26/10/2005, 00.00
IRAQ – Vaticano
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Nunzio a Baghdad: il referendum segno della volontà di ricominciare

L'esito del voto è un cammino positivo verso la normalizzazione, anche se la costituzione ha "lampanti contraddizioni"; i rapimenti hanno allontanato i giornalisti, così si parla meno di Iraq e la situazione sembra migliorata, ma così non è.

Amman (AsiaNews) – Fra i mille problemi in cui è immerso l'Iraq, l'esito del referendum sulla costituzione "è un cammino positivo verso la normalizzazione del paese". Lo ha detto ad AsiaNews il nunzio vaticano a Baghdad mons. Fernando Filoni. Ma la cosa più importante da sottolineare è la partecipazione della popolazione al referendum, "segno della voglia che la gente ha nel voler ricostruire e ricominciare". A quanto si afferma, non vi sono nemmeno stati brogli  'significativi'. Ciò che conta è che l'Iraq trovi una via verso il futuro".

"Questo fatto positivo in sé va sottolineato prima di tutto – egli ha continuato – Solo dopo si può discutere se la costituzione ha aspetti positivi o negativi".

Il nunzio, che si trova oggi ad Amman, non ha nascosto che "la costituzione ha delle lampanti contraddizioni".  " Da una parte si vuole renderla un modello per il Medio Oriente; dall'altra cade in alcuni elementi tradizionalisti". "Bisogna però tener presente che la società irakena è in pieno travaglio e in trasformazione e tenere in considerazione il processo che deve andare avanti".

Il testo della costituzione, votato il 15 ottobre scorso "lascia la porta aperta agli emendamenti: il prossimo governo avrà almeno 4 mesi per migliorarne alcuni aspetti. Questa è una via d'uscita per risolvere contenziosi che altrimenti sarebbero più problematici e violenti".

All'inizio la costituzione era stata ostacolata dalla comunità sunnita in blocco. Poi, con alcune correzioni, è stata accolta da una parte della comunità. "Tutti – ha detto il nunzio - auspicano che l'Iraq trovi una via alla normalizzazione del cammino".

La situazione in Iraq rimane difficile : "Non si tratta solo della sicurezza; questo è solo l'apice di una montagna di problemi: di lavoro, di energia, di ricostruzione del paese, di criminalità; di strade che sono distrutte… Non si può vivere con l'elettricità che è aperta per 10 minuti, poi sparisce per 24 ore…".

Mons. Filoni fa notare che l'attenzione della comunità internazionale verso l'Iraq è diminuita. "Tutto questo è frutto della mancanza di informazione. Quando vi sono mezzi di comunicazione sociale in loco, è più facile interessare e appassionare la comunità internazionale. I rapimenti dei giornalisti hanno prodotto questo black-out. Nel momento in cui è mancato l'olio della lampada – l'informazione – anche l'interesse del mondo è scemato. Vi è perfino chi dice: adesso non se ne parla più; è segno che la situazione migliora. In realtà non se ne parla più perché non vi sono più media a Baghdad".

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