20/06/2023, 11.07
CINA
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Le banche bocciano la crescita del Pil cinese, Pechino taglia i tassi (e censura)

di John Ai

Preoccupano i dati di maggio diffusi dall’Istituto nazionale di statistica, immediata la reazione degli istituti internazionali. L’economia post Covid dalle tinte fosche preoccupa una popolazione ancora segnata da lockdown e proteste. La disoccupazione giovanile supera il 20%. le analisi critiche o i grafici basati su dati ufficiali vengono oscurati dal governo.

Pechino (AsiaNews) - Alcune banche di affari internazionali, fra le più importanti del settore, hanno rivisto al ribasso le aspettative relative alla crescita del Prodotto interno lordo (Pil) cinese per il 2023. Gli ultimi dati mostrano infatti come la ripresa economica post-pandemia di Covid-19 risulti essere ancora vacillante. Secondo i numeri diffusi dall’Istituto nazionale di statistica della Cina, la crescita economica continua a rallentare, anche perché le vendite al dettaglio e gli investimenti in attività fisse a lungo termine sono inferiori alle aspettative. Al contempo, il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto un livello record, attestandosi al 20,8%. 

Di fronte a una crisi diffusa, le autorità cinesi applicano la scure della censura - su notizie, dati e infografiche che mostrano le criticità - mentre la Banca centrale (la People's Bank of China, Pboc) ha deciso oggi il taglio di due tassi di interesse di riferimento. Si tratta delle prime riduzioni in 10 mesi per sostenere una ripresa economica post-Covid in rallentamento. Il tasso primario sui prestiti a un anno (Lpr) è stato abbassato di 10 punti base al 3,55%, mentre il tasso Lpr a cinque anni è stato ridotto sempre dello stesso margine al 4,20% (prima volta da agosto). Secondo alcuni analisti, il taglio odierno - ampiamente atteso - sarebbe “deludente” per la sua portata “limitata”.

Dopo i risultati economici di maggio pubblicati dalle autorità cinesi, il 16 giugno le principali banche hanno tagliato le stime di crescita del Pil cinese. In prima battuta, gli economisti Ubs hanno abbassato le previsioni dal 5,7% al 5,2% per l’anno in corso, con un trend in calo anche per il 2024 quando il Pil si dovrebbe fermare a un +5%. Standard Chartered ha abbassato le previsioni di crescita su base annua dal 5,8% al 5,4% e anche per il secondo trimestre vi è una previsione al ribasso dal 7% al 5,8%. In precedenza, gli esperti avevano prospettato un rimbalzo fra aprile e giugno rispetto allo scorso anno, quando le autorità di Pechino avevano imposto un lockdown rigido e diffuso, che aveva avuto un forte impatto sull’economia e la società cinesi.

Bank of America ha declassato la previsione della crescita del Pil del 2023 dal 6,3% al 5,7%. E ancora, JPMorgan ha ridotto le prospettive per l’anno corrente dal 5,9% al 5,5%, mentre Nomura ha ridotto la sua stima dal 5,5% al 5,1%.

Nel 2022 la Cina ha registrato una crescita del 3%, la più bassa degli ultimi 40 anni, e di gran lunga inferiore rispetto agli obiettivi del 5,5% fissati dal governo all’inizio dello scorso anno. Gli investimenti nel settore immobiliare nei primi cinque mesi di quest’anno sono crollati del 7,2%. Un quadro dalle tinte fosche, in cui è alto il timore degli economisti che i rischi nel settore immobiliare si possano espandere e toccare altri settori, dovendo registrare per gli anni a venire una ripresa di tipo “L-shape” (lo scenario peggiore, che non prevede una via di uscita a breve). Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 16 e i 24 anni a maggio ha raggiunto un livello record al 20,8%, con un ulteriore aumento dello 0,4% rispetto ad aprile.

Su queste notizie economiche dalle tinte fosche Pechino ha già calato intanto la scure della censura. La scorsa settimana il portale cinese di informazione in rete Sohu aveva pubblicato una serie di infografiche per illustrare gli attuali problemi sociali, emersi dalle statistiche ufficiali. I contenuti delle illustrazioni sono stati in breve tempo oscurati. Inaccettabile, per la narrazione ufficiale, mostrare al pubblico - già provato dalle rigide chiusure imposte dalla pandemia - una crescita demografica negativa, oltre il 20% di disoccupazione giovanile, procedimenti penali a carico di minori sospettati di reati aumentati del 42,8%, oltre 700 milioni di persone con reddito mensile inferiore a 2614 yuan (335 euro), 85 milioni di disabili a vario titolo, disoccupati con un rischio di depressione del 31%, ecc.

A causa del rallentamento dell'economia globale e del calo dei consumi negli Stati Uniti e in Europa, le esportazioni cinesi il mese scorso sono crollate. Gli economisti e le organizzazioni per i diritti umani hanno evidenziato come il numero di scioperi e proteste abbia raggiunto il record degli ultimi sette anni. In mancanza di ordini, le fabbriche stanno cercando di licenziare i lavoratori per risparmiare sui costi. Il China Labour Bulletin ha registrato 140 scioperi da gennaio a maggio. Alcune fabbriche sono state chiuse o non hanno potuto pagare gli stipendi e le indennità di licenziamento, causando scioperi e proteste.

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