16/02/2010, 00.00
PAKISTAN
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Lahore, cristiani in rivolta contro il rilascio dell’assassino della giovane domestica

di Fareed Khan
Dure proteste in città contro la decisione dei giudici di rimettere in libertà Chaudhry Muhammad Naeem, accusato dell’omicidio di Shazia Bashir. La connivenza di polizia, magistratura e medici per far cadere le accuse; il sistema giudiziario e il mondo politico tacciono. La condanna su Facebook: il silenzio della Corte suprema e del Ministro delle minoranze è “assordante”.
Lahore (AsiaNews) – I cristiani pakistani hanno inscenato una dura protesta contro il rilascio su cauzione di Chaudhry Muhammad Naeem, potente avvocato musulmano, accusato di aver torturato, stuprato e infine ucciso Shazia Bashir, cristiana di 12 anni che lavorava come domestica nella sua abitazione. La comunità ha lanciato un appello a Iftikhar Muhammad Chaudhry, Presidente della Corte suprema e simbolo dell’indipendenza del sistema giudiziario del Paese, perché prenda provvedimenti immediati contro la delibera del tribunale.
 
A guidare la protesta i genitori della ragazza (nella foto la madre), uniti alla folla che intonava slogan e brandiva cartelli con le scritte: “il sangue innocente di Shazia invoca la punizione di un assassino spietato e medici corrotti” e ancora “la cauzione di un assassino solleva domande ai governanti”.
 
Il 13 febbraio scorso Shafiq-ur-Rehman, giudice aggiunto del tribunale di Lahore, ha concesso il rilascio su cauzione a Muhammad Naeem, la moglie e il figlio. Il legale dell’uomo ha asserito che l’autopsia effettuata sul cadavere della ragazza “non ha mostrato segni riconducibili a una ipotesi di omicidio”. Al contrario, il rapporto indica che la morte è dovuta all’infezione provocata da vecchie ferite. Egli ha inoltre aggiunto che non si è di fronte a un caso di omicidio e la polizia – in 14 giorni di indagine – non ha riscontrato alcun indizio di colpevolezza nei confronti di Muhammad Naeem o di membri della sua famiglia.
 
La comunità cristiana respinge le affermazioni del legale e i risultati dell’autopsia. Il corpo di Shazia, affermano, mostra segni di tortura e abusi sessuali. Il potente avvocato, già presidente della Lahore Bar Association, ha chiuso in casa la giovane domestica contro il suo volere e l’ha uccisa quando questa si è rifiutata di lavorare per lui. Il 14 febbraio un gruppo di cristiani ha bloccato le strade nei dintorni del circolo della stampa cittadino. Essi hanno anche bruciato il ritratto di un funzionario del Jinnah Hospital, perché avrebbe manipolato il certificato medico relativo alla morte della ragazza.
 
Nelle due settimane di udienza, gli avvocati cristiani e quanti hanno cercato di rappresentare a livello legale la famiglia della vittima hanno subito minacce e intimidazioni (cfr. AsiaNews: Lahore, avvocati musulmani: “bruceremo vivo” chi difende la 12enne cristiana uccisa). Gli attivisti denunciano inoltre concordanza, al limite della connivenza, fra avvocati, polizia, giudici e governo nel tentativo di insabbiare il caso.
 
A organizzare le manifestazioni di protesta dei cristiani vi sono il Center for Legal Aid, Assistance and Settlement (Claas) e la Human Liberation Commission of Pakistan (Hlcp). I leader dei due movimenti sottolineano che, nel caso di Shazia, “la giustizia è stata ammazzata” per le pressioni di una macchina dello Stato che cerca di salvare la pelle all’omicida, Muhammad Naeem. Accuse anche per i medici, che hanno giocato un ruolo “ignobile” nella vicenda manipolando il referto medico, e della polizia, che ha messo in atto una serie di “macchinazioni” durante le indagini.
 
Oltre all’appello a Iftikhar Muhammad Chaudhry, Presidente della Corte suprema pakistana, il caso è divenuto di dominio pubblico e di discussione anche sul social network Facebook. “Il silenzio del capo della Giustizia del Paese e del Ministro per le minoranze – scrivono gli internauti – è assordante”.    
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