09/11/2011, 00.00
SIRIA
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L’Onu: sono 3.500 le vittime della repressione in Siria

La denuncia viene dalla Commissione per i diritti umani. La Lega araba incontra oggi esponenti dell’opposizione e prepara una riunione straordinaria, davanti “alla mancanza di realizzazione da parte del governo siriano degli impegni presi nel piano arabo per risolvere la crisi”. La città di Homs è al sesto giorno di assedio: 110 morti, mancano cibo, acqua e medicine.
Beirut (AsiaNews) – Sono più di 3.500 le vittime della repressione che il governo siriano sta compiendo verso i suoi cittadini che protestano. “I militari siriani continuano a usare carrarmati e armi pesanti per attaccare le zone residenziali nella città di Homs,” ha detto ieri Ravina Shamdasani, portavoce della Commissione Onu per i diritti umani, che ha fornito la nuova stima delle vittime.

La prosecuzione degli attacchi delle forze di sicurezza di Damasco contrasta con gli impegni che il governo ha preso il 2 novembre, quando ha accettato il piano della Lega Araba che prevede “la fine di tutti gli atti di violenza di qualsiasi origine per la protezione dei cittadini siriani, il rilascio delle persone che sono state arrestate in conseguenza delle attuali vicende e la liberazione di città e aree residenziali da ogni presenza militare”.

Il comportamento del regime di Bashar al-Assad, di conseguenza, sta suscitando le reazioni della Lega Araba: oggi al Cairo il segretario generale Nabil el-Araby incontra, per la prima volta, esponenti dell’opposizione siriana e domenica è in programma una riunione dei ministri dei Paesi aderenti per discutere cosa fare di fronte “alla continuazione delle violenze” e “alla mancanza di realizzazione da parte del governo siriano degli impegni presi nel piano arabo per risolvere la crisi”.

Alla Lega ieri è arrivata la richiesta da parte degli oppositori raccolti nel Syrian National Council, che ha base in Turchia, per “una forte e concreta posizione contro il regime siriano” che continua nella repressione, specialmente a Homs.

Informazioni diffuse dagli oppositori dicono che in quella che è la terza città del Paese si è al sesto giorno di attacchi da parte dell’esercito: mancano cibo, acqua e medicine e il bilancio degli scontri è di 110 morti. Mezzi blindati sarebbero stati visti anche in avvicinamento a Hama.

Da parte governativa si sostiene che esercito e forze di sicurezza “sono impegnati negli scontri con bande armate”, che sono almeno 1.100 le perdite tra i militari e si evidenzia il rilascio di alcune centinaia di prigionieri, come passo nell’adempimento dell’accordo con la Lega Araba. “Ma - ha commentato la Shamdasani – sono migliaia quelli che continuano a restare in carcere e ogni giorno sono decine coloro che vengono arbitrariamente arrestati”. (PD)
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