26/12/2025, 12.40
VATICANO
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Papa: 'Mitezza, coraggio e perdono accompagnino i cristiani perseguitati'

Le parole di Leone XIV all'Angelus nella festa di Santo Stefano: "Chi crede alla pace e ha scelto la via disarmata di Gesù e dei martiri è spesso ridicolizzato, spinto fuori dal discorso pubblico e non di rado accusato di favorire avversari e nemici. Il cristiano però non ha nemici, ma sempre fratelli e sorelle"

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Nel ricordo di santo Stefano primo martire, invochiamo la sua intercessione perché renda forte la nostra fede e sostenga le comunità che maggiormente soffrono per la loro testimonianza cristiana. Il suo esempio di mitezza, di coraggio e di perdono accompagni quanti si impegnano nelle situazioni di conflitto per promuovere il dialogo, la riconciliazione e la pace”.

Lo ha detto oggi papa Leone XIV rivolgendosi all’Angelus ai fedeli radunati in piazza San Pietro nel giorno in cui la Chiesa, ricorda la “nascita al cielo” di Stefano, il primo cristiano morto perdonando i suoi persecutori, seguendo l’esempio di Gesù.

Riflettendo sul significato di questa festa che l’anno liturgico colloca proprio il giorno dopo il Natale di Gesù, il papa ha ricordato che “noi veniamo al mondo senza deciderlo, ma poi passiamo attraverso molte esperienze in cui ci è chiesto sempre più consapevolmente di ‘venire alla luce’, di scegliere la luce”. Quella di Gesù e di chi vive come Lui, infatti, è “anche una bellezza respinta: proprio la sua forza calamitante ha suscitato, fin dall’inizio, la reazione di chi teme per il proprio potere, di chi è smascherato nella sua ingiustizia da una bontà che rivela i pensieri dei cuori”.

“Nessuna potenza, però, fino a oggi, può prevalere sull’opera di Dio – ha aggiunto Leone XIV -. Dovunque nel mondo c’è chi sceglie la giustizia anche se costa, chi antepone la pace alle proprie paure, chi serve i poveri invece di sé stesso. Germoglia allora la speranza, e ha senso fare festa malgrado tutto”.

Come quella percorsa da Stefano, anche oggi si tratta di una strada controcorrente. “Nelle condizioni di incertezza e di sofferenza del mondo attuale sembrerebbe impossibile la gioia – ha osservato Prevost -. Chi oggi crede alla pace e ha scelto la via disarmata di Gesù e dei martiri è spesso ridicolizzato, spinto fuori dal discorso pubblico e non di rado accusato di favorire avversari e nemici. Il cristiano però non ha nemici, ma fratelli e sorelle, che rimangono tali anche quando non ci si comprende”.

“Il Mistero del Natale – ha concluso il papa - ci porta questa gioia: una gioia motivata dalla tenacia di chi già vive la fraternità, di chi già riconosce attorno a sé, anche nei propri avversari, la dignità indelebile di figlie e figli di Dio. Per questo Stefano morì perdonando, come Gesù: per una forza più vera di quella delle armi. È una forza gratuita, già presente nel cuore di tutti, che si riattiva e si comunica in modo irresistibile quando qualcuno incomincia a guardare diversamente il suo prossimo, a offrirgli attenzione e riconoscimento. Sì, questo è rinascere, questo è venire nuovamente alla luce, questo è il nostro Natale”.

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