24/10/2022, 11.23
RUSSIA-IRAN
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Mosca e Teheran cementano ‘santa alleanza’ contro l’Occidente

di Vladimir Rozanskij

Gli iraniani in soccorso di Putin con i droni-kamikaze Shahed. Usati soprattutto contro la rete energetica ucraina, falcidiano anche la popolazione civile. Russia e Repubblica islamica vedono negli Usa un comune nemico. Un crollo interno del regime degli ayatollah avrebbe ripercussioni anche per il Cremlino.

Mosca (AsiaNews) – Esperti militari e geopolitici intravedono una “santa alleanza contro l’Occidente” nell’aiuto militare iraniano alla Russia, sempre più in difficoltà nella guerra d’invasione in Ucraina. Lo rivela una analisi del gruppo informativo Rbc (RusBiznesConsulting).

Fin dalle prime sanzioni alla Russia dopo l’inizio dell’invasione di febbraio, i media russi hanno commentato che il loro Paese “sta diventando come l’Iran”, da decenni sotto la pressione sanzionatoria dell’Occidente, descrivendo una specie di affinità naturale tra Mosca e Teheran.

L’analogia si è rafforzata con il passare dei mesi e l’intensificarsi delle sanzioni. La maggior parte delle grandi compagnie occidentali ha preso le distanze dalla tossicità degli affari con i russi: oggi a livello europeo si discute se applicare o meno alla Russia l’etichetta di “sponsor del terrorismo”, lo status con cui l’Iran viene identificato da molti anni.

Dopo otto mesi di tensioni era inevitabile che i due “Paesi-canaglia” si avvicinassero non solo a livello ideologico, ma anche strategico, condividendo l’esperienza dell’isolamento internazionale e il medesimo disprezzo nei confronti dei diritti e delle libertà delle persone. Russia e Iran sono uniti anche nel tentativo di sovvertire l’ordine mondiale, che vede gli Stati Uniti in posizione preminente.

I droni-kamikaze iraniani non sono soltanto una fornitura economico-militare, affermano tutti gli esperti, ma anche una discesa in campo di Teheran nella guerra globale, che vede la Russia schierata contro Nato e Stati Uniti. L’andamento negativo del conflitto con Kiev non permette alla Russia di esaltare la “annessione” di parte del territorio ucraino, di cui peraltro non ha il pieno controllo.

Mosca deve in qualche modo dimostrare la sua superiorità sugli avversari, soprattutto per accontentare l’opinione pubblica interna, sconcertata dopo un mese di mobilitazione, assai ostica da accettare per i cittadini russi. L’Iran è stata la risposta a tutte le incertezze, con la vendita a buon mercato di una massa indefinita di droni. Secondo il presidente ucraino Zelenskyj, la Russia ha comprato circa 2.400 di questi Shahed, che mettono a rischio la vita dei civili ucraini, lontani dalla linea del fronte.

Gli obiettivi dei droni sono le infrastrutture energetiche, ma sotto i colpi crollano anche le case della gente, come a Kiev. Ogni attacco viene salutato con entusiasmo dai propagandisti russi, che lo raccontano come un successo di “liberazione dal nazismo”, ma questi apparenti successi non influiscono molto sugli sviluppi del fronte di guerra.

Sistemi d’arma come gli Shahed non sono in grado di fermare il contrattacco ucraino nelle zone contese. Servono solo a diffondere il terrore tra la popolazione, come confermano anche gli analisti dell’Institute for the Study of War.

Teheran evita però di appoggiare in modo ufficiale la guerra russa contro l’Ucraina, ribadendo una posizione di apparente neutralità con affermazioni di rito sulla “regolazione pacifica del conflitto”, sulla falsariga delle posizioni di India e Cina. Nell’incontro di luglio di Putin con la guida suprema Ali Khamenei l’attacco russo era stato comunque definito come “preventivo”, facendo capire che l’Iran provava un senso di solidarietà con la Russia, in una fase in cui si discuteva della possibile restaurazione degli accordi nucleari dell’Occidente con l’Iran, un fattore decisivo della vita interna del Paese.

Ora l’Iran è scosso dalla protesta delle donne, che appare non soltanto descrittiva di opinioni sulla vita della popolazione, ma anche molto incisiva nella critica all’intero sistema politico-ideologico del regime degli ayatollah. Se l’Iran dovesse esplodere, le conseguenze si farebbero sentire anche all’interno del bunker del Cremlino.

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