16/06/2025, 08.42
RUSSIA
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Mosca e la Nato sul Baltico

di Vladimir Rozanskij

Le autorità dell’Estonia hanno più volte ribadito che “la Russia rimane la più grande minaccia per la nostra sicurezza” e hanno comunicato l’intenzione di aprire una nuova base militare a Narva, la città divisa a metà dal fiume omonimo, uno dei punti più sensibili. Ma tra la popolazione europea è sempre più diffusa la convinzione sulla “inopportunità di una difesa della Nato ai confini con la Russia”, tesi di fatto sostenuta anche dall'amministrazione di Donald Trump.

Mosca (AsiaNews) - Molti commentatori internazionali si chiedono se Vladimir Putin abbia davvero intenzione di provocare un conflitto diretto con la Nato nei Paesi Baltici, giustificandosi nuovamente con le esigenze di “difendere la popolazione russofona” di queste zone, come già avvenuto con l’Ucraina fin dall’annessione della Crimea nel 2014. Di questo ha parlato anche il capo dei servizi di intelligence Bnd della Germania, Bruno Kahl, secondo cui non si tratterebbe di un’invasione di massa con bombardieri e carri armati, ma verrebbero piuttosto inviati “uomini verdi” per un’azione ibrida, come nel Donbass prima della guerra vera e propria.

In questo modo, secondo Kahl, Putin vorrebbe “testare la capacità della Nato di difendere i propri alleati”. L’Ucraina sarebbe dunque soltanto una “tappa intermedia” sulla via di un conflitto globale con l’Occidente, cominciando da tutti gli ex-Paesi sovietici in Europa, e molti dirigenti del regime putiniano non credono che la Nato risponderebbe con forza in caso di attacco a uno dei suoi membri, applicando l’articolo 5 del trattato di alleanza. Questo piano prevede quindi di “ricacciare la Nato ai confini del 1991, separando l’America dagli alleati europei, e i russi sono disposti a tutto per questo”, ribadisce Kahl.

Per questo le trattative di pace con la Russia in questa fase sembrano avere poco senso, in quanto Putin non è veramente disposto a mitigare il suo atteggiamento aggressivo per arrivare alla soluzione desiderata. Le autorità dell’Estonia, il Paese baltico più esposto alla pressione russa, hanno più volte ribadito che “la Russia rimane la più grande minaccia per la nostra sicurezza”, come ha affermato nei giorni scorsi anche il vice-ministro della difesa di Tallinn, Kaido Tiitus, ritenendo che Mosca potrebbe ripristinare tutto il potenziale militare investito in Ucraina “nel giro di un paio d’anni, tre al massimo”.

Fin dallo scorso aprile l’Estonia ha comunicato l’intenzione di aprire una nuova base militare a Narva, la città divisa a metà dal fiume omonimo con la Russia, uno dei punti più sensibili, dove verranno disposti almeno 200 soldati estoni e vari contingenti degli alleati. Un’altra disposizione è stata allestita a settembre 2024 presso il confine con la Russia, la base militare Reedo, con una concentrazione di almeno mille soldati, da usare come “punto di raccolta” in riferimento ai piani di difesa della Nato nella regione. Altri 600 soldati sono stati dislocati nei primi mesi di quest’anno in vari punti della frontiera con la Russia, ed entro l’autunno verrà allestito uno sbarramento con 14 bunker sulla zona nord-orientale, e 4 in quella meridionale.

Il politologo estone Peeter Taim ha commentato questi sviluppi con i giornalisti di Zerkalo.az, ammettendo che non ci sono certezze tra gli esperti: alcuni ritengono che Putin non attaccherà i Baltici, avendo già ricevuto forti risposte in Ucraina che hanno prosciugato le sue capacità militari, ciò che rende impossibile uno scontro diretto con la Nato. Altri invece sostengono che “il più grande sogno di Putin è proprio quello di contestare e dimostrare l’inconsistenza dell’articolo 5”, attaccando un Paese come l’Estonia, molto più piccolo e attaccabile rispetto all’Ucraina.

Secondo Taim, bisogna anche tenere conto dell’opinione molto diffusa in Europa tra la popolazione sulla “inopportunità di una difesa della Nato ai confini con la Russia”, tesi di fatto sostenuta anche dalla nuova amministrazione di Donald Trump. Gli estoni cominciano a ritenere di doversi preparare a difendere con le sole proprie forze, mobilitando tutti gli effettivi possibili, che al momento non superano le 30 mila persone. Secondo alcuni, il Paese che potrebbe essere più pronto a supportare gli estoni sarebbe la Finlandia, a sua volta sotto pressione da parte dei russi presso i propri confini.

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