17/07/2009, 00.00
MYANMAR – CINA
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Myanmar: nonostante le sanzioni, crescono gli investimenti. Alla Cina l’87% del mercato

Nell’ultimo anno fiscale gli investimenti esteri nella ex-Birmania sfiorano quota un miliardo di dollari Usa. Un dato sei volte maggiore rispetto al 2007 – 2008. L’incremento dovuto ai massicci investimenti di Pechino, che commercia con la dittatura a dispetto delle sanzioni imposte da Stati Uniti e Unione Europea.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Gli investimenti esteri in Myanmar hanno raggiunto quota un miliardo di dollari nell’ultimo anno fiscale, con una crescita sei volte maggiore rispetto al 2007 – 2008. Alla base dell’incremento i massicci investimenti della Cina, che ha conquistato una quota preponderante di mercato.
 
Secondo il Ministero della pianificazione nazionale e dello sviluppo gli investimenti esteri sono passati da 172 milioni di dollari Usa nel 2007 – 2008, agli attuali 984,9 milioni. Il rapporto diffuso ieri sottolinea che l’87% degli affari sono siglati con aziende o compagnie cinesi. Russia e Vietnam hanno investito nel petrolio e nei gas naturali, con un volume di affari pari a 114 milioni di dollari. La Thailandia punta sul settore del turismo e dell’accoglienza, investendo circa 15 milioni di dollari sul vicino.
 
Dai dati pubblicati dal ministero birmano emergono due elementi significativi: innanzitutto le sanzioni imposte dalla comunità internazionale non colpiscono la giunta militare al potere in Myanmar. Essa, infatti, gode dei capitali provenienti da Paesi che non rispettano il boicottaggio economico e commerciale imposto da Stati Uniti e Unione Europea, per i ripetuti casi di violazione dei diritti umani. Vi è poi una ulteriore conferma della politica del governo cinese che – in nome della crescita economia e del principio di “non ingerenza” – commercia senza remore con regimi e dittature. Oltre al Myanmar vi sono l’Iran, il Sudan e il Venezuela.
 
Il sottosuolo birmano è ricco di riserve di petrolio e di gas, che insieme al legname pregiato e alle pietre preziose costituiscono le risorse principali dell’economia locale. Gli investimenti della Cina sono focalizzati in particolare nel settore dell’energia e delle risorse naturali.
 
Nonostante l’aumento del volume di affari, la quasi totalità della popolazione birmana vive in condizioni di estrema povertà e solo la capitale Naypydaw – voluta dai generali in un’area pressoché inaccessibile – dispone di forniture elettriche ed energia. Anche nella ex-capitale Yangon per diverse ore del giorno manca l’elettricità.
 
Per far fronte al fabbisogno la giunta ha sottoscritto una fornitura da 300 megawatt di elettricità da Ruili, cittadina cinese nei pressi del confine con il Myanmar. Essa – spiega il sito Mizzima News –servirà a rifornire la zona industriale di Mandalay, dedita alla produzione di automobili e veicoli industriali.   
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