22/06/2025, 14.46
VATICANO
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Papa dopo l'attacco Usa: 'Diplomazia faccia tacere le armi'

All'Angelus, Leone XIV ha commentato lo "scenario drammatico" in Medio Oriente a poche ore dall'annuncio di Trump dell'intervento statunitense in Iran. "L’umanità grida e invoca la pace: è un grido che chiede responsabilità e ragione”. "Non esistono conflitti ‘lontani’ quando la dignità umana è in gioco". L'invito a non dimenticare la "sofferenza quotidiana della popolazione", specialmente a Gaza. 

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Che la diplomazia faccia tacere le armi! Che le Nazioni traccino il loro futuro con opere di pace, non con la violenza e conflitti sanguinosi!”. Papa Leone XIV stamane, dopo la recita dell’Angelus, non ha usato mezzi termini. L’uso delle armi rappresenta un deteriorarsi del dialogo, della diplomazia, e della pace, che è impossibile “senza un vero disarmo”, come diceva papa Francesco nel messaggio dell’ultima Pasqua.

“Abbiamo completato con successo il nostro attacco ai tre siti nucleari in Iran, tra cui Fordow, Natanz ed Esfahan”. Con queste parole condivise su Truth, Donald Trump ha annunciato nelle scorse ore l’intervento statunitense nell’offensiva di Israele contro Teheran. Mentre il mondo trattiene il fiato - con massima allerta nelle basi Usa, missili scagliati contro Tel Aviv e Gerusalemme, e la minaccia di “conseguenze eterne” dei Pasdaran - Prevost non ha perso occasione per parlare delle “notizie allarmanti dal Medio Oriente”. “Oggi più che mai, l’umanità grida e invoca la pace”, ha affermato. “È un grido che chiede responsabilità e ragione”. 

L’appello “alla responsabilità e alla ragione” era stato condiviso dal pontefice anche oltre una settimana fa, subito dopo l’attacco israeliano all’Iran nella notte tra 12 e 13 giugno. Oggi l’ha ribadito, a seguito di un ulteriore deteriorarsi della stabilità della regione. Il “grido” che chiama la pace “non dev’essere soffocato dal fragore delle armi e da parole retoriche che incitano al conflitto”, ha detto. Condiviso un nuovo appello: “Ogni membro della comunità internazionale ha una responsabilità morale: fermare la tragedia della guerra, prima che essa diventi una voragine irreparabile". "Non esistono conflitti ‘lontani’ quando la dignità umana è in gioco”, ha aggiunto dalla finestra del Palazzo Apostolico Vaticano, la testa china sul foglio. 

La guerra, ha proseguito Prevost, “non risolve i problemi”. Piuttosto, “li amplifica e produce ferite profonde nella storia dei popoli, che impiegano generazioni per rimarginarsi - ha affermato -. Nessuna vittoria armata potrà compensare il dolore delle madri, la paura dei bambini, il futuro rubato”. In questo “scenario drammatico” che si profila in Medio Oriente, con il coinvolgimento delle potenze internazionali, il papa ha ricordato che esso “include Israele e Palestina”. “Rischia di cadere in oblio la sofferenza quotidiana della popolazione, specialmente a Gaza e negli altri territori, dove l'urgenza di un adeguato sostegno umanitario si fa sempre più pressante”, ha ricordato Prevost.

Prima della recita della preghiera mariana, papa Leone XIV ha ricordato la solennità del Corpus Domini che si celebra oggi in molti Paese. E ha commentato il Vangelo odierno, che narra il miracolo dei pani e dei pesci (cfr Lc 9,11-17). Esso rivela quanto anche i doni “piccoli” di Dio “crescono tanto più quanto più sono condivisi”. Ma, nel contesto dell’odierna solennità, il miracolo conduce a una “realtà ancora più profonda”. “Sappiamo […] che, alla radice di ogni condivisione umana ce n’è una più grande, che la precede: quella di Dio nei nostri confronti”, ha detto il papa. 

“Pensiamo a come è bello, quando facciamo un regalo – magari piccolo, proporzionato alle nostre possibilità – vedere che è apprezzato da chi lo riceve”, ha aggiunto. È ciò che avviene anche nell’Eucarestia. “Dio si unisce a noi accogliendo con gioia ciò che portiamo e ci invita ad unirci a Lui ricevendo e condividendo con altrettanta gioia il suo dono d’amore”. “In questo modo - ha aggiunto, citando Sant’Agostino - come dai ‘chicchi di grano, radunati insieme […] si forma un unico pane, così nella concordia della carità si forma un unico corpo di Cristo’”.

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