14/08/2015, 00.00
MYANMAR
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Myanmar, l’alluvione non dà tregua: 103 morti, un milione e 300mila sfollati

Gli Stati del centro-sud i più colpiti. A rischio le coltivazioni. Strade e ponti distrutti rendono difficile l’arrivo dei soccorsi e la valutazione dei danni. Governo e opposizione, insieme alla Chiesa, si appellano alla comunità internazionale. Aiuti da Paesi asiatici, Usa, Europa e Australia.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Le inondazioni e le frane causate dai monsoni e dagli strascichi del ciclone Komen “hanno ucciso 103 persone e colpito un milione e 280mila cittadini”. Lo ha detto Win Shwe, direttore del Ministero del Social Welfare birmano. Le forti piogge, che da settimane non danno tregua al Paese, hanno costretto la popolazione ad evacuare in almeno 10 divisioni.

Nelle regioni di Magwe e Sitgaing la popolazione non può fare ritorno alle proprie case; lo Stato Rakhine – dove, in campi di fortuna, vive la maggior parte dei profughi Rohingya del Paese – è in stato d’emergenza dal 16 luglio scorso.

Le zone più colpite sono quelle delle regioni del centro e del sud del Paese, in cui si concentra la produzione di riso e altri cereali; gli agricoltori sono impegnati in una lotta serrata per il contenimento delle inondazioni, mentre cresce in diversi punti il corso del fiume Irrawaddy.

Anche dove la pioggia ha dato una tregua, rimangono gravi i danni provocati alle infrastrutture. In un comunicato dell’Ufficio della Nazioni Unite per il coordinamento delle azioni umanitarie (Ocha), dell’11 agosto, si legge che “anche se l’acqua si è ritirata in molte aree, un gran numero di strade e ponti è stato distrutto negli Stati e regioni più colpiti. I trasporti rimangono difficili per le squadre di valutazione dei danni e per la distribuzione degli aiuti”.

Nei giorni scorsi l’arcivescovo di Yangon card. Charles Bo ha rivolto un appello ai birmani e alla comunità cattolica internazionale, per l’invio di cibo e aiuti “per le vittime delle alluvioni in Myanmar”. Anche il presidente Thein Sein e il leader dell’opposizione Aung San Su Kyi si sono rivolti alla comunità internazionale. Generi di prima necessità e appoggio logistico stanno giungendo dai Paesi asiatici (India e Cina in primis) e da Stati Uniti, Europa e Australia.

L’alluvione in corso è il peggior disastro ambientale per l’ex Birmania dal ciclone Nargis, che nel 2008 causò la morte di 140mila persone. In quell’occasione la giunta militare al governo venne criticata per la censura di informazioni e i rifiuto di aiuti internazionali.

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