07/10/2015, 00.00
EGITTO
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No al burqa, studio del Corano, pari diritti fra musulmani e cristiani. L’Egitto che cambia

P. Greiche, portavoce della Chiesa cattolica, parla di passaggi significativi dettati dal governo e che iniziano a prendere piede nella popolazione. Dal divieto del burqa in università, ai primi tentativi di esegesi del libro sacro per l’islam. Attesa per l’inizio dei lavori di costruzione della “Chiesa dei martiri”, dedicata ai copti decapitati dallo Stato islamico in Libia.

Il Cairo (AsiaNews) - In Egitto è in atto un “cambiamento” della mentalità del governo, delle autorità, che si può scorgere da alcuni, significativi elementi e che ha iniziato a prendere piede fra la popolazione: da un primo, timido tentativo di esegesi del Corano e dei testi islamici, al divieto per le donne insegnanti di indossare il burqa in classe, alla lotta al fondamentalismo e ai sermoni estremisti nelle moschee. È quanto afferma ad AsiaNews p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, che plaude alla decisione del presidente Abdel Fattah al Sisi “in persona” di concedere il nulla osta alla costruzione di una chiesa a Minya dedicata ai martiri copti decapitati dallo Stato islamico in Libia. 

I lavori di costruzione della “Chiesa dei martiri” al villaggio di Al-Awar, nel distretto di Samalout, terra di origine dei cristiani copti uccisi dai jihadisti a febbraio inizieranno nei prossimi giorni. “È importante e positivo al tempo stesso - aggiunge - che il presidente stesso abbia agito attaccando i campi in cui si trovava Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico, ndr] ai tempi del massacro. In un secondo momento ha visitato la zona e ha ordinato la costruzione della cattedrale”. 

Finora sono stati stanziati la metà dei fondi necessari per la costruzione, mentre i rimanenti verranno raccolti in corso d’opera. Il presidente ha compiuto un gesto “buono di fronte a cristiani e musulmani, un cambio nella mentalità delle persone”, oltre che “un cambio nella storia delle relazioni fra Chiesa e Stato nella costruzione delle chiese”. Finora, aggiunge p. Greiche, erano necessarie molte approvazioni e questo elemento mostra che “il governo ha a cuore i cristiani e vuole rompere il manto della discriminazione”. 

L’Egitto si avvicina alle elezioni politiche in programma fra fine ottobre e novembre e sta studiando una riforma della Costituzione che, secondo le aspettative, dovrebbe restituire maggiore presenza e visibilità ai cristiani copti nella società e nella politica nazionale. “La libertà che i cristiani hanno dopo Morsi e la fratellanza musulmana - afferma il portavoce della Chiesa cattolica - è un dato di fatto evidente, perché ora vi è un governo che ha a cuore i cristiani e li difende”. 

P. Greiche sottolinea che “servono educazione e tempo per cambiare la mentalità delle persone”, ma ora è un dato di fatto che “i musulmani ci accettano molti più che in passato, perché l’esecutivo è il primo a dare l’esempio”. Il presidente ha chiesto ai cristiani un maggiore impegno in politica, di andare a votare e di candidarsi per garantire una presenza in Parlamento. E oggi, aggiunge, “non vi è più una violenza organizzata dallo Stato anche se si verificano momenti di tensione a sfondo confessionale”. 

Il portavoce della Chiesa cattolica egiziana cita alcuni elementi a conferma di un cambiamento del clima nel Paese: in primis, la disposizione data dal rettore dell’università del Cairo che ha vietato l’uso del burqa in classe per le insegnati. Le docenti potranno continuare a indossarlo, se lo vorranno, in casa o per strada “ma non durante le ore di insegnamento”. Un gesto “molto coraggioso”, afferma il sacerdote, come è significativo che ora in televisione e nei talk show sia possibile esprimere critiche alla religione. 

“Da qualche tempo si registra una progressiva diminuzione dell’islam in società, cui si affianca la lotta al fondamentalismo, al settarismo, all’estremismo nelle moschee” afferma p. Greiche, che parla di “maggiore laicità che però non rinnega l’elemento religioso”. Si cerca di andare incontro ai giovani, ma “senza presentare Dio come un qualcosa di cui si deve avere paura”. L’Egitto, conclude, “cerca di costruire una società che abbia a cuore la religione ma non vi siano differenze fra cristiani e musulmani. Ed è evidente il tentativo del presidente di avviare una esegesi del Corano e dei testi religiosi, anche se è un processo appena iniziato”. (DS)

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