02/10/2008, 00.00
CINA
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Melamina nel 12% del latte cinese controllato

Coinvolte almeno 37 grandi ditte, ma finora la Cina ha esaminato solo latte fresco e in polvere. Ministro taiwanese della salute: melamina in latte Nestlé. Prodotti adulterati anche in Vietnam, mentre negli Usa sono ancora in vendita caramelle proibite. Dubbi pure su un prodotto neozelandese.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Melamina in altri 31 tipi di latte in polvere, prodotti da 20 ditte cinesi, secondo le più recenti analisi dell’Amministrazione cinese per la supervisione della qualità, l’ispezione e la quarantena. La sostanza è stata trovata nell’11,7% dei prodotti controllati, con almeno 37 ditte casearie coinvolte. Sono risultati contenerne anche i prodotti cinesi esportati in Vietnam, Corea del Sud, Giappone e Taiwan, persino, secondo un ministro di Taiwan, nel latte in polvere Nestlé. Ma anche negli Stati Uniti.

La situazione appare destinata ad aggravarsi, dato che finora le analisi cinesi si sono concentrate sul latte in polvere e fresco e debbono ancora essere estese a yogurt, latte pastorizzato e altri derivati. Analisi svolte a Hong Kong e in altri Paesi hanno, infatti, trovato quantità anche alte di melamina in questi altri prodotti.

Oggi il ministro taiwanese della Sanità Yeh Chin-chuan ha detto è stata trovata melamina nel latte in polvere Neslac della Nestlé (tra 0,3 e 0,85 parti per milione) e nella Istant Full Cream Milk Powder della Klim, prodotti nella provincia dell’Heilongjiang (Cina nordorientale). Le due marche sono state tolte dalla vendita (nella foto). La quantità “non è pericolosa per la salute umana… - ha precisato Yeh – ma prenderemo opportune cautele”. Taiwan vuole discutere con gli altri Paesi e l’Organizzazione mondiale della sanità se bandire il latte che contiene anche quantità non pericolose del prodotto. A seguito di accertamenti, nell’Isola oltre 160 prodotti contenenti latte cinese sono stati tolti dalla vendita.

Nelle ultime due settimane la ditta svizzera ha fatto pubblicare su intere mezze pagine dei quotidiani taiwanesi avvisi che il suo latte è del tutto sano.

La sostanza è stata trovata anche in Vietnam, in almeno 5 esemplari del latte cinese della Yili e nella Non Dairy Creamer (crema senza lattosio) prodotta in Cina dalla Lua Chon Dinh.

Ma il timore è che si sia ancora all’inizio: ieri la caramella cinese al latte White Rabbit, bandita in decine di Paesi, è stata trovata in vendita nel Connecticut e in un negozio alimentare asiatico del New Jersey (Usa); nei giorni scorsi queste caramelle vendute in California sono risultate contenere melamina. In Germania la caramella è stata trovata ancora in vendita nel meridionale Stato di Baden Wuerttemburg. E’ di oggi la notizia che le autorità sanitaria sudcoreane hanno trovato tracce di melamina anche nella lattoferrina (proteina del latte, usata come ingrediente per alimenti e farmaci) importata della neozelandese Tatua Cooperative Diary Company, subito proibita.

La melamina, sostanza economica ricca di azoto, è usata per produrre la plastica, con composizione chimica simile alle proteine. Aggiunta al latte allungato con acqua o povero di proteine, lo fa sembrare ricco di nutrimento. Ma è velenosa per l’essere umano e in Cina ha fatto ammalare ai reni oltre 53mila bambini, con circa 13mila ricoverati in ospedale e almeno 4 morti. I dati risalgono al 21 settembre e da allora il governo non li ha aggiornati, per cui molti ritengono che il fenomeno sia più grave.

Intanto ieri lo statale People’s Daily ha denunciato che la Sanlu, ditta leader per il latte in polvere, sin dal 2 agosto ha avvertito del problema le autorità della città di Shijiazhuang dove ha sede, in una lettera in cui ha chiesto il loro aiuto per “controllare” i media e “creare una situazione favorevole per consentire alla ditta di richiamare i prodotti prevenendo” accuse. Le autorità cittadine hanno poi omesso di segnalare la questione a quelle superiori, fino al 10 settembre.

Intanto i genitori di un neonato di un anno dell’Henan, malato ai reni per avere bevuto il latte Sanlu, hanno proposto causa alla ditta chiedendo un risarcimento di 22mila dollari. Il tribunale di Zhenping non ha ancora detto se ritiene la domanda “ammissibile”.

 

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