05/10/2019, 09.00
INDIA
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P. Cedric Prakash: l’India ha tradito l’eredità di Gandhi

di Cedric Prakash

Il nazionalismo sfrenato dell’Hindutva permea di violenza la società indiana. I diritti negati in Kashmir. le politiche economiche che devastano l’economia e la sopravvivenza dei più deboli. Il “piacere sadico” nello scattare selfie mentre una persona viene linciata. Le violenze cieche contro i dalit e le terre strappate ai tribali. La riflessione del gesuita, scritta alla vigilia della notizia del furto delle ceneri del Mahatma.

New Delhi (AsiaNews) – L’India ha tradito la più grande eredità che Gandhi abbia lasciato al proprio Paese e alla società moderna: la dottrina della “non-violenza”. Lo afferma p. Cedrick Prakash, gesuita e attivista indiano. Nei giorni in cui tutto il mondo commemora l’anniversario per i 150 anni dalla nascita del famoso politico e pacifista, il sacerdote riflette sulle violenze dilaganti in India. La sua riflessione è stata scritta alla vigilia di una notizia che scioccato il mondo, più che l’India stessa: il furto delle ceneri del Mahatma dal memoriale di Bapu Bhawan in Madhya Pradesh. Di seguito il commento di p. Prakash (traduzione a cura di AsiaNews).

Il Mahatma Gandhi diceva: “La mia religione si basa su verità e non-violenza. La verità è il mio Dio. La non-violenza è il mezzo per realizzarlo”. Grazie a lui, forse i più grandi doni che l’India moderna abbia dato al mondo sono le sue dottrine di “Ahimsa” (non-violenza) e “Satyagraha” (la forza della verità). Dal 2007, grazie agli sforzi dell’allora governo Upa (United Progressive Alliance), le Nazioni Unite hanno deciso di osservare la Giornata internazionale della non-violenza il 2 ottobre di ogni anno, nell’anniversario di nascita di Gandhi.

La giornata della “non-violenza” del 2019 è molto speciale: si tratta del 150mo anniversario della nascita di Gandhi. Purtroppo il “Global Peace Index 2019” colloca l’India a un miserabile 141mo posto nella classifica di 163 Paesi. Se la performance dell’India negli ultimi quattro mesi dovesse essere rivalutata sulla base dei vari parametri utilizzati nel sondaggio, di sicuro essa sarebbe tra le nazioni più violente sulla terra! Sì, noi siamo violenti! In India la violenza è in aumento in ogni ambito, giorno dopo giorno! Manca una leadership visionaria e un movimento di massa per rendere pubblica la non-violenza!

Noi siamo violenti: il classico caso del giorno è il Kashmir! Da quasi due mesi neghiamo con violenza alle persone che vivono lì ciò che è loro in maniera legittima. Neghiamo loro la libertà di parola, espressione e movimento e gli altri diritti umani. Il modo incostituzionale con cui sono stati abrogati gli articoli 370 e 35A, porterebbe qualunque cittadino dotato di pensiero e obiettività a provare angoscia. In effetti, diversi di noi hanno “celebrato” in modo funesto l’invasione del Kashmir e anche il modo in cui l’esercito viene usato per ingabbiare il popolo.

Noi siamo violenti: il povero s’impoverisce giorno dopo giorno! D’altro canto, il ricco e il potente hanno la licenza e il privilegio di diventare sempre più ricchi ogni giorno. Il crescente divario tra ricco e povero si approfondisce come mai prima. Per coloro che “hanno”, non importa se i loro “lecca lecca” non vengono strappati via. Le aziende stanno chiudendo; la disoccupazione ha raggiunto il livello più alto di tutti i tempi; i suicidi dei contadini e degli altri poveri nell’India rurale rimangono non dibattuti. La “demonetizzazione” [termine con cui si indica la politica monetaria con cui il premier Narendra Modi ha eliminato a sorpresa le banconote da 500 e 1.000 rupie, provocando una profonda crisi nelle campagne e nell’economia – ndr] e altre politiche difettose hanno devastato l’economia. Anche questa è violenza. Ma sembra che non riusciamo a capirlo.

Noi siamo violenti: nella maggior parte dei casi, dalit e adivasi [indigeni, tribali] continuano a essere emarginati. Questo si riflette chiaramente nei nostri comportamenti verso di loro e nella nostra persistente azione di trattarli come gli “altri”. Ci viene detto in maniera sottile e diretta che “coloro che raccolgono i rifiuti, è perché Dio glielo ordina”. I posti riservati loro nell’istruzione e nel lavoro non vengono mai colmati. I ragazzi dalit che defecano in pubblico sono bastonati fino alla morte dalle folle di caste elevate, le foreste vengono strappate in maniera strategica agli adivasi e agli altri abitanti delle foreste: un posto che essi chiamano casa da tempo immemore.

Noi siamo violenti: donne e bambini continuano a essere vittime di una società patriarcale. Se una ragazza che studia a una facoltà di legge viene stuprata in maniera sistematica da un potente politico, è lei che viene mandata in carcere! Servirebbe dare un rapido sguardo ai quotidiani per vedere quanto le donne siano regolarmente sottoposte a ogni forma di violenza, in casa e nella società. Recenti studi internazionali evidenziamo che l’India non è un posto sicuro per le donne. Lo stesso destino è riservato ai bambini; il lavoro minorile è in aumento!

Noi siamo violenti: le minoranze sono un obiettivo facile! Noi dimentichiamo che l’India appartiene a tutti e che il pluralismo è la nostra forza. Musulmani e cristiani vengono messi in ginocchio e spesso attaccati. I discorsi d’odio che denigrano le minoranze abbondano. I membri del partito di governo istigano la popolazione mettendo in discussione il “patriottismo” delle minoranze. La carta della “conversione” viene giocata in maniera sistematica come la puntina incastrata di un disco rotto; tutto rientra in un piano divisivo. Alle minoranze non vengono dati posti pubblici facilmente, e in alcuni casi non viene loro concesso di vivere nel luogo che scelgono.

Noi siamo violenti: linciaggio è la nuova normalità! Parola di un ex presidente della Corte suprema indiana. Gli esponenti dell’“hindutva” continuano con spaventosa regolarità a linciare le persone. Essi non hanno bisogno di motivi: può essere per ciò che uno mangia, o indossa, o scrive, o dice. Essi credono che sia un loro “diritto divino” prendere l’ordine pubblico nelle loro mani. Lo fanno con impunità perché sanno che sono ammantati d’impunità: il “potere” è con loro! Un uomo può anche essere linciato in mezzo a decine di testimoni, ma tanto poi la polizia dice che quell’uomo è morto per “arresto cardiaco”!

Noi siamo violenti: date uno sguardo al nostro ambiente! Non esiste un’azione concertata e sostenibile per affrontare gli effetti disastrosi del cambiamento climatico. Le potenti lobby minerarie e del legname saccheggiano le risorse naturali e depredano le nostre foreste come vogliono. Gli imprenditori edili chiudono gli specchi d’acqua naturali per costruire palazzi sontuosi. Non c’è alcun problema nel distruggere parte della foresta “Aarey” per costruire un capannone della metropolitana. Per molti la cura dell’ambiente è solo un esercizio estetico e spesso una trovata propagandistica! L’India possiede alcune delle città più inquinate del mondo!

Noi siamo violenti: le armi e le munizioni sono la forza! Ci rende orgogliosi il fatto che la forza sia giusta. L’India oggi è il più grande importatore di armi al mondo! Non è una dichiarazione degna d’elogio per un Paese in cui milioni sbarcano il lunario per sopravvivere. Tutto pur di non focalizzare la triste realtà del paese “Pakistan” che è diventato il nemico. Gli eventi sono gestiti a tappe. La frenesia viene resuscitata per creare un’atmosfera “di guerra” e nel caso in cui aumenti la “eventualità” [della guerra]. Viene aumentata la [corsa agli armamenti] nucleari, mentre una buona parte del mondo lavora per la “de-nuclearizzazione”.

Noi siamo violenti: esiste una spudorata manipolazione dei social media e una campagna di disinformazione orchestrata ai massimi livelli. Di recente l’università di Oxford ha pubblicato una ricerca intitolata “L’ordine della disinformazione globale”. Il rapporto evidenzia che l’India è uno dei Paesi in cui i social media vengono usati per costruire il consenso, rendere automatica la repressione e indebolire la fiducia. Esso mostra che il governo schiera l’arma dei “troll” (che essi chiamano “truppe di internet”) per bullizzare o molestare online i dissidenti politici o i giornalisti. La violenza sta arginando la verità!

Noi siamo violenti: quando scegliamo di non parlare! Quando non prendiamo posizione per gli oppressi e gli sfruttati, per i difensori dei diritti umani e i giornalisti che mettono in luce gli sbagli, noi diventiamo complici del crimine. Quando, come giudici della Corte suprema e delle Alte corti “salviamo” noi stessi dai casi controversi, ben sapendo che la causa dovrebbe essere risolta tramite la giustizia, mettendoci dalla parte della verità. Quando pensiamo che minimizzare un problema o assumere una posizione più “diplomatica” sia un modo per fare bella figura. Non essere visibili e espliciti per giustizia e verità è [fare] violenza.

Oggi, mentre celebriamo il compleanno di un uomo che ci ha donato la forza della “non-violenza” e l’eccezionale impatto che questa forma di risposta sociale ha avuto in tutto il mondo, noi in India dobbiamo chinare la testa per la vergogna! Invece di essere il faro della non-violenza nel mondo, abbiamo permesso a noi stessi, alla nostra mentalità, alle nostre espressioni verbali e alle nostre azioni di essere permeati di violenza. Se una persona viene linciata, proviamo un piacere sadico nel filmare quell’incidente e a volte siamo deviati al punto tale da scattare un selfie durante quella terribile violenza. In questo sacro giorno, dovremmo impegnare noi stessi, a ogni livello, alla non-violenza. E soprattutto dovremmo ricordare le parole del Mahatma: “La non-violenza non è un vestito che possiamo mettere e togliere quando ci pare. Essa abita nel cuore, e deve essere una parte inscindibile del nostro essere”.

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