03/06/2025, 08.45
RUSSIA-EUROPA
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Le moschee cecene in Europa

di Vladimir Rozanskij

Secondo diverse stime, nei Paesi europei vivono ormai almeno 200mila ceceni e dal Belgio alla Norvegia, passando per Francia, Austria e Germania, le moschee di questa diaspora alimentata dalle guerre oltre che luoghi di preghiera sono importanti centri dove si tramandano la lingua e le tradizioni di questo popolo.

Bruxelles (AsiaNews) - In tanti Paesi d’Europa continuano ad apparire moschee legate alla diaspora cecena, sottolineando l’importanza della religione e dell’identità culturale degli emigranti del Caucaso settentrionale. Questi edifici non sono soltanto luoghi di preghiera, ma “importanti centri di riunione e di custodia delle tradizioni, nelle condizioni di ambienti lontani dalla patria”, come spiega lo storico e ricercatore Majrbek Bačagaev su Kavkaz.Realii.

Molti ceceni si sono trasferiti a causa della lunga e sanguinosa guerra della Russia in Cecenia, che durò quasi dieci anni a cavallo del secolo dopo la fine dell’Urss, emigrando in Europa, America e Medio Oriente. Secondo diverse stime, nei Paesi europei vivono almeno 200 mila ceceni, e probabilmente molti di più, soprattutto in Francia, Belgio, Norvegia, Austria, Polonia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Svezia e Danimarca. Essi formano comunità musulmane molto ferventi e “diverse anche dagli altri gruppi caucasici”, come commenta l’etnografa Irina Babič, “con una pratica religiosa più intensa anche per le generazioni più giovani”.

I membri delle comunità cecene vivono sotto le pressioni dei conflitti vissuti in questi trent’anni, compresa l’attuale guerra della Russia in Ucraina, che coinvolge le efferate armate dei kadyrovtsy, i seguaci del presidente Ramzan Kadyrov, ma anche dei compatrioti all’estero che si oppongono alla sottomissione putiniana del popolo ceceno. La loro devozione musulmana segue la variante sunnita del Madhhab shafiita, alcuni si associano alle tariqa Naqshbandi e Qadiri del sufismo, divise in tante fraternità diverse, e dalla fine degli anni ’80 si era diffuso in Cecenia anche il salafismo, combattuto dalle autorità della repubblica.

Una delle prime moschee associate ai ceceni fu aperta in Belgio nel 2002, con una colletta tra gli emigranti fuggiti dalla guerra per acquistare un edificio ad Antwerp, con l’imam Ramzan Džabrailov, diventando uno dei centri principali di tutta la diaspora. Sempre in Belgio ne è stata aperta una delle più recenti nel 2024, nella città di Hasselt, intitolata allo sceicco Mansur, uno dei grandi personaggi ceceni del XVIII secolo. In Francia, la moschea centrale di Nizza è guidata dall’imam ceceno Ramzan Magomadov, presidente dell’organizzazione nazionale dei musulmani, che dirige anche il centro culturale Vaj Tsia, “La nostra casa”. A Strasburgo i gruppi di ceceni e ingusci riuscirono ad acquistare un edificio, in cui accanto alla sala di preghiera è attiva un’importante madrasa, che accoglie fino a 200 discepoli all’anno.

Una moschea sunnita cecena è attiva anche a Vienna, nota come Mečet Tabiin, nel quartiere dove si concentra la comunità viennese dei ceceni. L’imam locale ha aperto un canale Telegram in lingua cecena, con omelie e risposte alle domande dei fedeli, e altre moschee sono aperte a Graz e Linz. In Germania le comunità musulmane sono più inclusive e meno caratterizzate dalle etnie, e i ceceni si affiancano a turchi e arabi, pur avendo presso una moschea di Berlino il proprio centro culturale ceceno Al-Khajr, dove si insegnano la lingua cecena insieme a quella araba, russa e tedesca.

La comunità cecena più attiva in Europa è quella della Norvegia, con un maggior numero di giovani emigrati da poco, e moschee cecene aperte a Oslo, Sandvika, Lillestrøm e Stavanger. I ceceni qui non amano frequentare le moschee dove si predica in turco o in arabo, al massimo con traduzioni sintetiche in norvegese, mentre in quelle proprie si comunica con tutti, si discute delle notizie di attualità, e ci si può rivolgere all’imam per qualunque bisogno. I fedeli che non riescono a frequentare le moschee norvegesi al venerdì si sentono in colpa, e subito telefonano agli amici e parenti per sapere come è andata, e se ci sono novità interessanti. In Svezia la moschea di Alvest è molto frequentata dai ceceni, ma aperta a tutti.

Un politologo di Groznyj, che preferisce rimanere anonimo per evitare conseguenze spiacevoli, ritiene che “i ceceni in Europa sono una realtà alternativa alla propaganda ufficiale” e rischiano comunque delle persecuzioni, ricordando l’assassinio dell’attivista per i diritti umani Umar Israilov a Vienna nel 2009, accanto alla sua abitazione. Il regime di Kadyrov cerca di fare pressione anche sui membri della diaspora, spesso proprio nelle moschee.

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