21/11/2007, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan, aperte le candidature per il voto dell’8 gennaio

di Qaiser Felix
La Commissione elettorale ha inaugurato oggi gli uffici in cui presentare le candidature, che rimarranno aperti fino al 26 novembre. I democratici ed i popolari incerti sul boicottaggio delle elezioni.
Islamabad (AsiaNews) – Si apre oggi in Pakistan il processo elettorale che, salvo ulteriori ripensamenti, porterà il Paese alle urne il prossimo 8 gennaio. Il governo ha inoltre invitato la comunità internazionale a partecipare attivamente allo svolgimento delle consultazioni.
 
La Commissione elettorale ha aperto infatti gli uffici in cui si potrà presentare la candidatura per un seggio in Parlamento; questi rimarranno aperti fino al 26 novembre. Nel frattempo, il governo libera migliaia di oppositori politici, ma arresta giornalisti e militanti.
 
Il giudice in pensione Qazi Muhammad Farooq, capo della Commissione, ha invitato la comunità internazionale a partecipare nel ruolo di osservatore al processo elettorale: “Ogni inviato sarà benvenuto: potrà visitare le urne, i seggi, ogni cosa”.
 
Inoltre, Farooq ha ricordato che sono previste “pene severe per chi impedisce agli aventi diritto di avvicinarsi ai seggi”. Il riferimento è alle zone tribali del nord del Pakistan, dove gli estremisti islamici cercano di vietare il voto alle donne.
 
I maggiori Partiti politici del Paese sono indecisi su come affrontare la campagna elettorale. Il Movimento dei Partiti democratici ha rigettato la tabella di marcia prevista dal governo, ma non ha ancora chiarito se boicotterà o meno il voto. Stesso atteggiamento per i popolari guidati da Benazir Bhutto, che “decideranno entro uno o due giorni” il da farsi.
 
Tale indecisione deriva dallo stato di emergenza proclamato dal presidente Musharraf lo scorso 3 novembre e tuttora in vigore. Diversi osservatori sottolineano infatti che, se la situazione dovesse rimanere quella attuale, il voto non avrebbe alcun peso. Il governo, da parte sua, ha promesso che revocherà la crisi entro la metà di dicembre, proprio per permettere uno svolgimento corretto delle consultazioni. Tuttavia, i soldati fedeli al presidente-generale (che ha “vinto” le cause di incostituzionalità che gli erano state mosse dopo la rielezione di ottobre) continuano a pattugliare le strade delle maggiori città per fermare ogni protesta pubblica.
 
In un raid, avvenuto ieri, i militari hanno arrestato almeno 150 giornalisti. Oggi in mattinata, alcuni di questi sono stati rilasciati ma, denunciano, “vengono seguiti da agenti in borghese”.
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