19/10/2023, 12.01
MYANMAR
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Militari birmani complici degli aguzzini degli 'schiavi' delle truffe online

La denuncia in un nuovo rapporto di Shan Human Rights Foundation (SHRF) intitolato "Intrappolati all'inferno". Le persone finiscono in schiavitù dopo la perdita del lavoro e l'interruzione dell'istruzione a seguito del golpe militare del 2021. Ma vengono citate anche storie dettagliate di milizie legate alla giunta che nel nord-est dello Stato Shan proteggono bande criminali cinesi dedite ai traffici sul web e allo sfruttamento sessuale.

Yangon (AsiaNews) - Un nuovo rapporto di Shan Human Rights Foundation (SHRF) intitolato “Trapped In Hell” (intrappolati all’inferno) getta una luce ancora più inquietante sui “nuovi schiavi” delle truffe online in Myanmar e su questa “industria” di inganno, corruzione e violenza ad opera di bande criminali cinesi, che avviene con la tacita approvazione e complicità delle autorità locali.

Basandosi su diverse interviste con le vittime, la ricerca di SHRF rivela come i cittadini del Myanmar, in particolare quelli rimasti senza accesso all'istruzione o al lavoro in seguito al colpo di stato militare del febbraio del 2021, finiscono sempre più spesso prede di truffe online, del gioco d'azzardo o costretti ad attività pornografiche come ricatto. Questo capita molto nelle regioni di Kokang e Wa dello stato nord-orientale Shan.

“In diversi Paesi del Sud-Est asiatico in particolare - sottolinea il rapporto di Shan Human Rights Foundation - si è assistito a un’impennata di questo tipo di attività illegali, poiché le restrizioni legate alla pandemia di Covid-19 hanno spinto le operazioni di gioco d’azzardo illegali online, alimentato l’insicurezza economica e creato un vasto bacino di lavoratori disoccupati e migranti bloccati che i gruppi criminali organizzati possano sfruttarli. Con il pretesto di offerte di lavoro redditizie, persone disperate sono state ridotte in schiavitù in Paesi come Cambogia, Laos, Myanmar e Filippine e obbligate a loro volta a eseguire truffe informatiche mentre erano sottoposte a ricatti, molestie, abusi, violenze e torture”.

Anche un recente rapporto dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha evidenziato la portata del problema, rilevando che “centinaia di migliaia di persone provenienti da tutta la regione [del sud-est asiatico] e oltre sono state coinvolte con la forza in attività di criminalità online”.

Molte delle vittime in Myanmar con cui SHRF ha parlato, tuttavia, hanno raccontato che il lavoro forzato non si è limitato alle sole truffe informatiche. Un uomo, ad esempio, è stato costretto a fornire servizi sessuali a membri di una gang cinese che lavoravano in un'azienda che forniva servizi di supporto tecnico per operazioni di truffa online a Panghsang, città di confine nell'estremo oriente dello Stato Shan del Myanmar. Una donna nella stessa città invece è stata violentata ripetutamente e costretta a prendere parte a foto e video pornografici che venivano poi pubblicati online, come ricatto a seguito di una truffa nella quale era finita. In entrambi i casi, alla mancata collaborazione si sono verificati ulteriori abusi fisici e torture. “Numerosi aneddoti delle vittime, se sovrapposti, raccontano di come le guardie li picchiavano con cinture e manganelli e in diversi casi infliggevano loro scosse elettriche”, scrive nel suo rapporto SHRF.

Sein Sein una donna birmana ha raccontato che lei e la sorella Nu Nu (nomi di fantasia) erano detenute in un hotel che veniva utilizzato anche come centro di truffe online. Luogo che era sorvegliato anche da membri in uniforme della Kokang Militia Force (KMF), una polizia locale dello Stato Shan creata e armata dalla giunta per contribuire a mantenere il controllo della regione auto-amministrata di Kokang. Il rapporto della SHRF rileva che i membri di questo gruppo armato hanno assistito al suicidio di Nu Nu - che si è gettata dalla finestra del quarto piano - ed erano presenti quando il personale sanitario è arrivato. E sempre loro hanno minacciato Sein Sein, con la pistola puntata di non parlare dell’accaduto con nessuno.

“Le strazianti testimonianze contenute in questo rapporto danno solo un piccolo sguardo ai diffusi abusi inflitti a innumerevoli vittime in Myanmar e in altri Paesi dove bande criminali, soprattutto cinesi, spadroneggiano con il supporto dell’esercito o delle polizie locali. È infine urgentemente  necessario - conclude il report di Shan Human Rights Foundation - che le autorità competenti reprimano le bande criminali che operano nei loro territori e le chiedano di rispondere degli abusi inflitti alle loro vittime schiavizzate”.

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