13/12/2022, 08.48
ASIA CENTRALE
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L’Asia centrale in equilibrio tra Cina e Russia

di Vladimir Rozanskij

Nuovo accordo militare tra Tagikistan e Pechino. Le ex repubbliche sovietiche della regione guardano sempre più ai cinesi di fronte alla bellicosa Russia di Putin. Dopo la crescita dei rapporti economici, crescono quelli in tema di sicurezza tra Paesi centrasiatici e Cina.

Mosca (AsiaNews) – La Cina ha sottoscritto un nuovo accordo militare con il Tagikistan, senza troppo clamore, per cui Dušanbe acconsente alla regolare esecuzione di addestramenti antiterroristici insieme alle Forze armate di Pechino sul proprio territorio. Questo avviene alla fine di un anno da incubo, tra le minacce degli estremisti che affollano l’Afghanistan dei talebani, e le sempre più devastanti operazioni militari della Russia in Ucraina, che condizionano la vita delle società centrasiatiche in molte dimensioni.

Le truppe cinesi e tagike hanno già compiuto esercitazioni militari comuni in passato: le ultime tre volte a partire dal 2015, ma ora esse saranno annuali, rivelando chiaramente le ambizioni cinesi in Tagikistan e in tutta la regione. Lo shock provocato dall’invasione russa dell’Ucraina, del resto, ha cambiato molte delle rappresentazioni riguardo all’equilibrio delle forze nella regione, e la Cina offre ai Paesi centrasiatici  un’alternativa naturale alla Russia, il padrone ex-sovietico che incute sempre più timore.

Secondo Temur Umarov, collaboratore tagiko del Carnegie Endowment for International Peace, “Dušanbe vuole chiaramente ridurre l’eccessiva dipendenza da Mosca, ma non si sa quanto il Cremlino sia disposto a lasciare che questo accada”. L’indebolimento della potenza economica russa, in seguito alle sanzioni occidentali e alle enormi spese belliche, induce le nazioni centrasiatiche a cercare altri partner commerciali, come hanno mostrato le mosse del presidente kazako Tokaev e del suo omologo tagiko Rakhmon negli ultimi mesi.

Da qui il frenetico attivismo diplomatico di questi Paesi in Europa, che ha portato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel a girare l’Asia centrale in ottobre, e il responsabile europeo per la politica estera Joseph Borrell in novembre. Tokaev e il presidente uzbeko Mirziyoyev si sono recati a Parigi per incontrare Macron per discutere di varie questioni lo scorso mese. Si intensificano anche le relazioni con la Turchia e i Paesi del Medio Oriente. Il primo viaggio all’estero post-pandemia di XI Jinping è stato a settembre in Kazakistan, per poi partecipare al summit in Uzbekistan dell’Organizzazione della cooperazione di Shangai, dove ha incontrato un dimesso presidente russo Putin, alle prese con la controffensiva ucraina.

Come sottolinea Umarov, “l’Asia centrale non si è mai trovata così in mezzo a due fuochi come oggi”, con la tentazione di rompere gli storici rapporti con i russi, e i timori delle reazioni di Mosca. “Le linee rosse si spostano in continuazione, ma per la Russia è fondamentale che non si presenti nuovamente l’influsso degli occidentali nella regione”, dopo l’abbandono del controllo ventennale sull’Afghanistan, “la Russia non vuole che l’Asia centrale guardi verso occidente”, conclude lo specialista.

Le esercitazioni antiterroristiche dei cinesi in Tagikistan non preoccupano i russi, che hanno lasciato ai cinesi un sempre maggiore controllo sull’economia centrasiatica nei decenni post-sovietici. Il Tagikistan e il Kirghizistan sono debitori verso Pechino di miliardi di dollari, e la Russia non è certo in grado di intromettersi. Dušanbe appare come uno snodo cruciale per il consolidamento della presenza cinese nella sfera della sicurezza nella regione, in cui l’Afghanistan e il Pakistan preoccupano molto Pechino, che teme il coinvolgimento dello Xinjiang nei disordini della zona centrasiatica.

I cinesi sorvegliano insieme ai tagiki le frontiere con l’Afghanistan in diverse basi militari, anche se la circostanza viene continuamente negata da entrambe le parti; Pechino contribuisce all’aggiornamento dei vecchi arsenali sovietici della zona, costruendo nuovi avamposti militari di frontiera, intervenendo anche nella vasta e irrequieta regione del Gorno-Badakšan, che tanti grattacapi ha creato quest’anno al governo di Dušanbe. Ora il nuovo accordo stabilisce intense attività comuni nei prossimi due anni, con la clausola di mantenere il segreto sui luoghi e i tempi delle esercitazioni.

Sono finiti i tempi in cui la Cina era la “grande banca”, e la Russia il “grande cannone” dell’Asia centrale: i soldi mancano, e i cannoni si girano dalle parti sbagliate, e si cercano nuove definizioni di Oriente e Occidente, anche se a Dušanbe, Biškek e Astana si rimane comunque sempre a metà di esse.

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