21/01/2010, 00.00
MYANMAR
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Monaci birmani e attivisti processati per la rivolta contro la giunta nel 2007

Gli imputati, fra cui quattro monaci e un insegnante,. Essi avrebbero partecipato alla “rivoluzione zafferano”, repressa nel sangue dall’esercito. Gli attivisti sono stati arrestati nel settembre scorso e rischiano condanne fino a sette anni di galera. Ad oggi vi sono più di 250 monaci rinchiusi nelle carceri del Myanmar.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – La giunta militare birmana ha incriminato otto attivisti accusati di aver partecipato alle proteste di piazza del settembre 2007, represse nel sangue dal governo. Lo riferisce il sito dissidente Democratic Voice of Burma (Dvb), secondo cui gli imputati – tra i quali vi sono quattro monaci e un insegnante – sono stati arrestati nel settembre scorso durante una massiccia operazione contro attivisti e oppositori, a due anni esatti dalla “rivoluzione zafferano” lanciata dai monaci birmani.
 
Kyaw Ho, avvocato di Thandar Htun e Ko Nyo, riferisce che gli imputati sono accusati di aver violato la Unlawful Associations Act e la Immigration Act, reati che comportano una pena fino a sette anni di prigione. Gli altri attivisti alla sbarra sono Ye Myint, U Yaywata, U Kawthita, U Withudi, U Waryama e Kyaw Khin. Il legale precisa che “essi avrebbero avuto contatti con la All Burma Monks Association e la Generation Wave”, due organizzazioni dichiarate fuorilegge dai generali e di “aver varcato illegalmente i confini per incontrare membri di quei gruppi”.
 
Cinque degli imputati non avranno assistenza legale durante il processo. L’avvocato aggiunge che, dal giorno dell’arresto, i parenti non hanno potuto incontrare gli attivisti e accertarsi delle loro condizioni di salute.
 
Nel settembre dello scorso anno il governo birmano ha lanciato una massiccia campagna di repressione contro persone sospettate di aver fomentato la rivolta di piazza del 2007, repressa con violenza dall’esercito su ordine della giunta. Migliaia di persone, guidate dai monaci del Paese, hanno invaso le strade di Yangon per protestare, in un primo momento, contro l’innalzamento dei prezzi del carburante.
 
Le dimostrazioni si sono presto trasformate in una “prova di forza” contro la dittatura, per chiedere la liberazione dei detenuti politici e riforme democratiche in Myanmar. I militari hanno risposto sparando contro la folla, uccidendo centinaia di persone. Tra questi anche diversi monaci buddisti, figure amate e venerate nel Paese.
 
Secondo l’associazione Assistance Association for Political Prisoners-Burma (Aapp), con base in Thailandia, sono più di 250 i monaci rinchiusi al momento nelle carceri birmane.
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