23/12/2005, 00.00
INDONESIA
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Natale con i familiari per i cattolici condannati a morte in Indonesia

di Benteng Reges

Il procuratore generale ha confermato che i tre non verranno giustiziati nel periodo natalizio; parlamentari indonesiani esprimo preoccupazione per trattamenti differenziati tra le esecuzioni capitali di condannati islamici e non.

Jakarta (AsiaNews) – I tre cattolici indonesiani condannati a morte in relazione agli scontri interreligiosi di Poso - Sulawesi centrali - del 2000, non verranno giustiziati nel periodo di Natale, né nei giorni subito successivi al nuovo anno. Lo ha reso noto il procuratore generale, Abdul Rahman Saleh, durante un'audizione parlamentare con la Commissione I, che si occupa di affari interni.

Già una settimana fa Oegroseno, capo della polizia della provincia di Sulawesi centrali, aveva anticipato che i tre condannati avrebbero trascorso il Natale e il Capodanno con le famiglie.

Ulteriore prova che l'esecuzione non è imminente, il fatto che la polizia non ha ancora iniziato la preparazione dei tiratori preposti a portare a termine la condanna. DI solito gli esercizi, obbligatori, dei tiratori durano alcune settimane.

Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu sono stati condannati a morte nel 2002. Lo scorso novembre il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono aveva respinto la loro richiesta di grazia; subito dopo l'Ufficio del procuratore generale ha annunciato che i tre sarebbero stati giustiziati "presto". Da allora esponenti della Chiesa locale e attivisti per i diritti umani chiedono l'annullamento di una sentenza ritenuta "iniqua" anche a causa delle pressioni esercitate sulla corte dai fondamentalisti islamici.

Preoccupazione sul caso dei tre cattolici è stata espressa anche da alcuni parlamentari. Durante l'audizione con Abdul Rahman Saleh Ratna Situmorang ha dichiarato che l'Ufficio del procuratore generale usa due misure differenti nell'applicare la pena capitale. La donna ha fatto l'esempio dei terroristi islamici Imam Samudra, Muklas e Amrozi già da un anno condannati a morte per le bombe di Bali del 2002, ma la cui esecuzione continua ad essere rimandata. "Non è giusto – denuncia la parlamentare – questi musulmani hanno ucciso centinaia di persone e la loro esecuzione è stata rimandata a tempo indeterminato". Non solo, continua, essi "hanno anche usufruito di un trattamento speciale: il governo li ha trasferiti dalla prigione Krobokan di Bali a Nusakambangan a Cilacap, Central Java".

Alle accuse il procuratore generale ha risposto sottolineando la differenza tra i due casi e negando che il suo Ufficio, a causa della tesa atmosfera politica nel Paese, abbia adottato metri diversi nel trattarli.

Intanto continuano le richieste di Ong locali e organizzazioni per i diritti umani perché venga riaperto il caso dei tre cattolici. Da più parti viene sottolineata l'urgenza di fare luce sulle responsabilità di alcuni funzionari governativi e uomini delle forze dell'ordine negli scontri di Poso, per cui invece stanno pagando solo Tibo e i suoi compagni. Proprio Tibo di recente ha rivelato il coinvolgimento di almeno 16 persone negli scontri interreligiosi del 2000.

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