07/07/2017, 12.30
VATICANO
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Papa al G20: Affrontare i conflitti in atto e le migrazioni per un’economia mondiale inclusiva e sostenibile

Su richiesta di Angela Merkel, papa Francesco scrive ai capi di Stato e di governo presenti ad Amburgo per il vertice delle maggiori economie mondiali. Un “accorato appello” perché si affrontino le tragiche situazioni “del Sud Sudan, del bacino del Lago Ciad, del Corno d’Africa e dello Yemen, dove ci sono 30 milioni di persone che non hanno cibo e acqua per sopravvivere”. La contraddizione fra l’apparente unità nei “fori comuni economici” e la persistenza di “conflitti bellici”. Prendere esempio dai grandi leader del recente passato: Schuman, De Gasperi, Adenauer, Monnet. Tenere conto della grande maggioranza della popolazione, anche se essa rappresenta solo al 10% dell’economia mondiale.

 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Per “una crescita economica mondiale che sia inclusiva e sostenibile” occorre porre attenzione “ai conflitti in atto e al problema mondiale delle migrazioni”, dando “priorità assoluta ai poveri, ai profughi, ai sofferenti, agli sfollati e agli esclusi, senza distinzione di nazione, razza, religione o cultura”: sono alcuni dei suggerimenti che papa Francesco offre ai capi di Stato e di governo presenti ad Amburgo al G20 in una lettera che il pontefice ha inviato alla cancelliera Angela Merkel, dopo una sua richiesta durante il loro recente incontro in Vaticano lo scorso 17 giugno (v. foto).

Il pontefice esprime “alcune considerazioni che stanno a cuore a me e a tutti i Pastori della Chiesa Cattolica”, cadenzandole su “quattro principi di azione per la costruzione di società fraterne giuste e pacifiche”, che egli ha elencato e spiegato nell’Evangelii gaudium: “il tempo è superiore allo spazio; l’unità prevale sul conflitto; la realtà è più importante dell’idea; e il tutto è superiore alle parti”.

Il primo principio, il tempo è superiore allo spazio, esprime che “non esistono soluzioni immediate e del tutto soddisfacenti” ai problemi della povertà, delle migrazioni e delle guerre. Per questo è necessario - spiega il papa - almeno “mettere in moto processi che siano capaci di offrire soluzioni progressive e non traumatiche”. Ma per una loro efficacia, è fondamentale che sia “chiaramente presente” fin dall’inizio “l’obiettivo finale del processo”. “Nei cuori e nelle menti dei governanti e in ognuna delle fasi d’attuazione delle misure politiche c’è bisogno di dare priorità assoluta ai poveri, ai profughi, ai sofferenti, agli sfollati e agli esclusi, senza distinzione di nazione, razza, religione o cultura, e di rigettare i conflitti armati”.

In particolare, il pontefice chiede con “un accorato appello” attenzione alla “tragica situazione del Sud Sudan, del bacino del Lago Ciad, del Corno d’Africa e dello Yemen, dove ci sono 30 milioni di persone che non hanno cibo e acqua per sopravvivere”.

Sul secondo principio, l’unità prevale sul conflitto, Francesco chiede al mondo “di porre fine a tutte queste inutili stragi” dei “conflitti attuali o potenziali”. Ma ciò non sarà possibile “se tutte le parti non si impegnano a ridurre sostanzialmente i livelli di conflittualità, a fermare l’attuale corsa agli armamenti e a rinunciare a coinvolgersi direttamente o indirettamente nei conflitti, come pure se non si accetta di discutere in modo sincero e trasparente tutte le divergenze”. Francesco fa notare che “è una tragica contraddizione e incoerenza l’apparente unità in fori comuni a scopo economico o sociale e la voluta o accettata persistenza di confronti bellici”.

Spiegando le conseguenze del terzo principio, la realtà è più importante dell’idea, Francesco ricorda che “le tragiche ideologie della prima metà del secolo XX sono state sostituite dalle nuove ideologie dell’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria (cfr. EG, 56). Esse lasciano una scia dolorosa di esclusione e di scarto, e anche di morte”. Dove vi sono stati successi, questi sono stati guidati “dal primato dell’essere umano e dalla ricerca di integrare e di coordinare realtà diverse e a volte contrastanti, a partire dal rispetto di ogni singolo cittadino”. Il papa prega Dio che al vertice di Amburgo i leader vengano ispirati dalle grandi personalità politiche del recente passato: “Schuman, De Gasperi, Adenauer, Monnet e tanti altri”.

Dal “tutto è superiore alle parti” consegue che tutte le soluzioni ai problemi “devono considerare le ripercussioni su tutti i Paesi e tutti i loro cittadini, nonché rispettare i loro pareri e le loro opinioni”. Per questo, sebbene il G20 abbracci i Paesi “rappresentano il 90% della produzione mondiale di beni e di servizi”, esso deve tenere conto della “grande maggioranza che in termini economici rappresenta solo il 10 % del totale”, ma è anche quella che soffre di più “gli effetti perniciosi delle crisi economiche”, di cui ha “ben poca o nessuna responsabilità”. Da qui il richiamo a lavorare in stretto rapporto con l’Onu, a “rispettare e onorare i trattati internazionali” ed a “continuare a promuovere il multilateralismo”.

A conclusione della lettera, Francesco invoca la “benedizione di Dio sull’incontro di Amburgo e su tutti gli sforzi della comunità internazionale per attivare una nuova era di sviluppo innovativa, interconnessa, sostenibile, rispettosa dell’ambiente e inclusiva di tutti i popoli e di tutte le persone”.

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