10/05/2022, 08.54
ASIA CENTRALE
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Le Costituzioni ‘variabili’ dell’Asia centrale

di Vladimir Rozanskij

Il Kazakistan vuole passare a un sistema con più equilibrio tra presidenza e Parlamento. Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan vanno nella direzione opposta. In Uzbekistan il presidente Mirziyoyev vuole superare il limite dei due mandati quinquennali.

Mosca (AsiaNews) – Il Kazakistan ha annunciato per il prossimo 5 giugno un referendum sulle modifiche alla Costituzione del Paese, con decreto firmato il 5 maggio dal presidente Kasym-Žomart Tokaev. I cambiamenti della carta costituzionale sono fenomeni piuttosto frequenti nei Paesi dell’Asia centrale, spesso legati ai mutamenti delle figure presidenziali, anche se di solito vengono presentati come “esigenze della società”.

Tokaev ha motivato la convocazione in riferimento alle trasformazioni in atto in Kazakistan dopo le tensioni e gli scontri di gennaio. L’obiettivo è realizzare la transizione dalla forma “super-presidenziale” a una normale relazione di equilibrio tra i poteri del presidente e quelli del Parlamento, il cui ruolo deve essere molto rafforzato.

La discussione finora si è concentrata sulle definizioni costituzionali del ruolo del primo presidente Nursultan Nazarbaev, che attualmente viene ricordato all’articolo 91 come il “fondatore del Kazakistan indipendente”. La commissione incaricata di proporre le modifiche ha pensato inizialmente di non cancellare il “ruolo storico” di Nazarbaev, mantenendo la dizione già esistente, ma si è poi deciso di toglierlo dalla carta fondamentale, in quanto “la sua importanza è ben conosciuta e non necessita di definizioni formali”.

Saranno proposte ben 56 modifiche a 33 articoli, che comporteranno la riscrittura di circa 20 leggi dello Stato. Si propone di restaurare la Corte costituzionale, che era stata abolita nel 1995, di vietare al presidente l’appartenenza a un partito politico e ai suoi parenti di occupare cariche rilevanti nella pubblica amministrazione o in attività legate a quelle statali. Il Parlamento verrà trasformato nella sua composizione, nell’ordine delle sue attività, e verrà anche introdotta una nuova legge elettorale. Tra le modifiche più simboliche vi saranno l’abolizione della pena di morte e quelle sulla proprietà terriera.

La prima Costituzione del Kazakistan indipendente, approvata nel 1993, era giudicata da tutti una delle più democratiche di tutta l’area ex sovietica. Già nel 1995 erano state introdotte molte limitazioni, con l’unico referendum finora realizzato in questo campo. In seguito sono state fatte modifiche altre cinque volte, nel 1998, 2007, 2011, 2017 e l’ultima volta nel 2019, quando Tokaev ha rinominato la capitale da Astana a Nur-Sultan in onore di Nazarbaev.

Anche nei Paesi vicini vi è la consuetudine di modificare la carta fondamentale. In Kirghizistan si è svolto un referendum lo scorso anno, nel senso opposto a quello previsto in Kazakistan: la repubblica parlamentare è diventata presidenziale. Nel 2016 si è tenuto un referendum in Tagikistan, che ha abbassato a 30 anni l’età minima dei candidati alla presidenza e permesso all’attuale capo di Stato, Emomali Rakhmon, di candidarsi senza limitazioni di mandato. Il figlio Rustam ha oggi 35 anni, e si pensa a un cambio familiare e generazionale.

Anche in Uzbekistan sono stati fatti cambiamenti dopo l’ascesa al potere di Šavkat Mirziyoyev nel 2017, nel senso della modernizzazione del sistema giudiziario, e ancora nel 2019 per una “democratizzazione del governo e delle sue responsabilità”. Dopo la seconda elezione nel 2021, Mirziyoyev ha dichiarato che il Paese ha bisogno di una “riforma costituzionale” per superare il limite dei due mandati quinquennali.

Il Turkmenistan festeggerà il 18 maggio il “Giorno della Costituzione”, dopo le modifiche del 2020 che definivano il ruolo dell’ex presidente, e quelle del 2021 sullo sdoppiamento delle camere del Parlamento; dopo l’avvicendamento tra i Berdymuhamedov, il padre Gurbanguly è diventato presidente del Senato, il Khalk Maslakhat.

Ne trentennio post-sovietico, in generale i Parlamenti nazionali centrasiatici venivano considerati poco democratici e piuttosto insignificanti, a imitazione del sistema costituzionale e parlamentare di epoca sovietica. Il referendum kazaco potrebbe indicare un nuovo corso, che influirebbe su tutta la regione.

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