04/11/2022, 12.52
BAHREIN - VATICANO
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Papa in Bahrein: libertà religiosa, educazione e azioni concrete contro la violenza

Nel discorso al Forum per il dialogo con gli altri leader religiosi l’invito a dare concretezza alla fraternità: “Nel giardino dell’umanità, anziché curare l’insieme, si gioca con il fuoco, con missili e bombe. La religione non sia costrizione, ma libertà che è aprirsi al bene per cui siamo stati creati”.
 

Awali (AsiaNews) - Non basta dire che una religione è pacifica: occorre agire di conseguenza. Non basta affermare la libertà religiosa: occorre superare davvero ogni costrizione in materia di fede e adoperarsi perché anche l’educazione non diventi un indottrinamento autoreferenziale, ma una via per aprire davvero lo spazio agli altri. È un messaggio sulle conseguenze concrete della fraternità quello che papa Francesco ha consegnato questa mattina al Bahrein rivolgendosi agli altri leader religiosi e alle personalità presenti al "Forum per il dialogo: Oriente e Occidente per la coesistenza umana", l’evento sul dialogo che è l’occasione del viaggio apostolico in corso.  

Nella piazza Al-Fida’ del palazzo reale di Awali, insieme al sovrano Hamad bin Isa Al Khalifa, erano presenti esponenti di diverse confessioni religiose convocati nel Paese del Golfo per questa occasione: tra loro l’imam di al Azhar, Ahmed al Tayyeb, e il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo che Francesco ha salutato con affetto. “Oriente e Occidente assomigliano sempre più a due mari contrapposti - ha detto il pontefice commentando il tema dell’incontro -. Noi, invece, siamo qui insieme perché intendiamo navigare nello stesso mare, scegliendo la rotta dell’incontro anziché quella dello scontro”.

Un compito quanto mai urgente nel mondo di oggi segnato dai conflitti: anche da Awali Francesco non ha mancato di alzare la sua voce per chiedere la fine della guerra in Ucraina. “Mentre la maggior parte della popolazione mondiale si trova unita dalle stesse difficoltà, afflitta da gravi crisi alimentari, ecologiche e pandemiche, nonché da un’ingiustizia planetaria sempre più scandalosa - ha detto - pochi potenti si concentrano in una lotta risoluta per interessi di parte, riesumando linguaggi obsoleti, ridisegnando zone d’influenza e blocchi contrapposti”. Lo ha definito “uno scenario drammaticamente infantile: nel giardino dell’umanità, anziché curare l’insieme, si gioca con il fuoco, con missili e bombe, con armi che provocano pianto e morte, ricoprendo la casa comune di cenere e odio”.

Occorre dunque che i credenti di ogni religione rispondano percorrendo la strada della fraternità, già indicata nel 2019 nella Dichiarazione firmata ad Abu Dhabi con al Tayyeb e richiamata dalla stessa Dichiarazione del Regno del Bahrein discussa durante l’incontro di questi giorni. Ma perché non restino solo parole Francesco ha indicato oggi tre sfide concrete: la preghiera, l’educazione e l’azione.

Innanzitutto la dimensione della preghiera: “l’apertura del cuore all’Altissimo - ha spiegato - è fondamentale per purificarci dall’egoismo, dalla chiusura, dall’autoreferenzialità, dalle falsità e dall’ingiustizia. Chi prega, riceve nel cuore la pace e non può che farsene testimone e messaggero”. Ma perché ciò possa avvenire, serve una premessa indispensabile: la libertà religiosa. “Non è sufficiente - sottolinea il papa - concedere permessi e riconoscere la libertà di culto, occorre raggiungere la vera libertà di religione. E non solo ogni società, ma ogni credo è chiamato a verificarsi su questo. È chiamato a chiedersi se costringe dall’esterno o libera dentro le creature di Dio; se aiuta l’uomo a respingere le rigidità, la chiusura e la violenza; se accresce nei credenti la vera libertà, che non è fare quel che pare e piace, ma disporsi al fine di bene per cui siamo stati creati”.

Una seconda sfida indicata dal pontefice è l’educazione, alternativa all’ignoranza che è nemica della pace. Ma deve essere un’educazione veramente “degna dell’uomo, essere dinamico e relazionale: dunque non rigida e monolitica, ma aperta alle sfide e sensibile ai cambiamenti culturali; non autoreferenziale e isolante, ma attenta alla storia e alla cultura altrui; non statica ma indagatrice, per abbracciare aspetti diversi ed essenziali dell’unica umanità a cui apparteniamo”. Deve insegnare a “entrare nel cuore dei problemi senza presumere di avere la soluzione e di risolvere in modo semplice problemi complessi, bensì con la disposizione ad abitare la crisi senza cedere alla logica del conflitto”. Un’educazione che faccia crescere la capacità “di interrogarsi, di entrare in crisi e di saper dialogare con pazienza, rispetto e in spirito di ascolto; di imparare la storia e la cultura altrui. Perché non basta dirsi tolleranti, occorre fare veramente spazio all’altro, dargli diritti e opportunità”.

L’educazione per Francesco porta inoltre con sé tre urgenze: innanzitutto “il riconoscimento della donna in ambito pubblico”. In secondo luogo la tutela dei diritti fondamentali dei bambini: “educhiamoci - ha esortato il papa - a guardare le crisi, i problemi, le guerre, con gli occhi dei bambini: non è ingenuo buonismo, ma lungimirante sapienza, perché solo pensando a loro il progresso si specchierà nell’innocenza anziché nel profitto, e contribuirà a costruire un futuro a misura d’uomo”. E poi l’educazione alla cittadinanza, rinunciando “all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità”.

Infine la fraternità chiama all’azione, a tradurre in gesti coerenti il “no alla bestemmia della guerra e all’uso della violenza”. “Non basta dire che una religione è pacifica - ha specificato Francesco - occorre condannare e isolare i violenti che ne abusano il nome. L’uomo religioso, l’uomo di pace, si oppone anche alla corsa al riarmo, agli affari della guerra, al mercato della morte. Non asseconda alleanze contro qualcuno, ma vie d’incontro con tutti: senza cedere a relativismi o sincretismi di sorta, persegue una sola strada, quella della fraternità, del dialogo, della pace”.

“Il Creatore - ha concluso Francesco - ci invita ad agire, specialmente a favore di troppe sue creature che non trovano ancora abbastanza posto nelle agende dei potenti: poveri, nascituri, anziani, ammalati, migranti... Se noi, che crediamo nel Dio della misericordia, non prestiamo ascolto ai miseri e non diamo voce a chi non ha voce, chi lo farà? Stiamo dalla loro parte, adoperiamoci per soccorrere l’uomo ferito e provato. Così facendo, attireremo sul mondo la benedizione dell’Altissimo”.

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