08/05/2023, 14.44
INDIA
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Menamparampil: una grave tragedia gli scontri nel Manipur

di Thomas Menamparampil *

L'esercito ha riportato l'ordine con la forza dopo gli oltre 50 morti dei giorni scorsi, ma le ferite restano profonde. L'arcivescovo emerito di Guwahati ad AsiaNews: "Uno scontro interetnico ha assunto in fretta una connotazione religiosa nell'atmosfera che l’Hindutva ha creato a livello nazionale. Diverse chiese Kuki sono state distrutte o danneggiate. Negli Stati di confine va costruita la fiducia: nessuna comunità deve sentirsi ingannata o scavalcata".

Imphal (AsiaNews) - L’intervento massiccio dell’esercito ha riportato l’ordine nello Stato del Manipur. Ma le ferite che gli scontri dei giorni scorsi tra l’etnia maggioritaria dei Meiteis, in prevalenza indù, e le comunità tribali, in grande maggioranza cristiane, lasciano dietro di sé sono profonde. Lo racconta nell’analisi che pubblichiamo qui sotto mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo emerito di Guwahati e voce di spicco delle comunità cattoliche del nord-est dell’India.

Intanto a Imphal è il tempo della conta dei danni (numerose anche le chiese cattoliche e i conventi devastati) insieme alla preoccupazione per le migliaia di persone costrette a lasciare le proprie case. Sul tema oggi è intervenuta anche la Corte Suprema dell’India, dichiarandosi profondamente preoccupata per quanto accaduto. “Il nostro obiettivo immediato è la protezione, il salvataggio e la riabilitazione delle persone”, ha detto l'Alta Corte chiedendo al governo centrale di New Delhi e a quello del Manipur di fornire dettagli sui campi di soccorso. “Gli sfollati devono essere riportati alle loro case e anche i luoghi religiosi devono essere protetti”, ha ammonito la Corte Suprema.

 

Con oltre 50 morti e decine di migliaia di persone salvate da situazioni di conflitto, il Manipur si avvia verso una maggiore sicurezza dopo diversi giorni di grande apprensione. Più di 10mila soldati sono stati chiamati a imporre l'ordine e le autorità affermano che le aree colpite dalla violenza sono ora sotto “saldo controllo”. L'incertezza prevale ancora nel Churachandpur e in altre aree abitate dalle popolazioni tribali Kuki-Zo in diverse parti del Manipur.

Quello che era iniziato come uno scontro interetnico ha assunto in fretta una connotazione religiosa nell'atmosfera polarizzata che l’ideologia maggioritario dell’Hindutva ha creato a livello nazionale. Diverse chiese Kuki sono state distrutte o danneggiate e il personale religioso è stato molestato.

La causa immediata della tensione è stata la richiesta della comunità indù dei Meitei di ottenere lo status di popolazione tribale, che avrebbe permesso loro non solo di godere degli aiuti assegnati alle comunità svantaggiate, ma anche di spostarsi nei territori riservati ai tribali. Essendo i Meitei la comunità dominante del Manipur, se avessero ottenuto anche questi privilegi, le comunità tribali sarebbero state seriamente danneggiate, perdendo molto nella competizione.

Recentemente, i membri dell'Assemblea legislativa hanno approvato l'idea dello status tribale per i Meiteis indù e l'Alta Corte ha chiesto al governo statale di inviare una raccomandazione al governo centrale per far approvare la proposta. Questo sviluppo va messo in relazione con la richiesta dell'Hindutva di togliere lo status di popolazione tribale alle comunità tribali cristiane. La maggior parte delle popolazioni tribali del Manipur sono infatti cristiane. Per questo un senso di paura ha unito l'intera comunità cristiana appartenente a varie tribù in un unico corpo.

C'è stata una “marcia di solidarietà tribale” che li ha portati a confrontarsi con la maggioranza Meitei. Negli scontri che sono seguiti sono stati riportate perdite di vite umane e proprietà. Gli attivisti della comunità maggioritaria sembrano avere la libertà di brandire le armi per molestare e umiliare i gruppi minoritari e i cristiani. Le istituzioni cristiane lavorano in in contesto di grande tensione.

Con l'ordine di “sparare a vista”, la calma è stata ristabilita per un po'. Ma sarà necessario trovare strategie a lungo termine per ripristinare la fiducia tra le comunità tribali. I gruppi Kuki-Zo si sentono particolarmente nel mirino, poiché negli ultimi tempi le aree che occupano sono state dichiarate “aree forestali”, nonostante fossero in loro possesso da generazioni.

Tutto questo non vuol dire che anche la comunità indù dei Meitei non abbia motivi di ansia per il proprio futuro. Sebbene costituiscano il 53-60% della popolazione dello Stato, la loro presenza limitata alla valle di Imphal fa sì che occupino solo il 10-12% dell’estensione dello Stato. Se non passano dall'agricoltura ad altri tipi di occupazione, la loro economia nel tempo non potrà essere sostenibile.

Negli Stati di confine come il Manipur è necessaria una collaborazione intercomunitaria piuttosto che conflitti e rivalità. Si dovrebbero adottare misure di rafforzamento della fiducia. Nessuna comunità deve sentirsi ingannata o scavalcata. I privilegi esistenti non devono essere tolti alle comunità più deboli. Allo stesso tempo, ci dovrebbe essere uno sforzo comune verso una collaborazione generale, in modo che anche la comunità di maggioranza continui a prosperare come in passato. Il dialogo per trovare soluzioni immediate e una pianificazione creativa dell'economia per un benessere condiviso sono l'unica strada che possiamo auspicare.

* arcivescovo emerito di Guwahati

(ha collaborato Nirmala Carvalho)

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