07/01/2022, 14.38
ISRAELE
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Nazaret, a 4 anni ucciso da un proiettile. Record di sangue per la criminalità araba

Colpito da una pallottola vagante in un parco giochi di Bir al-Maksur. Nel 2021 sono state 125 le vittime della violenza delle bande criminali che imperversano nelle comunità arabo-israeliane, alimentate da tante armi nelle mani di giovanissimi. Un tema anche politico in Israele.

Nazaret (AsiaNews) - La morte di un bambino di 4 anni raggiunto da una pallottola vagante in una località vicina a Nazaret riporta in primo in Israele la questione della violenza della criminalità nelle comunità arabo-israeliane. Il piccolo si chiamava Ammar Hujayrat ed è stato colpito ieri sotto gli occhi della madre mentre si trovava in un parco giochi a Bir al-Maksur. Il proiettile sarebbe partito da un cantiere che si trova a 300 metri di distanza: la polizia israeliana ha fermato quattro persone che negano ogni addebito.

La tragedia del piccolo Ammar non è purtroppo un caso isolato: la violenza della criminalità organizzata è una piaga che affligge da tempo la Galilea e le altre città dove si concentra la popolazione araba con cittadinanza israeliana, cioè i discendenti di quanti nel 1948 non abbandonarono le proprie case ma scelsero di restare a vivere dentro i confini internazionalmente riconosciuti dello Stato di Israele.

Negli ultimi anni questa violenza è diventata sempre più sanguinosa: l’associazione The Abraham Initiatives - che in Israele è attiva per la promozione dei diritti dei cittadini di etnia arabo-palestinese, che ormai costituiscono più del 20% della popolazione israeliana - ha registrato nel solo 2021 ben 125 morti di cittadini arabi in circostanze legate alla criminalità. Si tratta del più alto numero di vittime degli ultimi anni e comprende anche 16 donne. Il dato ancora più allarmante è poi l’età di questi morti: ben 62 (praticamente la metà) aveva meno di 30 anni, 19 addirittura non arrivavano ai 20. Un’ondata di omicidi tra giovanissimi che ha il suo epicentro nelle città più grandi: Gerusalemme est, Umm El-Fahm, Ramle, Haifa, Nazaret, Lod, Jaffa. E che è legato a una grande quantità di armi in circolazione: ben l’83% delle vittime è morta per colpi di arma da fuoco.

Un dato, quest’ultimo, che appare paradossale in un Paese come Israele dove il tema della sicurezza è da sempre cruciale. Proprio per questo motivo lo scarso impegno nel fronteggiare queste bande criminali è da tempo anche un tema per la politica israeliana. E sono proprio i partiti arabi, sulla spinta del malcontento del proprio elettorato, a sollecitare un intervento deciso da parte delle istituzioni israeliane, accusate di aver abbandonato a se stesse le comunità abitate in maggioranza da cittadini palestinesi, spesso in coda anche alle graduatorie sugli investimenti pubblici e sulle dotazioni di servizi sociali. Proprio un'attenzione maggiore su questi fronti è stata una delle richieste del partito Ra’am di Mansour Abbas che dal giugno scorso è parte della variegata coalizione che sostiene il governo del premier Neftali Bennett, subentrato a Benjamin Netanyahu. Finora, però, nella lotta alla criminalità i risultati sono stati molto scarsi.

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