Papa su Gaza: 'Non c'è futuro basato su violenza, esilio forzato, vendetta'
Dopo l'Angelus Prevost si è rivolto alle associazioni cattoliche impegnate nella solidarietà alla popolazione di Gaza. "I popoli hanno bisogno di pace! Chi li ama veramente lavora per la pace". Stamane la messa alla chiesa di Sant'Anna, Vaticano. Nell'omelia, un invito alla speranza nella guerra: "Popoli schiacciati da spudorata indifferenza".
Città del Vaticano (AsiaNews) - “Pace per Gaza”, a caratteri maiuscoli, colorati come l’arcobaleno. Recita così uno striscione tra i fedeli che stamattina hanno assistito all’Angelus di papa Leone XIV in piazza San Pietro. Poco distante, qualcuno accosta la bandiera di Israele a quella vaticana. Prevost si è rivolto alle associazioni cattoliche “impegnate nella solidarietà con la popolazione della Striscia di Gaza” presenti all'appuntamento, alla vigilia dell’80esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni unite, che si apre domani a New York, e che vedrà Palestina e Gaza tra i temi centrali. “Carissimi, apprezzo la vostra iniziativa, e molte altre, che in tutta la Chiesa esprimono vicinanza ai fratelli e alle sorelle che soffrono in quella terra martoriata”, ha detto.
Quando Prevost ha citato l’enclave palestinese, come aveva fatto mercoledì all’udienza generale, un applauso ha accolto le sue parole. Con il volto tirato, scuro, Leone XIV ha ricordato la “terra martoriata” che sta subendo l’ennesima offensiva israeliana a Gaza City, l’ennesimo sfollamento forzato, l’ennesimo atto di violenza implacabile. Al Jazeera riporta che solo oggi sono state uccise da attacchi israeliani 46 persone palestinesi, la maggior parte nel più grande centro abitato. “Con voi, con i pastori delle Chiese in Terra Santa, ripeto: non c’è futuro basato sulla violenza, sull’esilio forzato, sulla vendetta. I popoli hanno bisogno di pace! Chi li ama veramente lavora per la pace”. Ancora, un applauso grave, tutt’altro che festoso, si è levato dalla piazza a queste nuove parole.
Stamane papa Leone XIV dalle 10 ha celebrato la Messa nella chiesa di Sant’Anna in Vaticano. Nell’omelia il papa ha salutato i religiosi agostiniani che svolgono servizio nella parrocchia pontificia. La chiesa è “sul confine”, ha detto. Infatti, dinanzi a essa vi transitano coloro che entrano e escono dalla Città del Vaticano. “Possa ciascuno sperimentare che qui ci sono porte e cuori aperti alla preghiera, all’ascolto, e alla carità!”, ha continuato. Prevost, in riferimento al Vangelo del giorno (Lc 16,1-13) che recita “non potete servire Dio e la ricchezza” (Lc 16, 13), ha affermato: “Occorre decidere un vero e proprio stile di vita. Si tratta di scegliere dove porre il nostro cuore, di chiarire chi sinceramente amiamo, chi serviamo con dedizione e qual è davvero il nostro bene”. Infatti, “la sete di ricchezza rischia di prendere il posto di Dio nel nostro cuore”, ha detto il pontefice.
La Parola del Signore, ha proseguito nell’omelia a Sant’Anna, “sprona tutti a una rivoluzione interiore, una conversione che inizia dal cuore. Allora si apriranno le nostre mani: per donare, non per arraffare”. Grazie a questa “rivoluzione” si è capaci di aprire le menti, ampliare la mentalità, “per progettare una società migliore, non per scovare affari al miglior prezzo”. Si tratta di fare una scelta di cuore, non di convenienza, o con le modalità del dominio e della sopraffazione. “Oggi, in particolare, la Chiesa prega perché i governanti delle nazioni siano liberi dalla tentazione di usare la ricchezza contro l’uomo, trasformandola in armi che distruggono i popoli e in monopoli che umiliano i lavoratori”, ha detto Prevost. “Chi serve Dio diventa libero dalla ricchezza”.
Rivolgendosi ancora alla comunità della parrocchia, ha aggiunto infine: “Vi incoraggio a perseverare con speranza in un tempo seriamente minacciato dalla guerra”. A causa di quest’ultimo dramma “interi popoli vengono oggi schiacciati dalla violenza e ancor più da una spudorata indifferenza, che li abbandona a un destino di miseria”, ha sottolineato Leone XIV. “Davanti a questi drammi, non vogliamo essere remissivi, ma annunciare con la parola e con le opere che Gesù è il Salvatore del mondo […]. Il suo Spirito converta i nostri cuori affinché, nutriti dall’Eucaristia, supremo tesoro della Chiesa, possiamo diventare testimoni di carità e di pace”. Pace, così tanto lontana, che chiama così tanto impegno.
10/05/2025 08:44