17/07/2007, 00.00
BANGLADESH
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Le tante solitudini che hanno spinto un’intera famiglia al suicidio

di Nozrul Islam
All’origine della vicenda una questione riguardante la sepoltura del capofamiglia. La conversone al cristianesimo, forse, con un gruppuscolo “spontaneo” dai confini piuttosto indefiniti. Ma la figlia sopravvissuta accusa gli zii di aver sterminato la sua famiglia per avidità.
Dhaka (AsiaNews) – Anche se una figlia – sopravvissuta perché lontana – lo nega, tutto fa pensare che sia stato veramente un suicidio di massa quello della famiglia bengalese di nove persone che l’11 luglio si è gettata sotto un treno nei pressi di Mymensingh, città a circa 130 chilometri a nord di Dhaka. Motivo del – presunto – suicidio: angherie, minacce e isolamento seguiti alla conversione al cristianesimo
 
Si trattava, con ogni probabilità, di una famiglia cristiana, seppure a modo suo, in quanto parte di un gruppuscolo che non fa parte né dei cattolici, né dei protestanti. Ma anche questo fatto è negato da Merajun Nahar Mobi, la figlia maggiore, data per morta nel suicidio, ma ricomparsa viva, che accusa gli zii materni di aver sterminato la sua famiglia per avidità.
 
La vicenda, ricostruita da fonti di AsiaNews, prende avvio cinque anni fa, alla morte del padre, Anwar Hosein, avvenuta a Dhaka nel 2000. Era molto stimato e da qualcuno venerato come Pir (santone musulmano). Al momento del funerale, a Mymensingh, la famiglia voleva fosse rispettata la sua volontà, di essere sepolto seduto su una sedia in direzione Est Ovest. Ma i musulmani obiettarono che nel rito islamico non è accettabile tale sepoltura, che deve essere rivolta alla Mecca. Allora la famiglia disse che il padre era cristiano. Interrogati in proposito, tutti i pastori protestanti ed anche il parroco della cattedrale cattolica di Mymensingh dissero di non aver mai avuto a che fare con lui e la sua famiglia. Così Anwar fu sepolto secondo il rito islamico nel cimitero musulmano sulla Kalibari Road.
 
Questa vicenda è stata il primo fattore di isolamento della famiglia.
 
Due anni dopo, l’uccisione, a Dhaka, del figlio maggiore, professore universitario, ripropone lo stesso problema. La famiglia continua a dire che sono cristiani, ma senza nessun appoggio, così anche il figlio viene sepolto nello stesso cimitero dove era il padre.
 
Morto il figlio maggiore, la famiglia è ancora più ostracizzata. Due figlie sposate vengono rimandate alla casa paterna con i loro figli.
La famiglia si isola e viene isolata sempre di più. Con i vicini non c'era più nessuna relazione. Si sono sentiti considerati ad un livello di inferiorità, essere isolati da tutti. Forse per questo hanno scritto tre diari, per raccontare la loro storia. Due giorni prima della loro morte, la casa era stata delimitata da canne di bambù, quasi a dire loro di non uscire più dal loro cerchio.
 
Nella vicenda si collocano altri due elementi. Il primo è il fatto che, prima della conversione, il capofamiglia praticava un Islam di tipo sufi, “mistico” e spiritualista. Come in molti di questi gruppi sufi, lui e la famiglia davano grande importanza ai sogni. Dopo la morte, tutti i membri della famiglia vivono sotto l’influsso di ciò che il defunto dice loro nei sogni. Sembra che la famiglia di Anwar lo abbia sognato che diceva: “Non abbiate paura, se la situazione si fa intollerabile potete venire dove sono io” (in Paradiso?).
 
Il secondo elemento riguarda proprio la “conversione” al cristianesimo. In Bangladesh esistono dei gruppi “spontanei”, dai confini e dalla natura piuttosto indefinita, di musulmani in qualche modo passati a seguire il Vangelo. Nel caso di Anwar, sembra sia entrato in contatto con una Ong che non si sa quanto sia una Ong o quanto sia una setta religiosa. La loro regola è che chi si fa’ cristiano deve fare le preghiere come i musulmani, cinque volte al giorno, però le preghiere sono cristiane, ma con terminologia del Corano. Il problema principale è che non si vuole che i cristiani confessino o dicano che sono cristiani. Il che li isola anche dagli altri cristiani.
Tanti motivi di solitudine e isolamento, che negli anni hanno spinto a quella che è sembrata l’unica soluzione.
 
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