28/09/2006, 00.00
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Mons. Lajolo: il papa contro la violenza religiosa e l'emarginazione di Dio nell'occidente

L'ex ministro degli esteri vaticano precisa le intenzioni del pontefice a Regensburg. Appello a costruire la pace promuovendo i diritti umani (vita, libertà religiosa e di espressione). Critiche alla comunità internazionale per la mancanza di volontà politica nel risolvere sottosviluppo e conflitti.

New York (AsiaNews) – Il discorso di Benedetto XVI a Regensburg atterra alle Nazioni Unite. In un articolato discorso svolto ieri sera all'Assemblea generale Onu, mons. Giovanni Lajolo ha precisato che il papa ha condannato "le motivazioni religiose alla violenza", ma anche il tentativo dei politici di "emarginare Dio" dalla società "relegando la religione nell'ambito delle sottoculture".

La lezione del papa all'università tedesca – ha detto l'ormai ex ministro degli esteri vaticano - vuole essere "una spinta e un incoraggiamento per un dialogo positivo e perfino di autocritica, fra le religioni e fra la ragione moderna e la fede dei cristiani". Al di là di tutti i fraintendimenti avvenuti, le "reali intenzioni" del pontefice sono che " 'non religione e violenza, ma religione e ragione vanno insieme', nel contesto di una visione critica di una società che cerca di escludere Dio dalla vita pubblica".

"Se da una parte, con chiarezza e radicalità, bisogna rigettare la motivazione religiosa alla violenza, da qualunque parte provenga – ha spiegato mons. Lajolo – dall'altra si deve sottolineare che nella vita politica non si può disprezzare il contributo  della visione religiosa del mondo e dell'umanità". Per mons. Lajolo c'è quasi un rapporto di causa-effetto fra i due fenomeni: "se la ragione si mostra sorda al divino e relega la religione nell'ambito delle sottoculture, essa provoca automaticamente violente reazioni: le violenti reazioni sono sempre una falsificazione della vera religione". Mentre tutto il mondo ha parlato solo degli attriti prodottisi nel mondo islamico dopo il discorso di Regensburg, si è taciuto il fatto che "il Santo Padre, difendendo l'apertura dell'attività politica e culturale al Trascendente, non desiderava altro che offrire un deciso contributo al dialogo fra le culture, aiutando ad aprire il pensiero occidentale alle ricchezze del patrimonio di tutte le religioni".

Pace e sottosviluppo

L'intervento di mons. Lajolo si è diffuso anche su altri temi quali la pace, il sottosviluppo, la promozione dei diritti umani. Egli ha ricordato che "la Santa Sede continua ad essere una sostenitrice delle Nazioni Unite e favorisce le riforme in atto" per rendere i suoi organismi più efficaci. "Troppo spesso – ha detto – le organizzazioni internazionali intervengono, se lo fanno, solo dopo che una guerra è in corso, o dopo che popolazioni innocenti hanno subito assalti per molto tempo". Occorre invece trovare i "mezzi adeguati" per "intervenire in tempo" "quando i diritti di interi gruppi sono violati … o quando essi non vengono protetti dai loro stessi governi". A questo proposito mons. Lajolo accusa la comunità internazionale di lentezza nel rispondere alla crisi scoppiata fra Israele ed Hezbollah: "La risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell'11 agosto 2006, poteva essere adottata un mese prima, con la stessa stesura".

Per mons. Lajolo vi è una vera e propria mancanza di "volontà politica della comunità internazionale". Lo stesso si può dire per il (poco) impegno dei governi contro il sottosviluppo. Molti dei progetti per alleviare la povertà, la miseria, le epidemie, la piaga dell'esilio per i profughi, l'equità nel mercato globale "mancano di attuazione". "Tali fallimenti – ha continuato il prelato vaticano - … diventano occasioni perdute per promuovere un'alternativa morale alla guerra".

Terrorismo e ideologia del potere

Parlando della situazione globale del mondo, mons. Lajolo ha condannato la "nuova barbarie" del terrorismo - versione moderna della Torre di Babele, dell'orgoglio dell'uomo che rifiuta "il riconoscimento dell'altro" e "dei suoi bisogni". Esso però  va di pari passo con l'ideologia del potere e della forza, accarezzata da molti stati dotati o in procinto di dotarsi di testate nucleari. E mentre il terrorismo "rifiuta le migliori conquiste della nostra civiltà", "otto nazioni … posseggono armi nucleari per circa 27 mila complessive testate nucleari, capaci di distruggere innumerevoli volte il nostro pianeta".

Proteggere i diritti umani

Una parte consistente del discorso è dedicata alla protezione dei diritti umani quale "pilastro essenziale nell'edificio della pace mondiale". Per la Santa Sede, spiega mons. Lajolo,  il compito di proteggere i diritti umani è uno dei servizi più importanti dell'Onu. Il prelato – ora presidente del governatorato della Città del Vaticano - prende di mira i tentativi – fatti da Cina, Myanmar, paesi islamici e nord-europei – di annacquare il valore universale dei diritti umani, sottolineandone invece il valore relativo, legato alla storia o alla cultura di ogni nazione. "La diversità fra le culture – precisa mons. Lajolo – permette differenze nella sottolineatura e nell'attuazione dei diritti umani, ma la natura umana, che è il loro fondamento ed è comune all'intera società umana, non permette che alcun diritto umano sia eclissato". E contro ogni pretesa di "non ingerenza", egli continua: "Tutti i governi devono comprendere con chiarezza: la violazione dei fondamentali diritti della persona non può essere nascosta dall'attenzione della comunità internazionale con il pretesto della inviolabilità degli affari interni di uno Stato".

Fra i diritti umani fondamentali, mons. Lajolo ne elenca 3: il diritto alla vita, dal suo inizio alla sua fine naturale; il diritto alla libertà religiosa; il diritto alla libertà di pensiero e di espressione. Purtroppo, egli afferma, proprio questi tre valori non sono protetti in modo adeguato in molte nazioni. "In non poche – egli aggiunge – sono negati in modo esplicito, perfino fra Stati che seggono nel Consiglio per i diritti umani", il nuovo organismo varato dalle Nazioni Unite.

Religioni, dialogo, tolleranza

Nel suo intervento mons. Lajolo rivendica un posto importante alla religione nella società. "Essa – dice - è una forza vitale per il bene, l'armonia e per la pace fra i popoli", anche se "in alcuni casi la religione continua ad essere sfruttata cinicamente per fini politici". Il rappresentante vaticano ricorda le molte occasioni in cui Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno coagulato attorno a loro l'impegno per la pace di molti rappresentanti religiosi e precisa – con parole molto simili a quelle uste dal papa nel suo incontro con gli ambasciatori dei paesi islamici – che "un dialogo sincero implica necessariamente un'analisi auto-critica della relazione fra le nostre tradizioni e quelle strutture sociali, politiche, economiche facili a diventare agenti di violenza e ingiustizia".

Dopo aver ricordato la critica di Benedetto alla violenza religiosa e al secolarismo che emargina le religioni, mons. Lajolo conclude: "È compito… della società civile e degli Stati promuovere la libertà religiosa e una sana tolleranza sociale che disarmerà gli estremisti anche prima che essi comincino a corrompere altri con il loro odio alla vita e alla libertà".

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