16/09/2025, 12.17
INDIA
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Manipur: dopo la visita di Modi incendiata la casa di un leader tribale kuki

di Nirmala Carvalho

Teatro dell’incidente il distretto di Churachandpur. L’attacco la sera del 14 settembre, a poco più di 24 ore dal passaggio del premier nell’area teatro di violenze confessionali. Nel mirino l’abitazione di Khenthang Calvin, della Kno, che ha firmato il cessate il fuoco con Delhi. Un secondo attacco (fallito) ha preso di mira la residenza di Ginza Vualzong, portavoce Kzc.

Delhi (AsiaNews) - A poche ore dalla visita - non senza polemiche - del primo ministro indiano Narendra Modi nel Manipur, nella zona nel nord-est dell’India teatro delle violenze confessionali del 2023 fra i tribali kuki (in prevalenza cristiani) e i Metei a maggioranza indù, un nuovo attacco alimenta la tensione: la casa di un leader kuki nel distretto di Churachandpur, intatti, è stata “incendiata” nella tarda serata del 14 settembre, quando era ancora forte l’eco del passaggio il giorno precedente nel quartier generale locale del capo del governo a guida Bjp (Bharatiya Janata Party). Una presenza giunta con colpevole ritardo per i movimenti di opposizione e che non basta a lenire la scia di sangue legata agli scontri etnico-confessionali divampati nel maggio 2023 e che, da allora, si riaccendono periodicamente con un bilancio complessivo di quasi 300 morti.

La polizia ha dichiarato che la residenza apparteneva a Khenthang Calvin, leader della Kuki National Organisation (Kno), gruppo che ha firmato un accordo di cessate il fuoco con Delhi nell’ambito del patto di sospensione delle operazioni (SoO). L’abitazione, situata a Dorkas Veng, è stata completamente distrutta dalle fiamme.

In un altro episodio, la stessa folla avrebbe cercato di incendiare la residenza di Ginza Vualzong, portavoce del Kuki-Zo Council (Kzc) e dell’Indigenous Tribal Leaders’ Forum (Itlf). Gli abitanti del luogo sono intervenuti in tempo, impedendo che alla casa venisse appiccato il fuoco. “Non capisco il motivo dietro questi incidenti” ha sottolineato Ginza Vualzong in un’intervista nelle ore immediatamente successive al tentativo di attacco. “Non è la prima volta - prosegue - che dei malintenzionati cercano di prendermi di mira. Alcune persone si sono sempre opposte al mio coinvolgimento con il Kzc e l’Itlf, anche se per ragioni che solo loro conoscono”.

Il Kno, fra l’altro, è firmatario del patto di sospensione delle operazioni con le autorità centrali. Al tempo stesso, il 4 settembre scorso due importanti gruppi Kuki-Zo hanno firmato l’accordo SoO su termini e condizioni rinegoziati, in base ai quali hanno accettato: di mantenere l’integrità territoriale del Manipur; di trasferire i campi designati lontano dalle aree vulnerabili; infine, di lavorare per trovare una soluzione che porti pace e stabilità durature nello Stato. La firma del patto SoO con il Kno e il Fronte Popolare Unito dovrebbe avere un impatto positivo anche sugli sforzi di pace in questo Stato giudicato da esperti e amministratori “instabile”, come spiegano alcuni funzionari. 

Separatamente, il gruppo della società civile Kuki-Zo Council ha deciso di aprire la National Highway-2, che attraversa il Manipur, per consentire la libera circolazione dei pendolari e dei beni di prima necessità. Tuttavia, ieri proprio il Kzc ha chiarito di non aver “dichiarato la riapertura della NH-2” e che “non è stata consentita alcuna libera circolazione su questa strada”.

In una nota, il consiglio ha replicato precisando che “la nostra richiesta era rivolta solo alla popolazione del distretto di Kangpokpi affinché collaborasse con le forze di sicurezza, come indicato dal ministero degli Affari Interni, nel mantenere la sicurezza dei pendolari lungo la NH-2”. Parole che non sono bastate a disinnescare la polemica, con il Kzc che palra di dichiarazione del governo che è stata “fraintesa” e che ha causato “inutile confusione”. “Poiché non vi è ancora alcuna soluzione o accordo al conflitto tra le comunità Meitei e Kuki-Zo, nessuna delle due parti - avverte il Consiglio - dovrebbe attraversare” le rispettive aree in nessuna circostanza.

Avvertendo che le aree Kuki-Zo devono essere rispettate a tutti i costi, il Consiglio ha infine affermato che “qualsiasi violazione porterà solo a gravi conseguenze e a un ulteriore deterioramento della pace e della sicurezza” nella regione. Le autorità di Churachandpur devono ancora determinare il motivo alla base degli attacchi, ma gli eventi evidenziano la fragile situazione della sicurezza nel Manipur, dove le tensioni etniche e l’attività militante hanno da tempo plasmato la politica locale e le relazioni tra le comunità.

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