05/01/2012, 00.00
IRAN - UE
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Nuove sanzioni della Ue sul petrolio iraniano

Il blocco delle importazioni di greggio nella Ue dovrebbe cominciare alla fine di gennaio. Le sanzioni Usa sulle transazioni finanziarie fanno scendere il valore del rial e rischiano di bloccare il commercio con l’estero. Le minacce sullo Stretto di Ormuz e le proposte di ripresa del dialogo sul nucleare. Prove di forza, ma nessuna segnale di guerra.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – I Paesi membri dell’Unione europea si sono accordati per bloccare le importazioni di petrolio iraniano, dando un nuovo colpo alla già provata economia di Teheran. L’accordo stilato ieri sera dovrebbe essere varato verso la fine di gennaio per permettere ai Paesi che commerciano con l’Iran (Spagna, Italia, Grecia) di trovare soluzioni alternative.

La decisione ha fatto alzare di 2 dollari il prezzo del petrolio Brent.

Le nuove sanzioni sono un ulteriore tentativo della comunità internazionale di bloccare il programma nucleare di Teheran, sospettato di avere mire belliche. Lo scorso novembre un rapporto dell’Onu ha mostrato che l’Iran è vicino alla costruzione di una bomba atomica, anche se Teheran continua ad affermare che i suoi programmi nucleari sono pacifici.

L’embargo sul petrolio rischia di azzoppare la già fragile economia iraniana, che dipende per oltre il 60% dalle esportazioni di crudo. Ma S. M. Qamsari, capo della National Iranian Oil Company ha dichiarato che Teheran troverà “facilmente” nuovi clienti, soprattutto in Asia, dove la Cina è già uno dei più grandi partner. Ma anche Pechino, davanti alle difficoltà poste dall’embargo, questo mese ha dimezzato le richieste di crudo da Teheran.

Gli Stati Uniti hanno deciso anche per nuove sanzioni a livello finanziario, che renderebbero impossibili le transazioni e i pagamenti del crudo verso banche iraniane. Il presidente Usa Barack Obama ha detto che le nuove sanzioni saranno messe in atto fra sei mesi, ma già ora l’economia iraniana rischia di soffocare.

Nella scorsa settimana il rial è sceso del 30% nei confronti del dollaro, la svalutazione più grande negli ultimi 20 anni. Code interminabili di iraniani si sono prodotte davanti alle banche per cercare di cambiare i loro conti in dollari o in altra valuta più stabile.

Le sanzioni Usa rischiano di prosciugare le riserve di valuta straniera nella banca centrale di Teheran, facendo svalutare il rial e rendendo impossibile l’acquisto di prodotti dall’estero.

L’Iran rimane però in un atteggiamento di sfida. Pochi giorni fa esso ha minacciato di chiudere lo Stretto di Ormuz in caso di crisi. Lo stretto sul Golfo permette il passaggio del 40% del greggio mondiale. Gli Stati Uniti hanno affermato che continueranno a vigilare per la libertà di navigazione nello Stretto. Negli stessi giorni Teheran ha tenuto esercitazioni militari nel Golfo, provando il lancio di nuovi missili a media gittata e a traiettoria orizzontale, da usare contro navi da guerra.

Allo stesso tempo, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha proposto il ritorno al dialogo sul nucleare con i cosiddetti 5+1 (Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Cina e Germania).

La maggio parte degli analisti esclude la possibilità di un conflitto e vede nell’atteggiamento degli Usa e di Teheran solo delle manifestazioni di forza per mostrare la propria capacità nel controllo della regione.
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