31/10/2011, 00.00
LIBIA
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Le armi atomiche di Gheddafi sono una “bufala”

Fonti di AsiaNews sostengono che nell'arsenale ritrovato dai ribelli non vi sono altro che scorie e materiale radioattivo risalente al programma atomico del rais. Nonostante la loro potenziale pericolosità, il regime non aveva la tecnologia per costruire una bomba atomica. La Nato annuncia la fine della missione in Libia.

Tripoli (AsiaNews) – “Il ritrovamento dell’arsenale nucleare è una bufala. Le scorie radioattive esistono, ma fanno ancora parte del programma di arricchimento dell’uranio smantellato nel 2003. Tutti sapevano che Gheddafi aveva consegnato solo il 55% del materiale necessario per la creazione di armi di distruzione massa”. È quanto affermano fonti anonime di AsiaNews. Oggi, Mahmoud Jibril, Primo ministro del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), ha annunciato dal televisione satellitare Al-Arabya il ritrovamento dell’arsenale nucleare del rais. Il premier ha anche sottolineato lo scampato pericolo per una guerra atomica, invitando l’Agenzia internazionale per l’energia nucleare (Aiea) ad indagare.

Tuttavia, secondo le fonti, tali materiali sono pericolosi solo se si dispone della tecnologia adeguata. Nel 2003 Gheddafi aveva firmato un accordo con i Paesi occidentali che prevedeva lo smantellamento del suo programma nucleare. Ciò per consentire il rientro della Libia nella comunità internazionale. Il patto prevedeva una serie di finanziamenti economici erogati in gran parte dall’allora governo Bush. Secondo esperti e testimoni oculari il progetto per la bomba atomica era in gran parte completo e comprendeva circa 4mila centrifughe per l'arricchimento dell'uranio in grado di produrre materiale fissile. Per ottenere tale tecnologia Gheddafi aveva pagato tra i 100 e 200 milioni di dollari Usa al network di proliferazione atomica gestito da Abdul Qadeer Khan, il padre della bomba atomica pakistana.

Per uno screzio fra il regime e gli Stati Uniti, accusati di non aver mai consegnato i finanziamenti promessi, il rais aveva rimandato al 2009 l’inizio della consegna del materiale stoccato. Le fonti di AsiaNews spiegano che “quanto ritrovato dai ribelli corrisponde al materiale non ancora smaltito”. A ciò si aggiungono le scorie provenienti dalla centrale nucleare di Tajura (periferia di Tripoli) creata nel 1983. “Nonostante la loro potenziale pericolosità – aggiungono – si è ben lontani dalla presenza di armi nucleari”.

Intanto, la Nato ha annunciato oggi la fine ufficiale della missione in Libia (Operation Unified Protector, Oup), ma ha assicurato che aiuterà il Cnt a garantire la sicurezza nel Paese, ancora preda di forti divisioni interne. Un piccolo team di consiglieri militari rimarrà nel Paese per dare il suo contributo strategico al nuovo governo e per iniziare la consegna delle armi da parte delle milizie ribelli.

Dal 19 marzo, dato di inizio della missione in Libia, gli aerei Nato hanno compiuto più di 26mila sortite. Fra queste circa 10mila hanno avuto come obiettivo la distruzione di obiettivi militari. In totale sono stati distrutti più di 1000 carri armati, veicoli e armi da fuoco, oltre ai vari centri di comando del colonnello Gheddafi di Tripoli, Bani Walid e Sirte e la sua rete di controllo. A tutt’oggi è ignoto il numero delle vittime di bombardamenti e azioni di guerra condotte da Nato e regime, ma stime parlano di oltre 10mila uccisi. (S.C.)

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