14/05/2012, 00.00
PAKISTAN
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Omicidio Bhatti: nessun progresso nelle indagini. Il disappunto del fratello Paul

di Jibran Khan
La polizia ha rilasciato Zia ur Rehman, dopo aver emesso a suo carico un mandato di cattura internazionale. Paul Bhatti insoddisfatto dell’operato della polizia. Scarso interesse, denuncia, a punire “i veri responsabili”. Solidarietà a un avvocato e attivista del Sindh, vittima di minacce per il lavoro a tutela delle minoranze.

Islamabad (AsiaNews) - Le indagini sull'assassinio di Shahbaz Bhatti, ministro pakistano per le Minoranze religiose ucciso con 30 colpi di pistola il 2 marzo 2011, non hanno registrato alcun progresso significativo. Nei giorni scorsi la polizia ha rilasciato il (secondo) presunto omicida, dopo aver emesso a suo carico un mandato di cattura internazionale e ottenuto l'estradizione da Dubai (cfr. AsiaNews 14/02/2012, Islamabad: in carcere, in attesa di interrogatorio, il presunto assassino di Shahbaz Bhatti). Tuttavia, non sono emersi elementi significativi contro Zia ur Rehman ed egli ha potuto lasciare il carcere. Paul Bhatti, fratello del politico cattolico e attuale Consigliere speciale del premier per l'Armonia nazionale, a nome della famiglia e dell'intera comunità cristiana lamenta "l'insoddisfazione" per le indagini condotte sinora e il disinteresse nel punire i "veri responsabili" a oltre un anno dal crimine.

In un'intervista ad AsiaNews Paul Bhatti non nasconde il disappunto per l'operato degli inquirenti e della magistratura, forse poco inclini a individuare i colpevoli della morte di Shahbaz. "Abbiamo visto l'arresto di Zia ur Rehman come un raggio di speranza - commenta - perché la polizia emette mandati di cattura internazionali sulla base di prove certe". L'attuale consigliere per l'Armonia nazionale non si spiega come "possano aver emesso la richiesta, se non esistevano elementi certi di colpevolezza". Egli si appella al governo, di cui è componente, manifestando tutto il "disappunto" sulle indagini e ribadisce l'intenzione di "continuare la battaglia iniziata da Shahbaz".

Nel corso dell'intervista, Bhatti intende inoltre chiarire "l'errata comprensione" di una sua dichiarazione, in cui avrebbe detto di perdonare gli assassini di Shahbaz. Al riguardo, egli precisa che "l'omicida sarà perdonato, solo quando sarà nota la sua identità". "Hanno distorto il mio pensiero - afferma - mentre noi aspettiamo l'esito delle indagini e, una volta che avremo in mano la persona giusta, decideremo cosa fare".

Il consigliere per l'Armonia nazionale condanna infine le minacce contro Saleem Khursheed Khokhar, presidente del Comitato a tutela delle minoranze della provincia meridionale del Sindh. L'uomo, membro dell'Assemblea provinciale ed esponente di primo piano dell'ordine degli avvocati del Sindh, è stato vittima di messaggi minatori e intimidazioni per il suo lavoro a tutela dei non musulmani e delle persone private dei diritti di base. Il suo impegno professionale e sociale ha inoltre portato alla promulgazione di 21 risoluzioni al Parlamento provinciale, fra cui la legge del 2012 sulle Proprietà delle minoranze religiose.

Mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad/Rawalpindi lancia un messaggio di solidarietà a favore di  Saleem Khursheed Khokhar, chiedendo "provvedimenti immediati" per tutelarne la sicurezza. Il prelato condanna infine l'inerzia della polizia e delle autorità di governo, incapaci di promuovere "indagini serie" sull'assassinio di Shahbaz Bhatti e, forse, "poco interessati a far luce sulla vicenda".

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