Orissa: nuova chiesa in memoria del cristiano arso vivo da radicali indù nei pogrom
Il luogo di culto ricorda la morte di Mathew Navak durante le drammatiche violenze anti-cristiane del 2008. Per i fedeli il sacrificio del giovane insegnante è ancora vivo. Mons. Barwa: “I criminali avevano un piano per eliminare i cristiani dalla regione, ma hanno fallito”. Il lavoro volontario dei cristiani della zona per la sua costruzione.
Gudrikia (AsiaNews) - Per i cristiani di Kandhamal, ancora segnati dai pogrom dell’Orissa nel 2008, rappresenta un “segnale di speranza”, oltre che essere memoria delle drammatiche violenze subite da parte dei fondamentalisti indù. È la nuova chiesa voluta con forza dalla comunità del distretto dello Stato orientale dell’India, sorta nel luogo in cui una delle molte vittime dei massacri è stata bruciata viva dalla folla: si tratta di Mathew Nayak, giovane insegnante e pastore anglicano della Church of North India (Cni), il cui sacrificio è ancora vivo.
“Mi dà un grande coraggio e la speranza che Dio non ci ha mai abbandonato. Una fede salda in Gesù è stata costruita di nuovo nella vita di centinaia di persone” afferma ad AsiaNews Benansio Pradhan (Bhagaban). Egli ricopre anche il ruolo di catechista itinerante della parrocchia di Padang, che si occupa della cura della sottostazione di Gudrikia.
“Abbiamo aspettato - prosegue Pradhan - gli ultimi 17 anni per avvicinarci alla nostra chiesa, dove il nostro caro insegnante cristiano è stato bruciato vivo brutalmente durante le violenze anti-cristiane fra il 2007 e il 2008”. Mathew Nayak, insegnante governativo di Udayagiri appartenente alla Cni, è una delle centinaia di vittime appartenenti alla minoranza religiosa uccise per mano di radicali indù; un pogrom legato agli attacchi contro i cristiani conseguenza della morte del leader del Vhp (Vishwa Hindu Parishad), Swami Laxanananda Saraswati.
Il giovane era stato catturato da una folla inferocita e armata, che gli ha versato sul corpo del cherosene per poi appiccare il fuoco. Egli è bruciato vivo assieme alla chiesa cattolica di san Michele Arcangelo a Gudrikia, all’interno della quale aveva cercato rifugio. All’epoca dell’attacco un’altra cristiana della zona, Lalita Digal, è stata assassinata, e il suo corpo fatto sparire.
Più di 500 fedeli cattolici, oltre a 14 sacerdoti e sette suore, si sono riuniti per partecipare all’inaugurazione della nuova chiesa “Arch-Angel Michael Church” nel villaggio teatro del massacro, il 26 maggio scorso. “I criminali avevano un piano per demolire ed eliminare totalmente i cristiani da questa regione, ma hanno fallito di fronte alla mano potente del nostro Dio” ha affermato con forza mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack Bhubaneswar, nella sua omelia. “Ringraziamo Dio per averci dato una nuova Chiesa che è una casa frutto delle sue benedizioni, un luogo di unità, amore e fraternità” ha proseguito il prelato. “Testimoniamo la nostra profonda fede in Dio - ha poi sottolineato - attraverso la nostra vita quotidiana. Che l’Arcangelo Michele interceda per noi quando incontriamo difficoltà, ostacoli, impedimenti, minacce” perché “possiamo rimanere saldi nella fede in Cristo” è l’auspicio dell’arcivescovo della Società del Verbo Divino (Svd).
“La fede della gente è rinata dopo le violenze anti-cristiane del 2008” gli ha fatto eco p. Sebastian Thottamkara, parroco di Padang dell’ordine della Congregazione della missione, sotto la cui iniziativa è stata completata la chiesa di Gudrikia. “Le persone - ha proseguito - hanno esteso il loro lavoro volontario nella costruzione in modo attivo ed entusiasta. La violenza comunitaria non è stata in grado di sopprimere o mettere a tacere i fedeli nel proclamare e testimoniare Gesù nella vita quotidiana”. Un luogo di culto, quello inaugurato di recente dall’arcivescovo, che sorge accanto alla vecchia chiesa in cui i radicali indù hanno bruciato vivo Nayak.
La parrocchia di Padang, intitolata al Santissimo cuore di Gesù, è sorta grazie all’impegno dei missionari di san Francesco di Sales (Msfs), detti popolarmente Fransaliani, prima del 1924. Ora la parrocchia è amministrata dai sacerdoti della Congregazione della Missione. In particolare, la parrocchia è formata al suo interno da 11 sottostazioni, con circa 400 famiglie cattoliche, fra le quali vi è anche quella di Gudrikia teatro del massacro del giovane cristiano e oggi conta 45 famiglie cattoliche circondate da una maggioranza di indù. I giovani, i bambini, i fedeli, i sacerdoti e le suore hanno partecipato alla cerimonia inaugurale della nuova chiesa con danze e canti.