23/01/2014, 00.00
PAKISTAN – ISLAM
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Pakistan, la Chiesa promuove una giornata di preghiera per la pace

di Jibran Khan
Domenica 26 gennaio in tutte le chiese verranno ricordate le vittime del terrorismo. Sacerdote a Lahore: tempo di “restare uniti” e di guardare “al bene della nazione”. Dall’inizio dell’anno decine di morti in un attentati suicidi e atti di terrorismo con cadenza (quasi) quotidiana. Leader musulmani accusano il governo per l’inerzia e la mancanza di “serietà” nell’affrontare il problema.

Islamabad (AsiaNews) - La Chiesa cattolica pakistana ha indetto una giornata nazionale di preghiera per domenica 26 gennaio, per sensibilizzare i fedeli e la popolazione civile sui molteplici attacchi e attentati che hanno insanguinato il Paese in queste prime settimane del 2014. P. Robin Azeem dell'arcidiocesi di Lahore, spiega ad AsiaNews che "il Pakistan sta attraversando un momento cruciale" caratterizzato da una "incertezza" generale e diffusa. "È tempo di restare uniti - aggiunge - per questo abbiamo indetto un momento di preghiera speciale per la pace" che coinvolge tutta la nazione. Il sacerdote chiede "unità contro il terrorismo e la violenza confessionale", assieme al "sostegno per l'esercito" per qualsiasi decisione prenderanno "finalizzata al bene della nazione".  

La giornata di preghiera contro il terrorismo è anche un tributo alla memoria di due cittadini, Aitzaz Hassan, giovane studente di Hangu e Ch. Aslam Khan, il super-poliziotto di Karachi, fra i massimi esperti di antiterrorismo, assassinati da estremisti islamici. "Celebriamo il [loro] sacrificio - conclude - e condanniamo con forza la mentalità estremista e ogni qualsiasi altra cospirazione, perpetrata contro la nostra madrepatria".  

Da una decina di anni il Pakistan è attraversato da una crescente ondata di terrorismo, che negli ultimi tempi ha subito una ulteriore accelerazione. Nella guerra contro il terrorismo - in cui il Paese, almeno sulla carta, è schierato con le forze di coalizione internazionali guidate dagli Stati Uniti - sono morte migliaia di persone innocenti. Di recente Islamabad ha tentato di intavolare colloqui di pace coi talebani e altri gruppi estremisti, in special modo nella provincia di Khyber Pukhtunkhwa dove si sono registrati 214 attacchi in quattro anni.

Il 2014 è iniziato con un attacco a un bus carico di pellegrini sciiti a Quetta, che ha causato cinque morti e 24 feriti. Il 3 gennaio ancora sciiti nel mirino degli estremisti, con otto morti in un attentato alla moschea di Quetta. Il 6 gennaio la morte di Aitzaz Hassan, seguito il 9 da Aslam Khan. Il 16 gennaio i terroristi hanno colpito un centro di preghiera a Peshawar, uccidendo 11 persone e ferendone 65; il 19 sono morti 22 soldati e feriti altri 30 in un attacco a un convoglio militare. Il 20 gennaio l'attentato nei pressi del quartier generale dell'esercito a Rawalpindi, con 13 vittime; il giorno seguente nel mirino ancora i pellegrini sciiti a Mustang, vicino Quetta, con 22 morti e 35 feriti, fra cui donne e bambini.

Dietro la lunga scia di sangue la mano talebana: i membri di Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP) hanno rivendicato la responsabilità di tutti questi attacchi e minacciano di continuare, mentre l'esercito ha iniziato una vasta operazione per colpire le roccaforti estremiste. Intanto fra i leader religiosi e nella società civile si registrano pareri discordati sull'atteggiamento da mantenere con gli estremisti. Maulana Tahir Ashrafi, capo del Consiglio degli ulema, accusa il governo di "mancanza di serietà" nel dialogo. Il ministro degli Interni Nisar Ali Khan parla invece di "sforzi seri" da parte dell'esecutivo e ha assicurato che "verrà fatta la scelta migliore per il bene del Paese". Maulana Asad Anwar Shah, del Consiglio sciita pakistano, accusa Islamabad di essere uno "spettatore silenzioso" del dramma che si sta consumando ai danni della minoranza musulmana e invoca una "operazione militare" per mettere fine a "questo bagno di sangue".

Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Le violenze contro le minoranze etniche o religiose si verificano in tutto il territorio nazionale, ma negli ultimi anni si è registrata una vera e propria escalation e che ha investito soprattutto i musulmani sciiti e i cristiani. 

 

 

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