22/02/2022, 11.26
CINA
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Massacro di Tiananmen: ex compagni accusano di tradimento leader studentesco

di John Ai

Xiong Yan sarebbe passato dalla parte delle autorità cinesi, responsabili di aver represso il movimento democratico nel 1989. Criticato per aver partecipato a un evento contro l'istituzione del Museo del 4 giugno a New York, organizzato da un gruppo pro-Pechino. Egli è candidato al Congresso Usa: vuole fondi e voti.

Roma (AsiaNews) – L’ex leader studentesco Xiong Yan, protagonista dei moti di piazza Tiananmen del giugno 1989, poi repressi nel sangue dalle autorità cinesi, è apparso di recente in un seminario che si oppone alla creazione del Museo della Memoria del 4 giugno a New York. La sua partecipazione all’evento ha scatenato polemiche tra i dissidenti e parte della comunità cinese negli Stati Uniti.

Un altro ex leader studentesco, Wang Dan, ha postato sul web una foto che mostra Xiong seduto tra i leader del gruppo pro-Pechino che ha organizzato il seminario. Wang ha accusato di tradimento Xiong, il quale si è difeso dicendo di essere impegnato nella campagna elettorale per il Congresso Usa. Xiong ha spiegato di essere in cerca di fondi e voti, quindi deve abbandonare l'identità di ex leader studentesco per parlare a nome di tutta la comunità cinese.

Nella foto pubblicata da Wang, le scritte sullo sfondo rosso del palco indicavano il tema del seminario: sostenere la solidarietà tra i cinesi d’America, opporsi alla scissione della comunità e all'istituzione del museo newyorkese in ricordo del massacro di Tiananmen. In un successivo post online, Xiong ha sostenuto di non aver notato le parole incriminate, smentendo anche che l’evento fosse un seminario. Egli ha detto di aver solo posato per delle foto, e che in una società liberale chiunque può esprimere le proprie posizioni se non c'è violenza o minacce nel discorso.

Secondo Wang, Xiong si è schierato con Partito comunista cinese per puro interesse personale: un tradimento delle vittime del 1989. Commenti online accusano anche Xiong di aver tradito coloro che hanno rischiato la vita per portarlo di nascosto dalla Cina continentale a Hong Kong. L’ex dissidente non ha risposto ai messaggi di condanna nei suoi confronti.

Dopo essersi congedato dall'esercito Usa lo scorso settembre, Xiong ha annunciato di correre per il Congresso. Egli ha rifiutato la richiesta di un'intervista da parte di Radio Free Asia, secondo cui il seminario contro il memoriale di Tiananmen è stato organizzato da un leader della comunità pro-Pechino, Zheng Shigan, capo della comunità del Fujian negli Stati Uniti. Resoconti online mostrano che Zheng ha stretto legami con le autorità cinesi: nel Fujian è stato membro del Comitato provinciale della Conferenza politica consultiva del popolo cinese; è stato nominato anche propagandista del 19° Congresso del Partito.

Prima della sua partecipazione all'evento pro-Pechino, a inizio febbraio Xiong ha pubblicato una dichiarazione in un giornale in lingua cinese negli Stati Uniti, chiedendo agli ex leader del movimento del 1989 di rimuovere il suo nome dalla lista del team che lavora alla creazione del Museo del 4 giugno a New York.

Il memoriale si trovava a Hong Kong: lo scorso anno è stato chiuso dopo un raid della polizia. I reperti e i libri del museo sono stati portati via dagli agenti. La struttura esponeva gli oggetti delle vittime e le prove del massacro di piazza Tiananmen del 1989. Dopo la chiusura nell’ex colonia britannica, Wang e altri dissidenti hanno chiesto di ristabilire il museo a New York.

Durante le proteste del 1989, Xiong era divenuto famoso per aver discusso apertamente con il premier Li Peng. Era tra i leader studenteschi arrestati dalle autorità cinesi dopo la sanguinosa repressione del 4 giugno. Portato di nascosto a Hong Kong, si è poi stabilito negli Stati Uniti nel 1992. Dopo aver conseguito un dottorato come ministro del culto al Gordon-Conwell Theological Seminary, Xiong è diventato cappellano dell'esercito statunitense, prestando servizio in Iraq.

Nel 2009 Xiong ha partecipato alla Veglia del 4 giugno a Hong Kong. Nel 2015, egli ha tentato di andare in Cina per visitare la madre, che versava in gravi condizioni di salute, ma le autorità cinesi hanno respinto la sua richiesta.

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