16/06/2023, 12.15
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Modi negli Stati Uniti: l’India come punto di convergenza tra Est e Ovest (e Sud globale)

di Alessandra De Poli

Il premier indiano visiterà New York e Washington dal 21 al 24 giugno. Un viaggio che gli stessi funzionari americani hanno definito "storico". In realtà Delhi coltiva da tempo questo rapporto, che non ha solo una funzione anti-cinese e che è favorito anche dalla diaspora indiana negli Usa. Ne parla ad AsiaNews l'esperta Farwa Aamer, direttrice delle attività per l'Asia meridionale all’Asia Society Policy Institute.

Milano (AsiaNews) - Il primo ministro indiano Narendra Modi si recherà negli Stati Uniti dal 21 al 24 giugno. Al suo arrivo a New York guiderà la Giornata internazionale dedicata allo yoga alle Nazioni unite, mentre a Washington D.C. terrà incontri bilaterali con Joe Biden, parlerà al Congresso degli Stati Uniti e incontrerà la diaspora indiana. Si tratta di una visita che qualche giorno fa il Segretario di Stato Antony Blinken ha definito “storica” mentre il presidente Biden l’ha elogiata come una “relazione determinante” del XXI secolo.

Ma sarebbe sbagliato pensare che i legami tra India e Stati Uniti abbiano come unico focus il contrasto alla Cina nell’Indo-Pacifico. La relazione tra Washington e Delhi viene coltivata da almeno 25 anni, ma Modi, da quando è salito al potere nel 2014, l’ha proposta all’interno di “una rinnovata attenzione all'espansione dell'impegno globale dell'India”, spiega ad AsiaNews Farwa Aamer, direttrice delle attività per l’Asia meridionale presso l’Asia Society Policy Institute. “Dal 2014 abbiamo assistito a una trasformazione significativa in termini di approfondimento del partenariato strategico in vari settori”. Settori che includono prima di tutto quello della difesa in chiave anti-cinese ma non solo: “Gli Stati Uniti sono oggi il primo partner commerciale dell'India”, continua la ricercatrice, “Il commercio bilaterale si è davvero ampliato, ma l'India e gli Stati Uniti hanno approfondito la loro cooperazione anche in materia di antiterrorismo e sicurezza interna. Anche il cambiamento climatico e l'energia pulita hanno dato un impulso a queste relazioni, come dimostra il recente lancio del partenariato Usa-India per il clima e l'energia pulita 2030. Sono cresciuti inoltre gli scambi tra persone e il turismo e in tutti questi aspetti la diaspora indiana negli Usa ha giocato un ruolo importante”. 

“I legami tra le persone sono molto importanti e non solo la diaspora indiana, ma quella dall’Asia meridionale si trova ora in molte posizioni di vertice sia nel settore pubblico che in quello privato. Molti lavorano come amministratori delegati delle aziende tech, ma anche il presidente della Banca mondiale è di origine indiana. Si tratta di persone in prima linea nel costruire i legami tra Stati Uniti e India che a loro modo attuano una ‘soft diplomacy’”.

Naturalmente per i due Paesi è “importante l’allineamento strategico nell’area dell’Indo-Pacifico” e sia Delhi che Washington “condividono la visione di una regione aperta e inclusiva che ha portato un più stretto coordinamento sulle questioni di sicurezza marittima e sullo sviluppo di infrastrutture”, ha sottolineato Aamer.

Ma l’India è entrata anche a far parte di una serie di contesti di cooperazione fondamentali per gli Stati Uniti e i suoi partner storici “sia che si tratti dell’I2U2 con il coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti e di Israele, sia che si tratti di un incontro del Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, del Regno dell'Arabia Saudita e dell'India insieme”, specifica l’esperta. Si tratta di contesti che alcuni commentatori hanno definito di cooperazione “minilaterale”. L’India e gli Stati Uniti fanno allo stesso tempo parte del gruppo I2U2 con Israele e gli Emirati - la cui prima dichiarazione congiunta risale all’estate scorsa - sia del Quadrilateral Security Dialogue (più comunemente noto come Quad), insieme al Giappone e l’Australia.

“C'è un senso continuo di cercare di lavorare insieme, di cooperare il più possibile e c'è sicuramente più disponibilità a risolvere le differenze da entrambe le parti”, prosegue ancora Farwa Aamer. “È anche importante notare che la politica estera dell'India sarà sempre guidata dai suoi interessi nazionali e la futura traiettoria delle relazioni tra India e Stati Uniti dipenderà da vari fattori, tra cui i cambi di leadership, le priorità interne e così via. Ciononostante, la partnership tra Stati Uniti e India ha dimostrato una certa resilienza e si trova su una traiettoria ascendente anche per i prossimi anni”. Le elezioni generali in India si terranno fra meno di un anno e il premier Modi continua a godere di una grandissima popolarità tra i cittadini indiani. 

“L'India ritiene che l'autonomia strategica sia il punto di partenza della sua politica estera. Evita la politica divisiva e vuole essere strategicamente autonoma. Quindi, pur avendo le sue preoccupazioni per i confini, l'India si comporta in modo molto pragmatico invece di opporsi apertamente alla Cina. Bisogna ricordare che se gli Stati Uniti sono il primo partner commerciale, la Cina è il secondo. Delhi è desiderosa di costruire le proprie capacità e competenze in modo da ridurre la propria dipendenza dalla Pechino - in questo ha lo stesso interesse degli Stati Uniti - e mira a diventare il Paese a cui rivolgersi per un mercato alternativo e competitivo”.

Di conseguenza Washington è disposta a chiudere un occhio nei confronti delle relazioni tra Delhi e Mosca. “L’India da una parte vuole evitare una più stretta relazione tra Cina e Russia. Dall’altra, essendo il Paese più popoloso al mondo ha bisogno di energia per sostenere la propria crescita. Ma questo fa gioco anche agli Stati Uniti e all’Europa: non avendo aderito alle sanzioni internazionali, l’India può comprare a prezzi ridotti il greggio russo, raffinarlo e venderlo all’Occidente, che può beneficiarne senza essere direttamente coinvolto”. 

In questo senso l’India è diventato un importante anello di congiunzione tra Oriente e Occidente: “Ma non solo - sottolinea Aamer - la presidenza del G20 ha dato all’India una spinta in più per essere la voce del Sud globale quindi nella visione di Modi qualsiasi relazione migliore con i migliori al mondo, tra cui appunto gli Stati Uniti, avrà ricadute positive sul resto dei Paesi in via di sviluppo”.

Dopo gli Stati Uniti anche la Francia a luglio ospiterà il premier Modi: “Quando un’economia è in ascesa come quella indiana il mondo vuole trarne beneficio”, commenta la studiosa.

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