17/03/2006, 00.00
Nepal – cina
Invia ad un amico

Nepal, pellegrinaggio "politico" di un leader cinese alla "culla di Buddha"

di Prakash Dubey

Tang Jiaxuan, consigliere di Stato cinese, ha iniziato il 16 marzo una visita ufficiale di tre giorni in Nepal. "E' qui solo per vendere al mondo l'immagine di una leadership cinese rispettosa delle religioni, quando non sono diversi dai talebani".

Kathmandu (AsiaNews) – La visita di un leader cinese ai luoghi santi del buddismo "è intrisa di ipocrisia: cerca solamente di vendere al mondo l'immagine di una leadership cinese rispettosa delle tradizioni del Buddha, quando non sono diversi dai talebani dell'Afghanistan". Così un monaco buddista commenta ad AsiaNews la visita ufficiale in Nepal di Tang Jiaxuan, consigliere di Stato cinese, iniziata il 16 marzo con un "pellegrinaggio" a Lumbini, il luogo dove sarebbe nato il Buddha, a circa 300 chilometri a sud-ovest dalla capitale.

Il gesto viene letto da molti analisti politici come un segnale delle intenzioni di Pechino  nei confronti della questione nepalese: giocare un ruolo di mediazione fra il re Gyanendra ed i ribelli maoisti e portare in questo modo la pace nel Paese.

"Questa visita – dice ad AsiaNews Sidheshwar Tamang, monaco buddista - è un grande segno di pace: significa che persino la Cina, che ha definito le mosse anti-democratiche del re come 'un affare interno del Nepal', ha capito che senza una mediazione fra le due forze non si può raggiungere una stabilità politica".

"Tuttavia – aggiunge – i cinesi sono solo mercanti, anche di fede e cultura: la visita di Tang è solo un modo per dire al monarca che la Cina non vuole continuare ad essere sua complice nella distruzione della democrazia in atto nel Paese. Il segnale è dato non per motivi ideologici, ma solo perché Pechino vuole evitare la condanna del mondo, e dell'India in particolare, per la sua partecipazione a questo massacro".

"In ogni caso – continua – io personalmente ritengo il viaggio di Tang a Lumbini una dissacrazione di questa santa terra. Il consigliere ha solo gettato sale sulle ferite di milioni di tibetani indifesi, che hanno visto la distruzione dei loro templi e dei loro santuari per mano dei cinesi sin dal 1959, quando l'esercito cinese ha invaso la regione. I leader cinesi non sono diversi dai talebani dell'Afghanistan che hanno demolito i Buddha di Bamiyan".

Pradeep Shakya, un operatore del settore turistico nepalese, rincara la dose: "L'ipocrita visita di Tang – dice ad AsiaNews – è un tentativo di prendere due piccioni con una fava: da una parte, vuole dire alle forze politiche nepalesi che solo la riconciliazione porta alla pace. D'altra parte, cerca di vendere al mondo l'immagine di una leadership cinese rispettosa del buddismo, che non deve essere temuta dai tibetani". "E' solo un modo – conclude - per cercare di contrastare l'influenza internazionale del Dalai Lama, che con la diaspora del governo tibetano si è guadagnato il rispetto e l'ammirazione del mondo intero".

Tang, al termine della sua visita al luogo santo, ha detto che vorrebbe vedere Lumbini diventare "il centro mondiale della pace". Oggi il politico è nella capitale, dove si incontrerà con il re e con i membri dell'opposizione: è la prima volta, nel corso di una visita ufficiale, che un membro di un governo straniero ha dei colloqui con i ribelli.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Nuove tensioni tra ribelli maoisti e governo
26/10/2009
Il buddismo tibetano celebra i 900 anni del Karmapa Lama
06/12/2010
Il Panchen Lama rapito da Pechino “rimarrà per sempre nel cuore dei tibetani”
03/05/2012
In Tibet “è in atto un genocidio culturale”
27/04/2012
Entra in politica il Panchen Lama scelto da Pechino
14/02/2008


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”