05/10/2022, 10.15
FILIPPINE
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Manila, assassinato un altro giornalista. Quasi 200 quelli uccisi dal 1986

di Stefano Vecchia

Percival Mabasa aveva da poco finito di condurre il suo programma di approfondimento radiofonico “Lapid Fire”. La famiglia: “I suoi commenti coraggiosi e acuti emergevano dallo sbarramento di informazioni false, sia sulle onde radio, sia nei social media”. Nei suoi programmi non aveva paura di criticare le distorsioni storiche del periodo della Legge marziale propagandate da Duterte e Marcos Jr.

Manila (AsiaNews) - Un altro giornalista, il secondo nei primi cento giorni di presidenza di Ferdinand Marcos Jr, è stato assassinato nella serata di lunedì a Las Piñas una delle municipalità che formano Metro Manila, la capitale filippina. Percival Mabasa, più conosciuto con il nome che si era dato di Percy Lapid, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da due individui non ancora identificati. Mabasa aveva da poco finito di condurre il suo programma di approfondimento “Lapid Fire”, trasmesso dall’emittente radiofonica radio DWBL 1242.

Come ha ricordato l’Unione nazionale dei giornalisti delle Filippine, il conduttore radiofonico è stato il 197mo operatore dei mass media a subire una morte violenta dalla rivoluzione “dei fiori e dei rosari” che nel febbraio 1986 decretò la fine della dittatura Marcos. Una conferma di quanto indicato nelle statistiche, tra cui quella del Comitato per la protezione dei giornalisti, che nel 2021 ha inserito le Filippine al settimo posto nella classifica dei Paesi per quanto riguarda le uccisioni di giornalisti rimaste impunite.

La polizia ha avviato indagini, impegnandosi a fornire una informazione ampia e tempestiva riguardo il delitto. Da parte sua la famiglia dell’ucciso ha espresso cordoglio ma anche l’impegno a non lasciare impunita la morte del congiuto: “Condanniamo fermamente questo crimine deplorevole commesso non soltanto contro Percy, la sua famiglia e la sua professione, ma anche contro il nostro paese, le sue amate Filippine, e la verità”, ha dichiarato il fratello Roy Mabasa, pure giornalista di lunga esperienza. Roy ha anche ricordato la figura del fratello come un individuo “amato da molti e fortemente rispettato dai suoi colleghi, dai sostenitori come pure dagli avversari”, aggiungendo che “i suoi commenti coraggiosi e acuti emergevano dallo sbarramento di informazioni false, sia sulle onde radio, sia nei social media”.

Immediate anche le reazioni del mondo politico, in particolare dell’opposizione. Se il responsabile della Commissione per l’Informazione pubblica e i mass-media del Senato, Robin Padilla, ha chiesto l’arresto immediato dei colpevoli, Leni Robredo - già vice-presidente sotto la precedente amministrazione di Rodrigo Duterte e tra i personaggi di spicco dell’opposizione parlamentare - ha sollecitato le autorità a non mancare al loro dovere giustizia. Più decisa la presa di posizione della senatrice Risa Hontiveros, che ha parlato di “attacco sfrontato alla libertà di stampa che dimostra il potere intrinseco della parola e della libertà di espressione”. L’attivista per i diritti umani Neri Colmenares ha infine descritto Lapid come un dissidente che “ha parlato contro le fake news, coraggioso abbastanza da sfidare il rischio di essere etichettato come comunista senza timore di pronunciarsi contro delle distorsioni storiche che riguardano la Legge marziale”. Un riferimento, questo, alla revisione dell’era Marcos e della figura dell’ex dittatore morto in esilio nel 1989 avviata da Duterte e ancora in corso durante la presidenza del figlio Ferdinand Marcos Jr.

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