10/12/2009, 00.00
IRAQ
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Mosul, uccisi due fratelli cristiani. Cellula di al Qaeda rivendica la strage a Baghdad

Entrambi sono stati assassinati con un colpo di pistola alla testa. Cellula irakena di al Qaeda promette nuovi attacchi se non verrà applicata la legge islamica nel Paese. Alto funzionario della polizia accusa Damasco e Riyadh di complicità.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Nella serata di ieri la polizia ha rinvenuto i cadaveri di due fratelli cristiani a Mosul, 350 km a nord di Baghdad. I due sono stati uccisi con un colpo di pistola alla testa. Dalla capitale, intanto, giungono nuove rivendicazioni in merito ai sanguinosi attentati dell’8 dicembre scorso, in cui sono morte 127 persone. Il ramo irakeno di al Qaeda si attribuisce la responsabilità della strage. Un alto funzionario della polizia, invece, punta il dito contro Damasco e Riyadh, che avrebbero “finanziato” gli esecutori materiali.
 
Fonti della sicurezza a Mosul confermano l’assassinio di due fratelli originari di Batnaya, villaggio cristiano 20 km a nord della città. Ieri mattina i due erano arrivati nella zona industriale di Mosul, per riparare il loro camion cisterna. La polizia ha rinvenuto i cadaveri nella serata di ieri: entrambi sono stati ammazzati con un colpo di pistola alla testa. Dalla dinamica sembra trattarsi di una vera e propria esecuzione, dietro la quale vi sarebbero gli estremisti sunniti che già in passato hanno attaccato la comunità cristiana.
 
A Baghdad, intanto, emergono le prime rivendicazioni della strage dell’8 dicembre scorso, in cui sono morte 127 persone, oltre 500 i feriti. In un comunicato diffuso attraverso siti internet jihadisti, lo Stato islamico d’Iraq, una cellula locale di al Qaeda, si è attribuito la responsabilità dell’attacco. I fondamentalisti promettono nuovi attentati se il governo non applicherà la shariah, la legge islamica nel Paese.
 
Il premier Nouri al Maliki ha rimosso il capo delle forze di sicurezza capitale e ha avvertito le opposte fazioni in Parlamento a non politicizzare gli attentati.
 
Un alto funzionario della polizia della capitale, invece, accusa Damasco e Riyadh di “complicità” nella carneficina. Il generale Jihad al-Jabiri, direttore generale delle forze di sicurezza, sottolinea che “questa operazione richiede ingenti capitali, che provengono da Siria e Arabia Saudita” e i governi dei due Paesi “ne erano al corrente”. Egli ha aggiunto che gli attentati sono stati commessi con materiale esplosivo “proveniente dall’estero”.
 
Gli esecutori materiali sarebbero esponenti dell’ex partito Baath, del rais Saddam Hussein, con la collaborazione di al Qaeda e “l’aiuto di Paesi confinanti”.
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