25/12/2023, 12.18
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Pace, giustizia e libertà per l'Asia in questo Natale

di Gianni Criveller

L'augurio natalizio del direttore di AsiaNews p. Gianni Criveller, missionario del Pime: "Da Myanmar a Gaza - passando per l'Iran, Hong Kong e tanti altri Paesi - la pace promessa nella notte di Betlemme è un compito ancora da realizzare e che ci coinvolge in prima persona. Dio ama le donne e gli uomini di buona volontà che soffrono per la libertà e la pace: a loro va il nostro pensiero in questo Natale".

Carissime lettrici e lettori di AsiaNews

è il mio primo augurio di Natale come direttore di quest’agenzia che ogni giorno racconta la vita delle comunità dell'Asia. Un augurio che vi rivolgo con sentimenti contrastanti: accanto alla gioia del Natale il mio animo prova preoccupazione, dolore e sdegno.

Preoccupazione per le tante situazioni di povertà che ancora rendono difficili la vita delle famiglie, delle comunità e dei popoli del grande continente asiatico. Ragazzi e in particolare giovani donne sono costretti a lasciare la loro famiglia per trovare lavoro altrove, dove spesso sono sfruttati e impediti di realizzare i legittimi progetti di ogni giovane coppia: costruire una famiglia e una prospettiva di vita sicura e dignitosa per sé, per il consorte e per i propri figli.

È un Natale di dolore per le vittime delle guerre, del terrorismo e delle violenze. AsiaNews le segue con attenzione: la guerra dell’esercito del Myanmar contro la sua stessa gente, che i missionari del Pime amano con particolare partecipazione; l’infinita e sanguinosa guerra in Ucraina (che seguiamo attraverso il blog Mondo Russo); l’orribile guerra di Gaza - una strage senza fine - iniziata dopo le atroci violenze del 7 ottobre in Israele. Le vittime, come mai prima, sono soprattutto i bambini e le loro madri, e le donne in quanto donne.

I conflitti purtroppo non si fermano qui: e per citarne solo alcuni non c’è ancora pace nel Nagorno Karabakh, in Yemen e in Siria; continuano in altre forme le violenze in Iraq e in Afghanistan.

E siamo sdegnati, oltre che preoccupati e addolorati, per le gravi violazioni delle libertà religiose, politiche e civili in troppi Paesi e aree dell’Asia. Come non ricordare con sdegno la violenza di stato contro le donne in Iran; le politiche repressive nelle province del Tibet, dello Xinjiang e nella città di Hong Kong.

Quest’ultima è la città della mia missione, vi ho trascorso gran parte della mia vita adulta (e ne sono residente). Abbiamo raccontato, su AsiaNews, le vicende di donne e uomini di questa meravigliosa città la cui vita è sconvolta dall’applicazione implacabile della legge liberticida sulla sicurezza nazionale, introdotta il 1 luglio 2020. Ho amici coraggiosi e non violenti, che stimo e a cui voglio bene, che trascorreranno l’ennesimo o il primo Natale in prigione. Non posso, in sincerità, celebrare il Natale senza sentirmi preoccupato, addolorato e sdegnato per l’ingiusta sorte a cui sono sottoposti per il loro impegno per il bene sociale motivato dalla fede cristiana.

Nella notte di Natale è stata promessa la pace. Ma questa pace non c’è. Più che una profezia, sembra un compito ancora da realizzare, e che ci coinvolge in prima persona. Ed è il motivo che ci spinge ogni giorno a realizzare AsiaNews e a chiedere il vostro sostegno per continuare a portare avanti questa opera.

Le parole pronunciate nei cieli di Betlemme erano, nel passato, rese con l’espressione ‘pace in terra agli uomini di buona volontà’. Oggi si preferisce tradurre ‘pace agli uomini che Dio ama’. Poco cambia: Dio ama le donne e gli uomini di buona volontà che soffrono perché impegnati per la causa della libertà e della pace. A loro va il nostro pensiero: sia per loro un Natale di libertà e di pace. Si può essere liberi anche se in catene. Lo afferma san Paolo; e prima di lui lo testimonia lo stesso Gesù: arrestato, processato e condannato seppur innocente. Lo ripeto: si può essere liberi anche dietro le sbarre; e si può essere prigionieri delle menzogne del potere anche se lontani dalle carceri.

Ottocento anni fa Francesco d’Assisi ha inventato il presepe per rappresentare l’umiltà e l’umanità di Dio, che si fa conoscere come un bambino, il cui nome è principe della pace. Il bambino Gesù che mettiamo nella mangiatoia del presepe; i bambini con cui festeggiamo il Natale, ci riportano il sorriso, la fede, la speranza e l’amore di cui abbiamo bisogno. Pace sui popoli dell’Asia, pace sui cristiani dell’Asia, pace e sicurezza per i bambini e le loro madri. Pace a Betlemme, a Gerusalemme e a Gaza. Pace sul mondo intero.

 

Nella foto: la luce del Natale portata tra i poveri delle baraccopoli dalla Fondazione San Martino, promossa dalla parrocchia del Pime a Bangkok 

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