19/01/2010, 00.00
CINA
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Nel 2009 le vendite immobiliari hanno raggiunto i 4.400 miliardi di yuan

I prezzi immobiliari crescono senza freno, soprattutto nelle grandi città, favoriti da facili finanziamenti bancari. Ma ormai anche il governo si preoccupa per fenomeni speculativi, che tagliano dal mercato i cittadini e rischiano di causare gravi perdite al mercato finanziario.

Shanghai (AsiaNews/Agenzie) – Nel 2009 le vendite immobiliari in Cina sono cresciute del 75,5% rispetto all’anno precedente, nonostante i continui e forti aumenti dei prezzi, secondo quanto indica oggi l’Ufficio Nazionale di Statistica (Uns). La prospettiva di facili guadagni e la facilità ad ottenere finanziamenti bancari continuano a favorire forti investimenti nel mattone. Ma questo incrementa sempre più la bolla speculativa, mentre i rimedi adottati dal governo non si dimostrano efficaci.

Secondo l’Uns, nel 2009 ci sono state vendite immobiliari per 4.399,5 miliardi di yuan (circa 448,4 miliardi di euro), con un aumento dell’80% nel solo settore residenziale. La richiesta spinge in alto i prezzi, cresciuti del 7,8% a dicembre, massimo aumento da 18 mesi. Sempre a dicembre, in 70 città grandi e medie l’aumento dei prezzi è stato dell’1,5% rispetto a novembre.

Nelle grandi città gli aumenti sono ben maggiori. Nel Zhejiang il giro d’affari è cresciuto del 130% nell’anno, a Shanghai del 126%.

Secondo la Banca del Popolo di Cina, nella sola Shanghai i prestiti bancari per acquisti immobiliari siano stati nel 2009 pari a 99,58 miliardi di yuan. Al novembre 2009 i prezzi delle case di nuova costruzione hanno raggiunto a Shanghai i 31.209 yuan al metro quadro, +68% rispetto a un anno prima.

Il dato preoccupa gli economisti, anche perché molte transazioni hanno solo fini speculativi e, comunque, questi aumenti tagliano fuori dal mercato la massa della popolazione che non può permettersi simili prezzi. Molti migranti, vero motore dello sviluppo cinese grazie all’offerta di mano d’opera a basso prezzo, non riescono ad affrontare questi prezzi e sono costretti a tornare al loro villaggio. Per contenere la speculazione il governo ha annunciato e in parte adottato varie misure, quali l’aumento delle imposte se l’immobile è rivenduto entro 5 anni dall’acquisto o se si tratta della seconda casa. Ma questo non ha scoraggiato gli investitori, anche favoriti dalla facilità di ottenere finanziamenti bancari con basso tasso di interesse. D’altra parte il governo è cauto nell’intervenire per non deprimere il mercato immobiliare, che secondo esperti costituisce tra l’8% e il 10% del prodotto interno lordo.

Analisti osservano che l’intervento del governo rischia di essere tardivo e insufficiente, se non sarà deciso. Osservano che secondo Wang Zhaoxing, vicepresidente della China Banking Regulatory Commission, circa il 20% dei prestiti bancari sono diretti al mercato immobiliare. Per cui un crollo dei prezzi avrebbe effetti disastrosi non solo per i proprietari, ma per l’intero mondo finanziario.

Qualcuno arriva a prospettare il fantasma della crisi immobiliare Usa: osserva che anche lì le banche avevano accordato eccessivi prestiti, che poi i proprietari di immobili non sono riusciti a pagare, così che le banche avrebbero dovuto o perdere i soldi, oppure vendere le case cacciando fuori milioni di persone.

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