Nunzio a Baghdad: il referendum segno della volontà di ricominciare
L'esito del voto è un cammino positivo verso la normalizzazione, anche se la costituzione ha "lampanti contraddizioni"; i rapimenti hanno allontanato i giornalisti, così si parla meno di Iraq e la situazione sembra migliorata, ma così non è.
Amman (AsiaNews) Fra i mille problemi in cui è immerso l'Iraq, l'esito del referendum sulla costituzione "è un cammino positivo verso la normalizzazione del paese". Lo ha detto ad AsiaNews il nunzio vaticano a Baghdad mons. Fernando Filoni. Ma la cosa più importante da sottolineare è la partecipazione della popolazione al referendum, "segno della voglia che la gente ha nel voler ricostruire e ricominciare". A quanto si afferma, non vi sono nemmeno stati brogli 'significativi'. Ciò che conta è che l'Iraq trovi una via verso il futuro".
"Questo fatto positivo in sé va sottolineato prima di tutto egli ha continuato Solo dopo si può discutere se la costituzione ha aspetti positivi o negativi".
Il nunzio, che si trova oggi ad Amman, non ha nascosto che "la costituzione ha delle lampanti contraddizioni". " Da una parte si vuole renderla un modello per il Medio Oriente; dall'altra cade in alcuni elementi tradizionalisti". "Bisogna però tener presente che la società irakena è in pieno travaglio e in trasformazione e tenere in considerazione il processo che deve andare avanti".
Il testo della costituzione, votato il 15 ottobre scorso "lascia la porta aperta agli emendamenti: il prossimo governo avrà almeno 4 mesi per migliorarne alcuni aspetti. Questa è una via d'uscita per risolvere contenziosi che altrimenti sarebbero più problematici e violenti".
All'inizio la costituzione era stata ostacolata dalla comunità sunnita in blocco. Poi, con alcune correzioni, è stata accolta da una parte della comunità. "Tutti ha detto il nunzio - auspicano che l'Iraq trovi una via alla normalizzazione del cammino".
La situazione in Iraq rimane difficile : "Non si tratta solo della sicurezza; questo è solo l'apice di una montagna di problemi: di lavoro, di energia, di ricostruzione del paese, di criminalità; di strade che sono distrutte Non si può vivere con l'elettricità che è aperta per 10 minuti, poi sparisce per 24 ore ".
Mons. Filoni fa notare che l'attenzione della comunità internazionale verso l'Iraq è diminuita. "Tutto questo è frutto della mancanza di informazione. Quando vi sono mezzi di comunicazione sociale in loco, è più facile interessare e appassionare la comunità internazionale. I rapimenti dei giornalisti hanno prodotto questo black-out. Nel momento in cui è mancato l'olio della lampada l'informazione anche l'interesse del mondo è scemato. Vi è perfino chi dice: adesso non se ne parla più; è segno che la situazione migliora. In realtà non se ne parla più perché non vi sono più media a Baghdad".
20/02/2018 08:46
05/10/2019 12:34