16/03/2022, 13.45
EGITTO
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Mynia, tre copti massacrati da un gruppo di musulmani per una faida di 70 anni fa

Dietro l’esecuzione vi sarebbe la “vendetta” per una morte avvenuta decenni prima. Il gruppo ha ucciso i cristiani e poi ha danzato sui resti dei loro cadaveri. Al ritorno nel villaggio di origine accolti da canti e feste, al grido di “Allah Akbar”. In realtà i tre fratelli non sapevano nulla degli eventi del passato. 

Il Cairo (AsiaNews) - Tre fratelli cristiani copti sono stati uccisi in modo brutale da un gruppo di sei musulmani, che avrebbero agito per vendetta "lavando" il sangue di un loro parente morto circa 70 anni fa. Le vittime si chiamavano Youssef Youssef Youssef, Afifi Youssef Youssef e Bushra Youssef Youssef, al momento dell’attacco stavano lavorando in un campo agricolo e il loro assassinio risale al primo marzo scorso, sebbene la notizia sia filtrata solo in questi giorni. 

Gli assalitori, del villaggio di Jaweer, hanno aperto il fuoco e giustiziato i fratelli cristiani mentre si trovavano nel villaggio di Ibshadat, situato nel distretto di Mallawi, nel governatorato egiziano di Minya. Dopo averli uccisi hanno mutilato i loro cadaveri, per poi intonare una macabra danza attorno ai loro resti.

Fonti locali, rilanciate da International Christian Concern (Icc), riferiscono che gli abitanti dell’area in cui vivono i musulmani avrebbero accolto la notizia del massacro suonando strumenti musicali in segno di festa. 

L’avvocato della famiglia e alcune persone a conoscenza dei fatti riferiscono che i tre fratelli non sapevano nulla dell’uccisione avvenuta decenni prima, quando il loro padre era ancora giovane. Inoltre le modalità secondo cui è avvenuto l’assassinio non corrispondono a quelli caratteristici per vendetta avvenuti negli ultimi anni. Altri hanno osservato che la mutilazione del cadavere indica una corrispondenza con l’identità religiosa e rispecchia in un certo modo le esecuzioni compiute dai membri dello Stato islamico (SI, ex Isis). 

Secondo una fonte, gli autori dell’omicidio sono tornati al villaggio urlando “Allah Akbar” [Dio è grande, ndr]. Nei giorni successivi la polizia li ha arrestati; durante l’interrogatorio hanno confermato il raid punitivo e simulato le fasi dell’attacco, compreso lo smembramento dei cadaveri. Ora saranno processati per l’assassinio dei tre cristiani, uno dei quali aveva sei figli.

Da anni nel Sinai settentrionale è in atto una guerriglia da parte di gruppi estremisti islamici, che si è intensificata in seguito al rovesciamento del presidente Mohamed Morsi nel 2013 e all'infiltrazione dello Stato islamico nella regione l’anno successivo. Nel mirino anche diversi cristiani, uccisi in attacchi mirati contro singoli e gruppi di fedeli. Nel febbraio 2018 le forze di sicurezza egiziane, esercito e polizia, hanno lanciato una massiccia campagna nell’area contro gruppi armati e jihadisti.

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