05/11/2023, 13.21
VATICANO - GAZA - ISRAELE
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Papa all'Angelus: a Gaza cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi, pensiamo ai bambini

Il pontefice durante la preghiera mariana è intervenuto sulla guerra in Medio Oriente: "Vi prego di fermarvi, in nome di Dio". Ha rivolto un particolare pensiero ai bambini vittime delle violenze: "Si sta uccidendo il loro futuro". Lanciato anche un nuovo appello affinché si eviti in ogni modo un allargamento del conflitto.

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Continuo a pensare alla grave situazione in Palestina e in Israele, dove tantissime persone hanno perso la vita. Vi prego di fermarvi, in nome di Dio”. Anche oggi non è mancato al termine della preghiera dell’Angelus un pensiero di papa Francesco per il conflitto in corso in Terra Santa. “Cessate il fuoco - ha chiesto, come aveva già fatto la scorsa settimana -. Auspico che si percorrano tutte le vie perché si eviti assolutamente un allargamento del conflitto”.

Le ultime notizie dalla Striscia parlano di raid israeliani che ieri hanno colpito la scuola cattolica delle Suore del Rosario, del Patriarcato Latino, nella zona di Tel al-Hawa, e un’altra scuola a nord gestita dall’Onu. E di 700 persone circa che attualmente trovano rifugio presso la parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza City. “Si possano soccorrere i feriti e gli aiuti arrivino alla popolazione di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima - ha continuato il pontefice -. Si liberino subito gli ostaggi. Tra di loro ci sono anche tanti bambini. Tornino alle loro famiglie». È proprio ai bambini che il papa ha rivolto questa mattina un particolare pensiero. Dal 7 ottobre delle 9500 vittime 3900 sarebbero appunto bambini, secondo il Ministero della Sanità palestinese. Il Papa ha parlato di loro e di quelli coinvolti anche “in Ucraina e in altri conflitti”. “Così si sta uccidendo il loro futuro”, ha affermato prima di lanciare un rinnovato appello: “Preghiamo perché si abbia la forza di dire basta”. 

Prima dell’Angelus, poco dopo essersi affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico, Francesco in riferimento al Vangelo del giorno (Mt 23, 1-12) ha detto che Gesù «usa parole molto severe». Gesù si rivolge infatti alla folla e ai suoi discepoli parlando di scribi e farisei, “le guide religiose del popolo”, dicendo che “essi dicono e non fanno” (v. 3) e che “tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente” (v. 5). A partire da queste parole nel suo commento il Santo Padre ha deciso di soffermarsi su due aspetti: “la distanza tra il dire e il fare e il primato dell’esteriore sull’interiore”.

Sul primo aspetto papa Francesco ha spiegato che Gesù a questi “maestri di Israele”, che insegnano la Parola di Dio e pretendono di essere rispettati, “contesta la doppiezza della loro vita”, ovvero l’incoerenza di predicare qualcosa di diverso da quello che vivono. La doppiezza è un “pericolo su cui vigilare”: “mette a rischio l’autenticità della nostra testimonianza e la nostra credibilità come persone e come cristiani”, ha detto il pontefice. Un pericolo che può incontrare soprattutto chi riveste un ruolo di responsabilità “nella vita, nella società, o nella Chiesa”. “Per un prete, un operatore pastorale, un politico, un insegnante o un genitore, vale sempre questa regola: ciò che dici, che predichi agli altri, impegnati tu a viverlo per primo”, ha aggiunto.

Approfondendo il secondo aspetto, “il primato dell’esteriore sull’interiore”, il papa ha spiegato che “vivendo nella doppiezza, gli scribi e i farisei sono preoccupati di dover nascondere la loro incoerenza per salvare la loro reputazione esteriore”. Questi compiono azioni “per apparire giusti”, si tratta di stratagemmi messi in scena con l’intenzione di “salvare la faccia”. Per il pontefice questo è un “trucco”: “mostrarsi belli all’esterno per nascondere il marcio che c’è all’interno”; un meccanismo familiare a tutte le persone. La via da seguire è, invece, quella della cura dell’interiorità, per essere cristiani coerenti e credibili. 

È proprio a partire da queste suggestioni derivanti dalla Parola del giorno che Francesco al termine del commento ha domandato ai fedeli in ascolto di interrogarsi se anche loro vivono “nella doppiezza”, e se sono capaci di prendersi cura della “vita interiore nella sincerità del cuore”. Ha concluso rivolgendosi alla Vergine Santa: “Lei che ha vissuto con integrità e umiltà del cuore secondo la volontà di Dio, ci aiuti a diventare testimoni credibili del Vangelo”.

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