04/05/2023, 10.40
PAKISTAN
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Nel nome di mons. Jospeh, la battaglia dei cristiani contro gli abusi sulla blasfemia

di Shafique Khokhar

A 25 anni dalla morte, il ricordo del vescovo di Faisalabad protagonista di un gesto estremo per protestare contro le violenze legate alla controversa norma. Per molti ancora oggi egli è un martire della fede. Dal 1987 oltre duemila persone accusate ingiustamente, almeno 88 gli omicidi extragiudiziali. Fra le proposte una commissione sui massacri di Gojra nel 2009.

Lahore (AsiaNews) - Con una conferenza intitolata “Aspirazione ad una società inclusiva”, i cristiani pakistani hanno ricordato ieri il sacrificio dell’allora vescovo di Faisalabad John Joseph nella lotta contro gli abusi legati alle leggi sulla blasfemia a 25 anni dalla morte. Una figura di primo piano della Chiesa pakistana, ricordato ancora oggi per la sua opera a favore della giustizia, della pace e dell’armonia interconfessionale in una nazione spesso teatro di violenze e attacchi contro le minoranze. L’incontro si è tenuto presso il Centro per la giustizia sociale (Csj) a Lahore e ha registrato l’intervento di esperti, attivisti e studiosi i quali hanno sottolineato come, a distanza di tempo, nulla sia stato fatto a livello legislativo per contrastarne l’uso improprio. 

Nonostante l’introduzione di un paio di emendamenti nel 2004 e nel 2017 da parte del Parlamento di Islamabad, gli abusi sono continuati e gli autori - anche nei casi di omicidio extra-giudiziale - hanno beneficiato il più delle volte di un clima generale di impunità. Secondo i dati raccolti dal Centro per la giustizia sociale, almeno 2120 persone hanno sofferto di false accuse, processi e abusi fra il 1987 (anno di introduzione della norma) e il 2022, mentre 88 persone a processo sono state uccise da fanatici o in gesti arbitrari. 

Fra le vittime collaterali delle norme sulla blasfemia, che puniscono quanti dissacrano il Corano o profanano il nome del profeta Maometto (art. 295 B e C del Codice penale), vi è anche mons. John Joseph. Egli era una personalità impegnata nel campo dei diritti umani e religiosi e lottava da tempo contro il fondamentalismo e l’intolleranza, soprattutto contro le discriminatorie leggi elettorali e quelle sulla blasfemia. Per dare più forza alla sua lotta e richiamare l’attenzione del mondo su queste ingiustizie, il 6 maggio del 1998 si è suicidato all’entrata del tribunale di Sahiwal (nel Punjab), dove si celebrava il processo ad Ayub Masih, un cattolico che è stato condannato a morte, accusato di blasfemia. Sebbene il vescovo si sia suicidato (soffriva da tempo di depressione), molti all’interno della comunità cristiana pakistana lo considerano martire della fede. 

Fra i relatori della conferenza Peter Jacob, presidente della Commissione popolare per i diritti delle minoranze (Pcmr), che ha sottolineato la “lungimiranza” del vescovo fra i primi a denunciare gli abusi legati alla legge. Wajahat Masood, leader del Centro per la giustizia sociale ricorda le violazioni di matrice “politica” e le campagne di violenza per “influenzare” le decisioni della classe dirigente. Ciononostante lo Stato resta “insensibile” e la società in gran parte “ignara” del costo “di una tale politica distorta”. Majid Abel esalta gli “sforzi instancabili” per costruire una “società inclusiva e tollerante” che sappia difendere “i diritti delle comunità religiose” comprese le minoranze. Mons. Sebastian Shaw assicura l’impegno per “portare avanti la sua memoria e le sue battaglie”, mentre p. Khalid Rashid Asi ricorda come ancora oggi i tribunali emettano verdetti che non rendono giustizia alle vittime o alle persone incriminate per blasfemia. Il professor Anjum James Paul precisa infine l’elemento “problematico” insito nell’aver assegnato una “identità religiosa” allo Stato e la troppa concessa a gruppi religiosi per “influenzare il governo”. 

A conclusione dell’incontro, i promotori hanno avanzato alcune proposte per contrastare gli abusi: emendare alcuni passaggi costituzionali che sono incompatibili con i diritti di base; dar vita a una commissione di inchiesta sui massacri di Gojra nel 2009 per prevenire altri casi simili; introdurre il reato penale di conversione forzata; migliorare il disegno di legge sulla Commissione nazionale per le minoranze; contrastare il fondamentalismo sin dalle scuole. 

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