08/09/2005, 00.00
IRAQ
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Iraq, fissato per il 15 ottobre referendum costituzionale

Esponenti curdo e sciita spiegano ad AsiaNews l'importanza dell'appuntamento alle urne, "unico modo per far esprimere i sunniti", e il valore di questa costituzione, "sola garanzia per l'unità del paese".

Baghdad (AsiaNews) – È ufficiale: il referendum sulla costituzione irachena si terrà il prossimo 15 ottobre. Lo ha deciso oggi la Commissione elettorale indipendente dell'Iraq approvando la data proposta all'Assemblea nazionale. Sempre in giornata il testo ormai "concluso", come ha dichiarato il premier Ibrahim al Jaafari, andrà alle stampe per essere distribuito tra gli elettori.

La costituzione, presentata in parlamento il 28 agosto scorso, non ha ottenuto l'appoggio della minoranza sunnita, contraria a federalismo, distribuzione dei proventi sul petrolio e timorosa di perdere il peso politico esercitato sotto Saddam Hussein.

Secondo Saywan Barzani - rappresentante curdo in Europa, di stanza a Parigi - proprio "il referendum rappresenta il solo modo per fare esprimere i sunniti, i quali non si sentono rappresentati da questo governo". "Essi – continua Barzani - non hanno potuto partecipare alle elezioni del 30 gennaio scorso, a causa del terrorismo baathista e islamista. Di conseguenza, oggi nessuno può sentirsi rappresentante di questa comunità". 

Lo sciita Ali Al Bayati - portavoce dell'ambasciata irachena a Londra e membro del Supreme Council of Islamic Revolution (Sciri) - è convinto che i sunniti collaboreranno con mezzi democratici a raggiungere un compromesso sulle questioni di attrito. "Chi solleva pretestuosamente polvere e polemiche sulla costituzione portando avanti i timori sull'instaurazione di uno stato islamico e irrispettoso dei diritti umani, sono gli ex membri del partito Baath di Saddam Hussein e i terroristi che vengono dall'esterno del paese".

"Tutti – continua Al Bayati – ci stiamo muovendo verso la democrazia". I sunniti hanno preoccupazioni, ma anche noi e i curdi le abbiamo; dopo decenni di dittatura è un'esperienza nuova e il futuro appare come un'incognita, ma in un sistema democratico si discute per trovare una soluzione e l'Iraq lo sta facendo".

"La nuova costituzione è la sola garanzia di unità per l'Iraq" avverte Barzani, anche nipote di Massoud Barzani, capo del Kurdistan Democratic Party. "Adesso curdi, arabi, musulmani, cristiani e tutte le comunità - continua - sono giunte a un consenso, che non soddisfa in pieno nessuna delle parti, ma risponde alla maggioranza delle aspirazioni di ciascuno". Il curdo ricorda che "è la prima volta nella storia dei paesi del Medio Oriente che una costituzione è redatta con la consultazione di tutte le tendenze politiche, etniche e religiose di un paese. In passato le costituzioni erano redatte dai paesi coloniali: nel 1925 in Iraq l'ha fatta la Gran Bretagna; nel 1970 è stato il regime dittatoriale e razzista dei baathisti".

Sul federalismo, una delle questioni più discusse nei mesi di lavori dell'Assemblea nazionale, Barzani è convinto che proprio il federalismo "sarà garante della democrazia e dell'unità dell'Iraq; questa forma di governo dà al Kurdistan dei poteri importanti per la salvaguardia dell'equilibrio fra sunniti e sciiti, impedendo ogni deriva integralista o dittatoriale".

Secondo Barzani "una larga maggioranza di iracheni voterà per questa costituzione. "L'Iraq, grazie alla sua liberazione dalla dittatura - avvenuta con l'aiuto dei paesi democratici - è già una democrazia e si svilupperà con rapidità".

Il solo problema che persiste in Iraq è il terrorismo sostenuto da certi paesi e da organizzazioni straniere, "appoggiato nelle zone sunnite dai vecchi criminali baathisti". Per il rappresentante curdo "il popolo iracheno si è ormai espresso: l'unità dell'Iraq federale e democratico è un dato di fatto, a meno che i terroristi non convincano gli abitanti delle zone sunnite a ritornare al baathismo, al genocidio dei curdi, al dominio degli altri". "L'esperienza - conclude - però dimostra che il terrorismo non ha mai trionfato".
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