28/03/2008, 00.00
SRI LANKA
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Lavoratori senza diritti nelle piantagioni dello Sri Lanka

di Melani Manel Perera
Le donne e gli uomini impiegati nelle piantagioni di tè srilankesi vivono in condizioni poco dignitose. Le loro esistenze dipendono dai proprietari delle piantagioni che non provvedono ai bisogni primari e non garantiscono diritti.

Nuwara Eliya (AsiaNews) - I lavoratori nelle piantagioni srilankesi sono privi di diritti e sopravvivono a stento.  Appartengono all’etnia Tamil, provengono dall’India e sono stati portati nell’isola già nel XIX secolo dagli inglesi. Le loro vite dipendono grandemente dai proprietari delle piantagioni di tè che non sembrano provvedere ai loro bisogni principali. Vivono in condizioni terribili che causano malattie, e stress psicologico. Inoltre, la mancanza di educazione e la scarsa conoscenza della lingua sono una barriera sociale insormontabile.

Dal 2006 la Fondazione cristiana per i bambini (CCF) sta investendo fondi in progetti per migliorare la qualità di vita delle persone che abitano alcune delle aree utilizzate per le piantagioni. Gli operatori della CCF hanno rilevato una serie di problemi legati alla scarsità di acqua potabile, all’igiene e alla disoccupazione, oltre che la mancanza di certificati di nascita e di un sistema scolastico. I bambini sono molto intelligenti e coltivano grandi sogni che la Fondazione sta aiutando a realizzare. In tanti dicono di voler diventare dottori e aiutare gli ammalati che non possono andare  all’ospedale.

Nalla Praven è una donna di 47 anni e madre di 4 figli. Impiegata nella raccolta del tè da 14 anni, ha detto in un’intervista ad AsiaNews che l’acqua inquinata è la causa di molti problemi e a farne le spese per primi sono i bambini. “Le nostre case - ha aggiunto Nalla – sono come piccole gabbie per animali. Quando piove l’acqua si infiltra ovunque. I politici sembrano prestare attenzione alla nostra situazione soltanto prima delle elezioni, ma una volta ottenuti i voti si dimenticano di noi. Questo è molto triste”.

La CCF oltre a provvedere fondi per la costruzione di case e garantire un livello di sanità adeguato, si sta occupando anche dell’alimentazione delle donne incinta con lo scopo di ridurre il tasso di mortalità infantile e di malnutrizione.

La 37enne K.Ragini, con 4 figli a carico e un marito paralizzato, ha dichiarato di apprezzare enormemente quello che la Fondazione sta facendo per loro. “È difficile poter vivere dignitosamente con i piccoli salari che abbiamo. Guadagniamo circa 200 rupie al giorno (meno di 1 euro e mezzo), ma per riuscire a ottenere questa cifra dobbiamo cogliere 20 kg di foglie di tè. Purtroppo a fine giornata si riescono a raccogliere massimo 18 o 19 kg. Se consideri il prezzo del riso, della farina, della polvere di latte, dell’olio o di altri beni essenziali … come si fa?” chiede Ragini rivelando un’esistenza fatta di stenti.

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