16/09/2022, 08.52
KAZAKISTAN-VATICANO
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Papa Francesco benedice la Madonna delle steppe kazake

di Vladimir Rozanskij

Lo ha fatto congedandosi dalla comunità cattolica del Kazakistan, al termine del suo viaggio apostolico. L’icona è dedicata al più grande santuario mariano dell’Asia centrale. Opera ispirata “dall’amore per la madre”. La benedizione del pontefice impegna a essere missionari di pace.

Astana (AsiaNews) – Congedandosi dalla comunità cattolica locale e di tutto il Kazakistan, papa Francesco ha benedetto la grande icona “Yly Dala Anasy”, la Madre della Grande steppa, dedicata al più grande santuario mariano dell’Asia centrale a Ozornoe, a cui i cattolici locali sono particolarmente devoti. L’autore dell’icona è un artista kazako, Dosbol Kasymov, che ha raccontato l’esperienza di questa particolare opera a Catholic-kazachstan.

La prima fonte dell’ispirazione per l’icona, confessa l’autore, è “l’amore per la madre”, che tutti gli uomini provano secondo qualunque cultura, ma che ha le sue particolari sfumature nella tradizione kazaka, che chiama la madre “Ana”. Maria tiene in mano il Bambino Gesù avvolto nella vestaglia da adulto detta “chapan”, anticipando tutto il suo futuro da uomo, mentre lei stessa indossa il “kimeshek”, la veste delle donne sposate che viene consegnata alle madri dopo la nascita del primo figlio. Non è una veste lussuosa, ma pur nella semplicità vuole sottolineare la bellezza e la dignità della donna umile, la donna povera della steppa.

Alla domanda su quanto tempo abbia lavorato all’immagine, Kasymov spiega che “in un certo senso, da tutta la vita”, perché “si tratta di una figura che da’ senso a tutta la capacità creativa”, e l’icona benedetta dal papa è un compimento di tutta la vocazione del pittore. Nella cultura kazaka la Madre per antonomasia è “Umay”, la custode di tutto il creato, che si riflette in tutte le mamme della terra, gli unici esseri in grado di unire tutti gli altri.

Di fronte al volto della madre si prova “amore, tenerezza e anche turbamento, si vorrebbe andare oltre i canoni artistici e i limiti umani”, e ciò che l’iconografo riesce a riprodurre sulla tavola “è solo una piccola parte di ciò che si prova nel cuore”, afferma Dosbol: “Non c’è tempo, bisognerebbe scrivere l’icona per tutto il tempo della vita”. Nell’icona di Ozornoe la fede cristiana nella Madre di Dio si esprime secondo canoni dell’arte kazaka, quella “della grande casa comune” capace di integrare ispirazioni diverse: “Mi fa piacere vedere come la Madonna comunica con le nostre madri delle steppe”, dice il pittore.

Un modello indicato da Dosbol è quello di un famoso cantante kazaco contemporaneo, Dimash Kudaybergen, che “canta in modo da essere compreso da qualunque uomo della terra, e per questo lo amano ovunque”. Questo perché “l’arte è un linguaggio comprensibile a ogni essere umano, al mondo intero”; l’ispirazione è un processo naturale in cui entrano la storia personale è quella del proprio popolo, insieme alle tante fonti esterne, difficili da spiegare a parole. La benedizione di Francesco è stata un momento che ha “richiamato il senso di responsabilità dell’autore, ma anche di tutti i fedeli che pregano davanti all’immagine di Maria”, che il papa ha impegnato a essere missionari di pace e d’amore per tutti.

Nell’icona la Madonna non guarda direttamente lo spettatore, perché “le donne kazake non guardano in faccia i propri interlocutori, è considerato scortese”, spiega l’autore: “In kazako si dice “tygylyp arama” (non guardare negli occhi), è un segno di umiltà e di dolcezza”. La donna guarda sempre oltre, e aiuta in questo chiunque incontri: “Ella pensa al futuro, a quello del proprio figlio e di chiunque entri in contatto con lui, possiamo chiamarla intuizione femminile, o profezia divina”.

Il Bambino guarda dalla parte opposta, a differenza dei canoni classici dell’iconografia. “In lui c’è un mix di sentimenti, guarda al cammino da compiere”. Ogni uomo cerca di prevedere il futuro, le difficoltà e le gioie, e in Cristo si compiono tutte le sofferenze e tutte le grazie degli esseri umani. “Anch’egli non vorrebbe staccarsi dalla madre, come ogni bimbo, ma capisce già che quello sarà il suo destino”. Il bimbo della Madre e del Figlio riproducono elementi dei tappeti kazaki, il fiore del “Tuskeys” di Maria e la “Shanjrak” della croce del Figlio, che salva il mondo dalla steppa profonda dell’Asia.

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