17/03/2023, 10.51
LIBANO - VATICANO
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Papa al premier libanese: ‘Aiutatevi, il Vaticano vi aiuterà’

di Fady Noun

La promessa, ma anche il monito, rivolto dal pontefice a Mikati durante l’incontro di ieri. Rinnovata la fiducia nel messaggio “di pluralismo culturale e religioso” che rende unico il Paese dei cedri nella regione. Fonte di AsiaNews: i libanesi godono di simpatia e apprezzamento in Vaticano, ma la nomina del presidente è pre-condizione per un viaggio apostolico, saltato nel 2022. 

Roma (AsiaNews) - Il capo del governo ad interim libanese, Nagib Mikati, è stato di parola. Papa Francesco lo ha ricevuto ieri mattina in udienza privata, come si era impegnato a chiedere durante un’intervista televisiva nella quale aveva espresso la propria preoccupazione nel vedere il numero dei cristiani diminuire in modo drammatico nel mondo arabo, compreso il Libano. Secondo uno studio menzionato di recente dal premier di Beirut senza specificarne gli autori, nel Paese dei cedri i cristiani non rappresentano che il 19,2% del totale della popolazione. Stime contestate con forza dalla sede patriarcale maronita, secondo cui la percentuale di popolazione cristiana è attorno al 34%. 

Al termine dell’udienza, il capo del governo libanese ha riferito che il pontefice avrebbe “ribadito la propria fiducia nel messaggio di pluralismo culturale e religioso del Libano, che lo rende unico nella regione”. Il papa avrebbe poi lanciato un appello alla “solidarietà” rivolto a tutti i responsabili politici della nazione libanese. 

All’interno della logica di approccio globale, Mikati ha detto di aver lui stesso espresso al papa la convinzione che “il messaggio [di pluralismo democratico] del Libano si sta diffondendo oggigiorno nel mondo arabo”. E ha poi aggiunto: “Ho consegnato un documento al papa - afferma Mikati - che espone la situazione del Libano e le possibili soluzioni a cui il Vaticano potrebbe contribuire attraverso i contatti con la comunità internazionale, in particolare per lo svolgimento urgente dell’elezione del presidente”. 

Dietro la visita vi è anche la contrapposizione fra Mikati e una parte del mondo cristiano libanese, in particolare il deputato e capo del Movimento patriottico libero (Cpl) Gebran Bassil, che si è posto in questo mesi come campione a difesa dei “diritti dei cristiani”. E che rimprovera al capo del governo di convocare il Consiglio dei ministri in assenza di un capo dello Stato. Secondo fonti diplomatiche libanesi il primo ministro, un musulmano sunnita, ha voluto mostrare dalla capitale stessa della cristianità che rispetta scrupolosamente e alla lettera non solo i diritti (dei cristiani), ma anche il loro spirito. Tutto questo malgrado le divergenze sulla loro applicazione e che lo vedono opposto a Bassil, il quale tiene tanto quanto il primo al “partenariato islamo-cristiano, segno distintivo del sistema politico del Libano”. 

Un capitale di simpatia

L’incontro che Mikati ha avuto con papa Francesco, e poi con il segretario di Stato Vaticano, il card. Pietro Parolin, e il segretario per i Rapporti con gli Stati mons. Paul Gallagher, è stato “molto cordiale”, assicura una fonte bene informata a Roma dietro anonimato. Secondo la stessa fonte, presente all’incontro, “tutti i libanesi beneficiano di un capitale di simpatia all’interno del Vaticano”.

Il colloquio si è svolto, come prevedibile” sui temi “di più stretta attualità” prosegue la fonte, con un particolare riferimento al dialogo indispensabile fra le forze politiche rappresentate in Parlamento, in vista dell’elezione di un successore del presidente Michel Aoun. Il mandato dell’ultimo capo dello Stato è spirato il 31 ottobre scorso: la speranza è che i recenti riavvicinamenti fra Iran e Arabia Saudita, e il dialogo che ne potrà scaturire, plachino "le ansie manifestate da alcune personalità cristiane di vedere il Libano sfuggire dalle loro mani”.

“Senza i cristiani, il Libano non sarebbe più il Paese che conosciamo”, ha assicurato il premier ai suoi interlocutori, prima di mostrarsi preoccupato anche per il “ruolo essenziale” svolto dai cristiani in tutto il mondo arabo.

Mikati ha quindi colto l’occasione per invitare di nuovo il papa a visitare il Libano, ma in un quadro di “condizioni migliori” rispetto a quelle che lo avevano spinto a cancellare la visita nel giugno 2022, “in parte anche per il problema al ginocchio” che lo affligge da tempo (sebbene vada qui fatto notare che, nei mesi successivi, il pontefice ha compiuto viaggi ben più impegnativi dal punto di vista fisico pur persistendo la malattia, ndr). L’elezione di un presidente che sia alla guida del Paese, chiarisce la fonte sopracitata, “è una delle condizioni per un viaggio di papa Francesco in Libano”.

In sostanza, conclude il nostro interlocutore, Mikati ha ricevuto dal papa e dai suoi stretti collaboratori il seguente, prezioso consiglio: “Il Vaticano contribuisce, ma non sostituisce. Aiutatevi, il Vaticano vi aiuterà”. Infine, nel pomeriggio di ieri il capo del governo libanese ha incontrato l’omologa italiana Giorgia Meloni, ringraziandola per l’aiuto fornito da Roma a Beirut, in particolare in tema di sostegno e presenza sul piano militare. 

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