, la guerra commerciale con Pechino e la pandemia di Covid-19 con la conseguente “guerra dei vaccini” hanno modificato gli equilibri passati. 

Dalla prima tappa, Singapore, la vice-presidente ha rilanciato il ruolo di “leader globale” degli Usa, offuscato dalle recenti vicende afghane, e confermato quello che definisce “impegno duraturo” degli Stati Uniti in Asia con una visione “libera e aperta” della regione. Senza nominarla, Kamala Harris ha accusato Pechino di coercizione e intimidazione nei mari dell’Asia-Pacifico, fronte di scontro aperto con rivendicazioni territoriali contrapposte fra nazioni dell’area. Washington, ha quindi aggiunto, “sarà al fianco degli alleati di fronte alle minacce”. 

Immediata la replica cinese, con i media di Stato ufficiali che hanno criticato con forza gli interventi a Singapore della vice-presidente Usa. Secondo il China Daily essi rivelano l’atteggiamento “ipocrita” degli Usa che tentano di “intimidire” le nazioni della regione “perché si uniscano nello schema di Washington” finalizzato “al contenimento” del Paese del dragone. “Sembra che l’unico impegno degli Stati Uniti - prosegue l’editoriale - sia creare un cuneo tra le nazioni del Sud-est asiatico e la Cina”. 

Per l’attuale amministrazione americana la rivalità con la Cina resta “la più grande sfida geopolitica” del secolo e il Sud-est riveste una importanza strategica, tanto da registrare già diverse visite di alto profilo di diplomatici statunitensi in queste ultime settimane. Da Singapore, pur con qualche problema, la vice-presidente si è poi diretta ad Hanoi dove è giunta in giornata. Un arrivo ritardato da “un incidente di salute anomalo” che ha riguardato alcuni funzionari dell’ambasciata Usa ad Hanoi colpiti - almeno questo è il sospetto - dalla cosiddetta “sindrome dell’Avana”. Il disturbo comporta mal di testa, spossatezza, nausea, problemi alla vista, udito ed equilibrio, e in alcuni casi problemi di memoria; i servizi di intelligence americani sospettano che sia legato all’uso di onde elettromagnetiche ad alta frequenza e frutto di attacchi deliberati russi.

Ad Hanoi la numero due statunitense ha in programma una serie di incontri con i vertici dello Stato e di governo, oltre a presenziare alla cerimonia di apertura della sede regionale del Centro Usa per la prevenzione e il controllo delle malattie. Nella capitale parteciperà anche a una riunione virtuale dell’Asean (l’associazione che riunisce 10 Paesi del Sud-est asiatico) sull’azione di contrasto al nuovo coronavirus.

Nella guerra dei vaccini la Harris ha promesso al primo ministro vietnamita Pham Minh Chinh l’invio entro 24 ore di un milione di dosi aggiuntive, per un totale complessivo di sei milioni. Al presidente Ngyuen Xuan Phuc ha invece assicurato assistenza nella difesa dei mari dalle minacce esterne (leggi Pechino). Il tentativo di rafforzare l’asse fra Washington e Hanoi viene smontato dai media cinesi, che danno ampio risalto alle “rassicurazioni” fornite dal premier vietnamita all’ambasciatore ad Hanoi Xiong Bo nelle ore che hanno preceduto l’arrivo della Harris, secondo cui il Vietnam non aderirà mai all’alleanza promossa dagli Usa contro Pechino. 

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